Campobasso/ “Di cultura non si muore e neppure di programmazione”

Riceviamo e pubblichiamo

Gentile direttore, 

Tutte le volte in cui passo davanti alla biblioteca provinciale “Albino” mi si stringe il cuore, e tento di allontanare i ricordi di quando ci andavo a fare ricerche per la scuola, a rinnovare la tessera, a riportare un libro letto per piacere, a chiedere agli addetti se ne era disponibile un altro, a fare il ripasso silenzioso per l’interrogazione del giorno dopo. 
La stessa spiacevole sensazione viene da me avvertita quando mi reco in via Ferrari e Piazza Prefettura, ormai lontane dall’essere chiamate salotto cittadino. 
L’altro giorno, alla ricerca di una borsa, giuro di essermi recata in automatico in via Ferrari, laddove un tempo sorgeva una pelletteria, che ora non c’è più: nostalgia di un tempo che fu? Desiderio inconscio di vedere la strada animata da ben altri esercizi? 
Fatto sta che la città, ed in particolare il suo centro, si stanno progressivamente impoverendo, ed è inutile nascondere la realtà dietro un dito. In piazza Pepe non si può neanche prendere un gelato con la G maiuscola come avveniva un tempo, quando sorgeva la pasticceria-gelateria più rinomata del capoluogo e del circondario. Non si può leggere un libro in santa pace, magari in una sala lettura che tolga tanta gente dal bivacco e dalla noia. Non si può vedere un centro ricreativo per anziani, che li tenga impegnati, non li faccia sentire soli, ma piuttosto gli faccia avvertire il gusto di rendersi utili. Nel centro storico ce ne sono tanti, io ne conosco più d’uno e chissà se anche lei ne conosce: quanti vorrebbero avere centri di aggregazione anziché il solito bar!

Concludo dicendo: i centri storici dovrebbero anche essere pensati per essere vivibili, ed allora, a parte i suggerimenti che mi sono permessa di dare, non sarebbe affatto inopportuno adibire molti locali sottostanti alle abitazioni, ormai abbandonati dai commercianti, a garage, come è stato fatto egregiamente in tante città. Un esempio su tutti: Perugia. L’amministrazione non è stata d’accordo a vedere-tenere locali in stato di abbandono e, dopo opportune modifiche, li ha trasformati in box auto per i residenti, nel pieno rispetto dell’architettura della zona, ma certamente dando un contributo alla riqualificazione della stessa, perché in questo modo il sito diventa appetibile per chi vuole andare ad abitarci, non rendendo un grattacapo la ricerca di un parcheggio ed innalzando il valore degli immobili.
Non si può pensare di avere sempre la ricetta in tasca procedendo sempre verso una sola direzione, bisogna anche ascoltare chi non ha da mettersi nulla nel proprio portafoglio, e se dà consigli, è solo perché vorrebbe rivedere lo splendore di un tempo. Di cultura e di programmazione non è mai morto nessuno.

 

Carlotta Scognamiglio

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