Nagni: Occorre definire una proposta unitaria per la Direttiva Bolkestein per tutelare i nostri operatori balneari

Si è svolta mercoledì a Roma una riunione del Tavolo di coordinamento sul Demanio Marittimo, costituito all’interno della Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni e che ha visto la partecipazione degli Assessori regionali in materia. All’odine del giorno la questione legata alla normativa comunitaria “Bolkestein” e alle conseguenze normative che tale provvedimento vedrebbe scaturire nei confronti delle imprese e degli operatori balneari di tutta Italia. Come si ricorderà la direttiva Bolkestein intende facilitare le procedure amministrative, eliminare l’eccesso di burocrazia e favorire chi intende stabilirsi in un altro paese europeo per prestare dei servizi. In altre parole, la Comunità Europea intende abbattere le barriere economiche e strutturali che, di fatto, ancor oggi non consentono la piena libertà di circolazione e la completa libertà di insediamento imprenditoriale nei Paesi membri. Tra i settori principali che coinvolgono la direttiva, i servizi ai consumatori e nel settore del turismo, i centri sportivi, i parchi di divertimento, comprendendo fra i destinatari della normativa anche le imprese turistico-balneari esistenti nel nostro territorio.
Naturalmente, per effetto della cosiddetta ”direttiva servizi”, le attuali concessioni in essere sul demanio marittimo non potranno più essere rinnovate automaticamente e dovranno essere oggetto di un bando europeo, con procedura di evidenza pubblica, alla scadenza temporale di ogni concessione.
Prerogativa questa, che metterebbe in seria difficoltà quelle imprese balneari che da decenni offrono un monitoraggio costante del territorio sia da un punto di vista ambientale che della pubblica sicurezza e della balneazione che andrebbero a scontrarsi con colossi esteri, interessati ad accaparrarsi interi tratti di una delle più belle coste d’Europa.
Ovviamente parecchi degli attuali concessionari, spesso rappresentati da piccoli imprenditori, sono preoccupati di veder vanificati gli sforzi compiuti in lunghi anni di lavoro nella creazione degli stabilimenti balneari e delle strutture a esse annesse.
Altra forte preoccupazione sorge nelle imprese poiché l’art. 49 del codice della navigazione dispone testualmente che “quando venga a cessare la concessione, le opere non amovibili, costruite sulla zona demaniale, restano acquisite allo Stato, senza alcun compenso o rimborso, salva la facoltà dell’autorità concedente di ordinarne la demolizione, con restituzione del bene demaniale al pristino stato”.
Alcuni Stati europei, in maniera molto differente tra loro, stanno opponendo resistenza alla norma legiferando a riguardo e tentando di allungare il più possibile i tempi d’incidenza della Bolkestein. L’Assessore Pierpaolo Nagni, a margine dell’incontro ha sottolineato che “Anche lo Stato italiano sta lavorando ad interventi tampone, quali disegni di legge e decreti ad hoc, per salvaguardare i circa 30.000 operatori interessati dagli effetti della direttiva, di cui condividiamo le legittime preoccupazioni. Bisogna, però, ancora individuare strumenti definitivi che difendano le nostre imprese e i nostri operatori che rischiano di vedere vanificati i loro sacrifici ed investimenti.
Dunque, in questi anni di proroga a disposizione, è necessario elaborare un modello ampio e strutturato che, partendo da un impianto normativo complessivo e coerente con i principi comunitari, arrivi anche a regolamentare le concessioni ai balneatori, eventualmente facendo leva su investimenti e attività precedenti che hanno salvaguardato e potenziato il territorio e giungere ad una lunga proroga delle stesse. Il tema, comunque, è di grande attualità e particolarmente attenzionato, soprattutto a causa dell’elevato impatto economico che tale Direttiva potrebbe generare nell’economia nazionale se non modificata nell’impostazione attuale.
I due colleghi di Liguria ed Emilia Romagna, delegati dalla Conferenza, chiederanno al Governo di aprire immediatamente una discussione sull’argomento, cercando di non cadere in procedure d’infrazione nei confronti della Comunità Europea e lavorando a un quadro normativo che, articolandosi in un sistema complessivo sul turismo, contenga al proprio interno norme di salvaguardia per le nostre imprese di balneazione.
Lavoreremo a ad ogni livello istituzionale, conclude Nagni, mettendo in campo tutte le risorse a nostra disposizione per evitare che chi ha reso in decenni di lavoro le coste italiane un riferimento turistico di livello internazionale riceva il ben servito, magari a favore di cordate o grandi gruppi di interesse che guardano solo al lucro e non alla salvaguardia di uno dei patrimoni naturalistici più belli dell’Europa.

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