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Le ultime sette parole di Cristo : minestra di fede per cialtrone e strumenti antichi

Lug 5, 2015
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    Fede purissima, ateismo purissimo, superstizione purissima sono al centro di Le ultime sette parole di Cristo, l’appassionato e brillante monologo in cui un “cialtrone”, Giovanni Scifoni, attraversa con ironia i temi e i personaggi della spiritualità, scanditi dalle sette frasi evangeliche, che per sette volte sospendono il tempo e l’aria. Il cialtrone non si ferma mai, inonda lo spettatore di storie, leggende, baggianate, fregnacce, lo incalza con parole di cui sembra essersi perso il senso: peccato, misericordia, buona morte… Le infuocate prediche del canonico Rinaldo Deggiovanni, poi arriva Beda il venerabile, poi i Padri del deserto, pazzi e morti di fame, poi Dismas il buon ladrone, poi Dostoevskij, Bergman. Lo spettacolo riesce a raccontare la grande mistica con leggerezza, in un inarrestabile crescendo che cattura lo spettatore, al di là delle convinzioni personali, innescando la riflessione sulla nostra esistenza e sulla “gloria umana”. Uno spettacolo che ha saputo catturare il pubblico fino a diventare un piccolo “caso”: dopo oltre 50 repliche alla Cappella Orsini a Roma nel 2010 e migliaia di biglietti venduti, Le ultime sette parole di Cristo continua ad andare in scena anche oggi in numerose piazze e festival italiani riscuotendo sempre un grande successo. Anticamente, durante la liturgia del venerdì santo, le vetrate della cattedrale di Cadice venivano oscurate creando il buio, l’eclissi, come narrato nel Vangelo. Il vescovo saliva all’ambone e proclamava una delle ultime frasi pronunciate da Gesù prima di morire, poi si prostrava davanti al crocifisso e i fedeli meditavano con lui, qualcuno suonava uno strumento. E così sette volte. Col tempo la Chiesa ha perso quest’usanza, che torna a vivere in palcoscenico, dove due musicisti, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, evocano le antiche sonorità della tradizione cristiana e un uomo magro e barbuto, il cialtrone, si agita forsennato per lo spazio, prendendo spunto dalla liturgia quaresimale per investigare l’anima umana e il silenzio di Dio. Mio padre, Pino e Beatrice, Luciano, don Fabio, il barbone logorroico di Narni, tante persone ho incontrato che non potevano fare a meno di parlare di Dio, gli scappava: appassionati, ossessionati, innamorati, esausti, nevrotizzati, felici. Tante ore, notti, ad ascoltare la loro versione delle cose: che faccia ha Dio, come si comporta, che tipo è, Dio. Dio nessuno l’ha mai visto. Ho composto questa piece su richiesta dell’orchestra Roma-Tre, per il concerto d’archi “Le ultime sette parole di Cristo” di F. J.Haydn, in occasione dell’anno commemorativo del compositore austriaco. Io scrivo il mio monologo raccontando storie e personaggi tratti dalla vita, gli incontri casuali, e soprattutto dal materiale che raccolgo da anni, tra i testi sacri, gli apocrifi, gli antichi sermoni sulle ultime sette parole di Cristo, i detti e fatti dei padri del deserto, la mistica medievale, gli autori moderni. Dopo l’esperienza concertistica decido dare al lavoro una forma diversa, rinuncio all’orchestra e alla struttura “a concerto” per collaborare con il M° Maurizio Picchiò e il Mo Stefano Carloncelli. L’evocazione sonora e timbrica del medioevo ha il potere immediato di far apparire quel gran carnevale di santi, di idioti, di cialtroni che ronzano nello spettacolo. Giovanni Scifoni

