Politica/ Il terzo incomodo

Il quadro politico molisano va naturalmente verso il chiarimento, non fosse altro che per l’approssimarsi delle elezioni regionali. Il centro destra deve ancora perfezionare il ricompattamento, favorendo il rientro delle posizioni di Michele Iorio e Michele Marone per arrivare alla coalizione unitaria, scelta obbligatoria per giustificare la candidatura a presidente del giudice Di Giacomo; di contro nel centro sinistra continuano le adesioni alla proposta di Ulivo 2.0, che può vantare già diverse sigle civiche, da Democratic@ a Uniti per la Costituzione ed altri ancora. Quello che sembra sorprendere è come siano all’apparenza fuori dai circuiti comunicativi sull’argomento tutte le ipotesi riguardanti il Movimento Cinque Stelle, rimanendo il dibattito, non solo quello di gossip, alle posizioni di centro destra e centro sinistra; ciò è senza dubbio in parte motivato dal sistema utilizzato dal movimento per la scelta dei candidati, che passa esclusivamente attraverso le selezioni sulla rete e, di conseguenza, sfugge alle indiscrezioni, ai cambi di casacca, alla compravendita di posizioni politiche, che pure fanno discutere e destano interesse pubblico. Ma non è solo questo il motivo. Leggendo le cronache politiche locali si ha l’impressione che questo partito, che anche in Molise vanta una sua consistenza, venga quasi snobbato, soprattutto dalle altre formazioni partitiche, nella sintesi delle situazioni pre elettorali; dal centro destra si analizza la situazione del centro sinistra e viceversa e questo determina un calo di interesse anche mediatico. Il discorso cambia radicalmente se si ascoltano gli umori della piazza; per strada la gente parla molto dei Cinque Stelle, anche in Molise, anzi molto più di quanto lo facciano politici e comunicatori. Ritengo che , visto il quadro politico regionale, soprattutto quello poco unitario del centro sinistra, sia giusto prendere in considerazione i numeri ‘grillini’, certamente penalizzati dalla loro decisione di correre a guida unica e fuori da coalizioni, ma che, come detto, saranno in ogni caso di un certo peso, visti gli umori popolari. I Cinque Stelle si inseriranno tra centro destra e centro sinistra, colmando i vuoti generati, ad esempio, dalla diatriba a sinistra tra Frattura e Ruta; nel caso in cui Iorio e Marone dovessero insistere sulle posizioni personali e non riconoscere altre leadership nel centro destra, allora i pentastellati andranno ancora oltre nelle percentuali rispetto quelle ipotizzabili adesso. Il loro ruolo è quello del cosiddetto terzo incomodo, che tra i due litiganti potrà proliferare ed alimentarsi di voti anche inaspettati. Detto questo, di loro al momento sappiamo solo che Antonio Federico ha dato la disponibilità alla candidatura alla Camera dei Deputati; questo fatto nella loro logica dovrebbe escluderlo dalla ‘nomination’ per la presidenza della Regione. Chi sarà allora il rappresentante per palazzo Vitale? Anche se, come detto, la consultazione telematica non esclude nessuno e non assegna priorità, si può ragionevolmente considerare in pole position l’altro consigliere regionale, cioè Patrizia Manzo, che come Federico ha svolto diligentemente il ruolo di opposizione a palazzo D’Aimmo. Ci sarebbero anche altri nomi, come Nicolino Di Michele a Termoli e Roberto Gravina a Campobasso; quest’ultimo vanta ampio credito nel capoluogo di regione, soprattutto per il suo approccio ‘moderato’ ma preciso e chiaro nella protesta politica e nella proposta programmatica. Gravina in passato si è fatto notare anche per qualche distinguo dialettico rispetto a posizioni ufficiali del suo partito, ma sempre con eleganza e senza mai uscire fuori dal ruolo istituzionale, ma anche politico, che la base elettorale gli aveva attribuito. Il concetto di squadra nei Cinque Stelle è più importante nell’attuazione dei programmi in corso di legislatura che nella fase pre elettorale; in ogni caso sarà bene concentrare maggiore interesse mediatico verso quel partito, perché alla gente piace. La sottovalutazione riserva sempre sorprese; e anche in questo il Molise potrebbe essere laboratorio politico, come avvenuto su altri casi in passato.

Stefano Manocchio

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