Varie ed eventuali/Elezioni, passione per la politica e un mondo che cambia


Pietro Colagiovanni
Sin da ragazzo ho avuto una forte passione per la politica. Credevo sempre di aver capito tutto, di
stare dalla parte del giusto, della verità e mi accaloravo, mi impegnavo per far prevalere la mia idea.
Col passare del tempo, però, specie guardando lo spettacolo che si parava davanti mi sono accorto
che, purtroppo, si tratta solo di una pia illusione. La politica oggi non mi appassiona più e di questo
sono sostanzialmente felice. Resta però il giudizio, la voglia di capire le dinamiche di un’attività che
incide, spesso in maniera decisiva e comunque in modo continuo sulla vita di ciascuno di noi. E’ un
periodo di elezioni, europee e locali, e qualche riflessione, qualche sollecitazione comunque mi è
sopraggiunta. La prima riguarda i due piani politici nei quali saremo impegnati, quello
sovranazionale e quello locale. A mio avviso la logica del primo è completamente diversa da quella
de secondo e ritengo il primo più una sacra rappresentazione, una sorto liturgia piuttosto che un
sistema per dare un indirizzo e una direzione ad un accrocchio sovranazionale come è l’attuale
Unione Europea. Un discorso che non riguarda solo l’Unione Europea ma l’intero panorama politico
internazionale. Faccio un esempio per capire cosa voglio dire. Donald Trump, possibile nuovo
presidente degli Stati Uniti, è sempre stato avverso alla guerra in Ucraina e alla fornitura di armi
agli ucraini. Tanto da far eleggere un suo fedelissimo, Mike Johnson alla presidenza della Camera
stelle e strisce. Lo speaker Johnson, (così si chiama negli Usa il presidente della Camera)
conseguentemente e diligentemente ha bloccato in modo zelante e inequivoco qualsiasi proposta di
legge che potesse fornire armi agli ucraini Poi dopo mesi di pressioni internazionali, appelli di
Zelensky, degli europei, della stampa, di tutti Johnson, sino ad allora assolutamente impermeabile a
qualsiasi condizionamento e senza che la sua posizione potesse essere messa a rischio da qualsiasi
voto parlamentare, in sole 24ore cambia idea. E in due giorni il Parlamento americano approva un
pacchetto di aiuti all’Ucraina di proporzioni gigantesche, 61 miliardi di dollari molto di più di
quanto in due anni abbiano sinora speso dagli Usa per sostenere Kiev. Non solo. Nella legge
lampo del Parlamento Usa oltre ai 61 miliardi per l’Ucraina ci sono anche 21 miliardi di armi per

Israele e 8/10 (non ricordo bene) per Taiwan. Donald Trump il giorno dopo non solo non
disconosce l’operato di Johnson ma in una dichiarazione pubblica precisa che l’aiuto al popolo
ucraino è assolutamente “irrinunciabile”. Considerato il livello dei soggetti e la numerosità degli
stessi è da scartare un’epidemia di schizofrenia, tra l’altro malattia mentale sinora considerata non
contagiosa. E allora? Mi sono ricordato di qualcuno con cui avevo parlato e che aveva partecipato
ad alcuni reality Tv. Ristoranti, alberghi non ricordo. Ebbene questa persona mi disse che, a dispetto
del reality, di realtà in questi programmi c’è poco o niente. E’ tutto meticolosamente organizzato,
pianificato e definito dalla produzione e lo stesso personaggio famoso che conduce lo show non fa
che obbedire pedissequamente alle direttive della produzione. Sono convinto che la politica
internazionale nei paesi democratici sia un gigantesco reality show e della vicenda Trump/Johnson
ha solo rafforzato la mia convinzione . Le elezioni sono una parte importante di questo reality ma
non incidono sulla sua trama che è decisa altrove. Bello sarebbe allora, forse opportuno credo
addirittura indispensabile capire chi sono i produttori, capire dove vivono e soprattutto comprendere
quali regole seguono, magari per definire insieme con loro una democratica condivisione delle
stesse. Diverso invece è il discorso per le elezioni locali. Qui il rito democratico può avere ancora
un senso a patto che si usi un metro di selezione per i tanti candidati che affollano le liste E io
penso che sia quella cosa che avevo da giovane e che oggi non ho più: la passione. Quando c’è la
passione (e possibilmente anche un po’ di competenza) si può essere davvero utili alla propria
comunità locale. E qualche candidato che questa passione ce l’ha, e non vede l’elezione solo come
un comodo posto retribuito, in giro c’è, a prescindere da sigle, stemmi, partitini e partitoni che in
epoca post-ideologica significano poco, a volte nulla. Scegliete, anzi scegliamo, persone che
abbiano passione per la politica e per migliorare la vita della comunità. Perché una verità mi ha
insegnato la mia esperienza ultra cinquantennale su questo pianeta: solo con la passione le cose
hanno un senso e si fanno bene.

Commenti Facebook