Nel Mondo la disuguaglianza è tornata a livelli di schiavitù

L’illusione che la povertà estrema sia un fenomeno marginale è smentita da dati solidi e convergenti: la metà della popolazione mondiale vive con meno di quattro dollari al giorno

il World Inequality nel Report del 2022 ha fornito questo dato: la metà più povera della popolazione mondiale, circa due miliardi e mezzo di adulti, ha un reddito medio annuo di circa 3.920 dollari, (3.400 euro) detiene, inoltre, solo l’8,5% del reddito globale, contro il 52% detenuto 10% della popolazione mondiale più ricca.

Nel rapporto si legge che le disuguaglianze globali contemporanee sono vicine al loro livello dell’inizio del XX secolo, al culmine dell’imperialismo occidentale», e sottolinea che, da un punto di vista storico, le disuguaglianze globali sono grandi oggi come al culmine dell’imperialismo occidentale all’inizio del Novecento.

La quota di reddito catturata dalla metà più povera della popolazione mondiale è due volte inferiore oggi rispetto al 1820, prima della grande divergenza tra i Paesi occidentali e le loro colonie, la conferma arriva dal State of Social Protection Report 2025 della Banca Mondiale, di aprile scorso, che offre un quadro globale sui temi legati all’assistenza sociale, all’assicurazione sociale e ai programmi di supporto al mercato del lavoro.

Nonostante i recenti progressi, tre persone su quattro nei Paesi più poveri non hanno una copertura di protezione sociale, per due miliardi di persone, ammalarsi significa «sperare in Dio…».

Uno studio del Department of Environmental Systems Science dello Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo (Svizzera), e dell’United Nations Children’s Fund di New York, pubblicato nel 2024 sulla rivista Science, riporta che oltre 4 miliardi e 400 milioni di persone, non ha accesso ad acqua potabile sicura e circa 737 milioni di persone (la maggior parte circa l’80% risiede nell’Africa subsahariana vivono senza accesso all’elettricità.

Un recentissimo Rapporto del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali dell’Onu, World Social Report 2025 dice che oltre 690 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà, sotto i 2,15 dollari al giorno di disponibilità, un terzo della popolazione mondiale, oltre due miliardi e ottocento milioni di persone, vive tra i 2,15 e i 6,85 dollari al giorno.

Nel 2024 solo 17% della popolazione mondiale ha vissuto con più di 30 dollari al giorno, inoltre, ci sono i grandi e piccoli shock ai quali la popolazione più povera è decisamente più soggetta, quali: l’aumento degli eventi estremi climatici, i conflitti e le guerre, esacerbano la povertà e ostacolano tutti gli sforzi per alleviarla.

Il rapporto del settembre 2023 dell’International Telecommunication Union, delle Nazioni Unite mette in evidenza come circa un terzo della popolazione mondiale, 2 miliardi e 600 milioni di persone, è priva di internet ( telemedicina, insegnamento a distanza, possibilità di comunicare,etc..) da cui si genera; aumento dell’insicurezza, disuguaglianza radicata, crisi di fiducia nelle istituzioni, il tutto mette a dura prova i fondamenti della solidarietà e dell’azione collettiva.

Sono necessari sforzi decisivi per interrompere questo circolo vizioso e questa paralisi politica, in base alle tendenze attuali, e senza azioni correttive, è probabile che la fiducia nelle istituzioni in futuro continui a diminuire, poiché quella fetta di popolazione non guarda al futuro con la dovuta speranza, un sondaggio fatto tra 2017 e il 2022 dal World Values Survey, di Vienna, riporta che il 57% delle persone in tutto il mondo ha bassi livelli di fiducia nel proprio governo.

Lo studio pubblicato dalla rivista dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d’America (Pnas), ha analizzato la distribuzione delle dimensioni delle case in più di 1.100 siti in tutto il mondo,ha scoperto che negli ultimi diecimila anni,  mentre la disuguaglianza è stata comune nel corso della storia umana, non è inevitabile e non appare uniformemente in tutti i luoghi e tempi.

Lo studio mostra che la disuguaglianza ha iniziato ad aumentare circa 1500 anni dopo l’avvento dell’agricoltura; le innovazioni tecnologiche, come l’irrigazione, hanno aumentato la produzione agricola, ma hanno ampliato le lacune di ricchezza, la proprietà della terra fertile è diventata una questione cruciale, gli individui e le famiglie che controllavano queste risorse potevano accumulare più ricchezza, dinamica che ha portato alla formazione di gerarchie sociali, con ricchezza sempre più concentrata nelle mani di una élite: i proprietari terrieri.

L’archeologia ci offre risultati che sfidano la nozione di un mondo preindustriale uniformemente povero. Invece, rivelano un graduale accumulo di ricchezza e marcate disparità economiche rispetto alle prime società agricole.

Il giudizio finale emerso dalla ricerca ci dice che: «Sebbene la storia ci abbia dimostrato che gli elementi della tecnologia e della crescita della popolazione possono aumentare il potenziale di disuguaglianza in determinati tempi e luoghi, quel potenziale non è sempre realizzato, poiché le persone hanno implementato meccanismi di livellamento e sistemi di governance che attenuano quel potenziale. Le opinioni spesso ripetute secondo cui determinate condizioni o fattori economici, demografici o tecnologici rendono inevitabili grandi disparità di ricchezza semplicemente non sono confermate dal nostro passato globale».

«La scelta umana, la governance e la cooperazione hanno svolto un ruolo nell’ attenuare la disuguaglianza in determinati momenti e luoghi, e questo è ciò che spiega questa variabilità nel tempo e nello spazio, anche l’archeologia ci indica una strada, siamo e saremo sempre noi a decidere che mondo vogliamo.

Alfredo Magnifico

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