Il nostro Paese rischia di perdere oltre dieci miliardi di fondi europei per l’incapacità di spenderli; ecco perché necessita chiudere la partita nel più breve tempo possibile altrimenti i soldi resteranno nelle casse di Bruxelles. A dare l’allarme è stato nuovamente l’Eurispes. Guardando i conti in dettaglio si evidenzia che dei 10,3 miliardi di euro di somme accreditate, 4,3 miliardi sono stati destinati prevalentemente a programmi operativi regionali: di questi, il 45,5% sono finiti nelle casse di alcune regioni del Sud mentre le isole maggiori hanno ricevuto oltre 1 miliardo. Complessivamente, il Mezzogiorno ha ricevuto oltre tre miliardi, contro gli 870 milioni del Nord e i 355 milioni del Centro.Secondo i calcoli fatti dagli esperti, non si riesce a spendere tutti i fondi assegnati, ed è per questo che alcune le regioni del Mezzogiorno rischiano, di perdere circa 9,3 miliardi di euro “a causa dell’incapacità di attivare le procedure adeguate in un apparato estremamente burocratizzato come il nostro, della scarsa propensione a fare rete tra gli enti locali, della mancanza di una diffusa informazione presso i cittadini sull’esistenza dei fondi comunitari, dei mille cavilli tra i quali gli stessi fruitori dei finanziamenti devono districarsi. Dei finanziamenti ricevuti negli anni scorsi le regioni del Mezzogiorno rischiano di perdere 9,3 miliardi di euro a causa dell’incapacità di attivare le procedure adeguate in un apparato estremamente burocratizzato come il nostro, della scarsa propensione a fare rete tra gli Enti Locali, della mancanza di una diffusa informazione presso i cittadini sull’esistenza dei fondi comunitari, dei mille cavilli tra i quali gli stessi fruitori dei finanziamenti devono districarsi”. Il rischio è quello del disimpegno automatico’, vale a dire la sottrazione dei finanziamenti non spesi i tempi stringono, dunque, e le regioni devono assolutamente accelerare i passi, visto che per non perdere i fondi dovrebbero utilizzare mensilmente non meno di 1,5 miliardi di euro. Si tratta di una cifra, che fa dell’Italia il paese meno virtuoso dell’Ue in questo settore. L’affannosa ricerca di risorse e le ipotesi più disparate per affrontare la crisi economica che contraddistingue il lavoro delle forze politiche degli ultimi mesi – potrebbero dunque trovare maggiore riscontro, e più senso, se incanalate verso la risoluzione di un così evidente spreco, indirizzando energie e mezzi per ovviare a questa ‘distrazione’ tutta italiana. Insomma una maggiore capacità di spesa dei fondi, che altro non sono che soldi nostri, contribuirebbe innegabilmente a riattivare diversi settori dell’economia, a creare occupazione, a sostenere l’imprenditoria e rianimare il settore della formazione, dell’istruzione e della ricerca penalizzati dalle ultime manovre Finanziarie. Il confronto tra il contributo al Bilancio dell’Unione Europea e i finanziamenti da quest’ultima erogati per programmi di sviluppo economico, crescita occupazionale, sostegno all’imprenditoria, evidenzia come negli ultimi 20 anni l’Italia sia stata un ‘contribuente netto, con un saldo negativo tra risorse messe a disposizione e risorse accreditate dall’Unione Europea: rispettivamente 135,3 e 105 miliardi di euro (-30,3 mld di euro)”. A fronte di un incremento dei contributi al Bilancio dell’Unione Europea di oltre 10,6 miliardi di euro, tant’è che gli accrediti dell’Unione Europea all’Italia sono aumentati solamente di 6,7 miliardi di euro (+51,2%), con il conseguente peggioramento del saldo negativo, quasi raddoppiato in 12 anni.
Massimo Dalla Torre