    GIOVANNI SCIFONI
    Diplomato presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 1998, compie tournée teatrali con artisti della scena nazionale: Paolo Poli, Roberto Guicciardini, Patrik Rossi Gastaldi, Lorenzo Salveti, Pino Manzari, Giancarlo Sepe, Massimo Foschi, Maddalena Crippa, Marco Maltauro e molti altri. Scrive monologhi narrativi e commedie, da cinque anni porta in scena in tutta Italia con grande successo il monologo giullaresco “Le ultime sette parole di Cristo (minestra di fede per cialtrone e strumenti antichi)” premio “golden Graal 2011”, e attualmente anche il suo nuovo lavoro: “Guai a voi ricchi (papà era cattocomunista)” vincitore del premio “i teatri del sacro 2011” e del premio “Teatro per la memoria 2012”. Debutta al cinema in “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana. È protagonista e co-protagonista in numerosi film tv come “Il Commissario Vivaldi” di Luciano Odorisio, con Lando Buzzanca, “Mio figlio”, “Un medico in famiglia”, “Una pallottola nel cuore” con Gigi Proietti, ultimamente su Raiuno è stato protagonista ne “La tempesta” di Fabrizio Costa con Nicole Grimaudo e Ennio Fantastichini, e nel film-tv “A testa alta, I martiri di Fiesole” di Maurizio Zaccaro. Attualmente è sul set di “squadra antimafia 7” come nuovo protagonista della serie, e a teatro con “Molto rumore per nulla” di W. Shakespeare, regia Giancarlo Sepe. È sposato con Elisabetta e hanno tre figli.

    MAURIZIO PICCHIO’
    Batterista e Percussionista Umbro, jazzista specializzato nell’uso di strumenti antichi come Santur, Darabukka, Liuto, Ghironda e Spinetta. Collabora dal 1986 al 1991 con E. Micrologus e registra i primi lavori discografici di musica antica. Nel 1992 fonda il gruppo Timbrel Umbria Ensemble for Early Music. Collabora nel teatro con: Pino Manzari, Gloria Banditelli, Paolo Baiocco, Riccardo Cucciolla, Massimo Foschi, Umberto Ceriani, Maddalena Crippa ; nella danza con : Loredana Furno , Jean Pierre Martal ; nel cinema con : M. Risi “Ragazzi Fuori”, e G. Salvatores “Mediterraneo” (Premio Oscar 1991) : nella musica Pop con: U. Tozzi, A. Baldi, Mia Cooper, Crystal White. Ha partecipato a concerti e registrazioni televisive per la RAI ; Asaki Television ; MTV Germany ; Radio France e tournee in Italia e all’estero in particolare Giappone; Austria ;Ungheria; Francia; Germania ; Svizzera, suonando Jazz in Big Band e gruppi con: John La Porta; Sal Nistico; Kenny Kirkland; Roy Hargrove ; Scott Henderson; Christian Escoude’; Massimo Urbani; Maurizio Giammarco; Marco Tamburini; Ramberto Giammarughi; Alberto Corsari; Fabio Zeppetella etc. Ha partecipato a festival internazionali di Musica Antica, di Teatro e di Jazz tra cui varie edizioni di “Umbria Jazz”;” Siena Jazz”; “Metronome”.

    STEFANO CARLONCELLI
    Diplomato in violino e in viola presso il Conservatorio di Musica “F.Morlacchi” di Perugia. Perfezionato a Firenze in viola con il M° Virgil Simonis e il M° Augusto Vismara. Ha tenuto concerti in Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Germania, Francia, Russia, Spagna, Messico, Israele, Libano , Malta. Ha collaborato con flautisti S.Gazzelloni, M.Larrieu, M.Ancillotti, M.Conti, i violinisti S.Monosoff, F.Ayo, P.Carmirelli, M.Trabucco, V.Brodsky, R.Rosand, le cantanti K.Ricciarelli e L.Valentini Terrani, il clavicembalista D.Chorzempa, i violoncellisti S.Palm e R.Filippini, direttori d’orchestra B.Aprea, T.Ungar, A.Siciliani, V.Bonolis, G. Silveri, T.Briccetti, L.Brouwer, F.Caracciolo, P.Bellugi, M.Abbado e Y.Ahronovitch. Ha realizzato incisioni per le case discografiche Dynamic, Quadrivium, Nuova Era, BMG, Edipan, Bongiovanni, Tactus e registrazioni per la RAI. Ha inoltre collaborato con l’ Orch. Sinfonica Giovanile Città di Lanciano, Teatro dell’Opera di Genova, Teatro Lirico di Cagliari, Orch. Sinfonica di Perugia, Orch. Sinfonica dell’Umbria, Orch. Stabile di Bergamo, Orch. Sinfonica Stanislao Falchi di Terni. Dal 1996 collabora con il gruppo Ensemble Timbrel per la musica antica, Medievale e Rinascimentale. Ha collaborato con l’attore e regista Pino Manzari in: Jacopone da Todi, San Francesco d’Assisi, Dante e il primo Giubileo, I Templari

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