Sanità. CGIL:”La situazione si complica e non si intravede nessuna proposta e nessun disegno politico”

Rispetto all’iniziale convocazione della Commissione per l’audizione sulla legge di riordino dell’SSR, il quadro si è ulteriormente complicato perché nei giorni scorsi è stato formalmente approvato il regolamento previsto dal decreto Balduzzi. La CGIL nel recente passato aveva chiesto, senza riscontro, più volte di valutarne gli effetti sulla Sanità molisana e di intervenire prima che il regolamento diventasse operativo.
Stigmatizziamo il metodo del legislatore regionale che, rispetto alla legge di riordino, sottopone alle parti sociali un testo già sostanzialmente definito. Di fatto, non è accettabile che si arrivi a discutere una questione così delicata e complessa come il riordino del SSR senza aver mai aperto un confronto pubblico, con sindacati, operatori, sindaci (che pure sulla salute pubblica hanno un ruolo di primaria importanza).
Nel merito, le criticità della legge di riordino sono molte. Il Molise è tra le regioni che più a lungo sono state sottoposte al piano di rientro (dal 2007): nel 2013 i dati indicano per il Molise la più alta percentuale di disavanzo sul finanziamento effettivo tra i più alti d’Italia. Gli effetti sono già sotto gli occhi di tutti: si pensi solo all’allontanamento dei cittadini dal servizio sanitario pubblico, perché diventa meno costoso e forse più conveniente rivolgersi al privato ove non si paga il ticket di ingresso.
Ci aspettavamo maggiore attenzione nella risoluzione dei nodi strutturali del sistema di cui la legge poco o nulla dice e quel poco che enuncia è ambiguo, confuso o presenta soluzioni sbagliate.
Nessuna proposta concreta, per esempio, è contenuta nel testo rispetto alla qualità dell’offerta assistenziale le cui aree più critiche sono certamente la dotazione e l’appropriatezza dell’assistenza ospedaliera (elevato tasso di ospedalizzazione, alta frequenza di ricoveri a rischio di inappropriatezza) e l’assistenza residenziale in particolare agli anziani (bassa offerta di assistenza domiciliare, marcata carenza di strutture residenziali).
Il problema non era e non è l’azienda unica e la riorganizzazione delle aziende sanitarie che, ben lungi dal risolvere le criticità, si tradurrà solo in un difficile controllo/governo della spesa per diversi anni (stante la rottura delle serie storiche dei dati di bilancio, ora integrati in un’unica azienda); impegnerà le energie e le risorse anziché utilizzarle per riqualificare l’assistenza e duplicherà le strutture di vertice con inevitabili aggravi di spesa.
Senza considerare che la separazione tra assistenza territoriale e assistenza ospedaliera, già di per sé potenzialmente dannosa, aumenterà l’autonomia degli ospedali a scapito delle esigenze del territorio.
Insomma, una proposta della quale non si colgono le motivazioni e che non presenta fondamenti tecnicoscientifici.
L’affidamento della situazione debitoria dell’ASREM ad una gestione liquidatoria si sommerà a quella precedente di formazione dell’Azienda unica. In tutto questo non si comprende a carico di chi andranno gli oneri dei debiti pregressi se non ai cittadini molisani.
Infine, permane netta l’ambiguità nel rapporto pubblico/privato. La rete integrata, per le caratteristiche che attualmente ha il Cardarelli rischia di tradursi in un’incentivazione indiretta delle due strutture convenzionate e, giocoforza, la struttura pubblica ne uscirà ulteriormente depotenziata.
La CGIL Molise chiede, quindi, di riconsiderare le scelte proposte e di aprire un vero confronto pubblico.
Anche perché come Organizzazione Sindacale è in grado di avanzare proposte sul ruolo e funzione degli ospedali pubblici come pure sul potenziamento di quella che è la vera strozzatura della sanità regionale ovvero i servizi del territorio, sperimentando anche qui ciò che si sta già facendo in altre regioni con le case della salute e favorendo l’inserimento del personale attualmente precario.
C’è però bisogno di una volontà politica, di un indirizzo politico che sinora è mancato.

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