Istat: a gennaio meno disoccupati Renzi: “Trend positivo, ma non basta.”

Il tasso di disoccupazione a gennaio scende al 12,6%. Lo comunica l’Istat aggiungendo che, dopo il calo di dicembre, il primo mese del 2015 ha registrato un’ulteriore diminuzione dello 0,1%. Sempre a gennaio in flessione anche la disoccupazione giovanile (dal 41,4% al 41,2%). Nel 2014, però, il tasso di disoccupazione generale nel nostro Paese è salito al 12,7% dal 12,1% del 2013, il dato annuale più alto mai registrato dal 1977.

Il tasso di disoccupazione giovanile, nel corso del 2014, è salito di 2,6 punti percentuali, arrivando al 42,7%. Si va dal 32,7% del Nord al 55,9% del Mezzogiorno. Picco assoluto per le giovani donne del Sud (58,5%).

Più 130mila occupati, Renzi: “Non basta” – Segnali positivi arrivano dagli occupati, che a gennaio sono 22,32 milioni: +11mila rispetto a dicembre e in crescita dello 0,6% su base annua. “Più 130mila posti di lavoro nel 2014, bene ma non basta. Ora al lavoro per i provvedimenti su scuola e banda ultralarga #lavoltabuona”, ha commentato il premier Matteo Renzi su Twitter.

Poletti: “Dato incoraggiante” – Positivo il commento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che dice: “Il lieve incremento registrato anche a gennaio (+11mila rispetto a dicembre) porta a un aumento complessivo di 131mila occupati su base annua nel 2014. E’ un risultato incoraggiante dopo diversi anni di caduta dell’occupazione”. Si intravede, aggiunge, “un 2015 migliore per l’occupazione e l’economia”.

“Nel 2015 150mila occupati in più” – Poletti ha infatti detto che “nel 2015 in Italia potrebbero esserci 150mila occupati in più”, aggiungendo che “tutti i centri studi ci danno 100mila occupati in più”. Dopo i dati pubblicati dall’Istat sulla stabilizzazione dell’occupazione a gennaio, per il secondo mese consecutivo, il ministro del Lavoro è fiducioso: “Spero che possiamo fare qualcosa di meglio e mi auguro che 150mila possa essere un numero vicino alla realtà”.

“A breve l’effetto Jobs act” – Il ministro torna poi a sottolineare che “nei prossimi mesi potremo anche vedere l’effetto pieno delle misure varate dal governo con la riforma del lavoro e con la legge di stabilità per sostenere la ripresa e, in particolare, per favorire l’occupazione stabile: la decontribuzione triennale per i nuovi assunti con contratto a tempo indeterminato, la deducibilità dal calcolo dell’Irap e l’introduzione del nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti”. E, riferendosi al Jobs act, aggiunge che “anche la riduzione della precarietà, a seguito dell’abolizione delle tipologie contrattuali più precarizzanti, potrà favorire la ripresa dei consumi, in quanto dà alle persone una prospettiva piu’ certa e definita”.

Nel 2014 il Pil italiano scende sotto ai livelli del 2000 – Inoltre, secondo i dati diffusi dall’Istat, nel 2014 il Pil italiano è diminuito dello 0,4% rispetto al 2013, portandosi sotto i livelli del 2000. Il rapporto tra deficit e Pil si è attestato al 3%, mentre l’anno precedente era al 2,9%. Il dato è in linea con le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento del Def.

Debito 2014 sale al 132,1%, record dal 1995 – Sempre nel 2014 il debito italiano è salito dal 128,5% del 2013 al 132,1% del Pil, il massimo dal 1995, da quando cioè sono state ricostruite le serie storiche. Le previsioni del governo nella Nota di aggiornamento Def indicavano nel quadro programmatico un rapporto del 131,6%.

La pressione fiscale torna a salire – Infine l’istituto di statistica rende noto che nel 2014 la pressione fiscale ha raggiunto il 43,5% del Pil, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al 2013 (43,4%). Nel 2012 si era toccato lo stesso livello del 43,5%.

da TGCOM.IT

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