Reddito minimo in Molise, necessario approvare la legge per contrastare la crescita della povertà

I dati resi noti dall’Istat sull’aumento record della povertà nel nostro paese suonano come un preoccupante campanello d’allarme, un segnale che non può più essere ignorato e di fronte al quale è necessario un intervento forte sia a livello nazionale sia a livello regionale.
Difatti si stima che nel 2015 le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta siano pari a 1 milione e 582 mila e gli individui a 4 milioni e 598 mila, numero più alto mai riscontrato dal 2005 a oggi, con incidenza della povertà assoluta che aumenta al Nord (da 4,2 del 2014 a 5,0%), diminuisce leggermente al Centro (da 4,8% a 4,2%) e che tocca livelli d’attenzione nel Mezzogiorno dove dal già preoccupante 8,6% del 2014 si è passati al 9,1% del 2015, mentre l’incidenza della povertà relativa si attesta al 20,4%, coinvolgendo 1.666 famiglie, nei confronti delle quali deve essere un obbligo morale, nonché istituzionale, intervenire per contrastare la povertà.
Questi sono numeri che in maniera eloquente delineano un vero e proprio blocco all’interno del nostro tessuto sociale, e che rappresentano anche un fallimento non solo della politica ma anche della stessa società, incapaci di garantire a tutti i cittadini uguali diritti e uguale partecipazione alla vita sociale del paese. Allo stesso modo questi dati dimostrano anche che quelle poche misure messe finora in campo per contrastare la povertà si sono dimostrate non sufficienti a raggiungere l’obiettivo che ci si era prefissato, rendendo quindi necessaria una rivisitazione dell’intera materia.
A livello nazionale qualcosa si è mosso, difatti con decreto del 26 maggio 2016 pubblicato sulla G.U. n. 166 del 18 luglio 2016 è stato riattivato dal Ministro Poletti il sostegno per l’inclusione attiva, 320 euro al mese per 180-220 mila famiglie povere o in difficoltà, un beneficio che sarà concesso bimestralmente, per un ammontare pari a 80 euro mensili per membro, per un massimo di 400 euro nel caso di nuclei con 5 o più componenti, ovviamente in presenza di determinati requisiti economici, quali un Isee inferiore o uguale a 3 mila euro, e familiari (presenza almeno di un minorenne, oppure di un figlio disabile o ancora di una donna incinta). Uno strumento che vincola l’erogazione di soldi pubblici all’impegno del singolo a seguire progetti sociali e lavorativi personalizzati. Le risorse disponibili per assicurare l’erogazione del sostegno economico a chi farà richiesta del SIA ammontano a 750 milioni di euro per il 2016. Di fatto, come spiegato dal Ministro, un primo passaggio per l’attuazione del Piano nazionale di lotta alla povertà e all’esclusione sociale, cui dal 2017 la legge di Stabilità destinerà stabilmente 1 miliardo di euro.
È necessario ora che questi interventi siano accompagnati da politiche regionali capaci di garantire a tutti i cittadini uguale dignità, stante la situazione di profonda difficoltà che si sta vivendo anche in Molise. Nella nostra regione l’incidenza della povertà relativa è passata dal 19,3% del 2014 al 21,5% del 2015, un aumento del 2,2% che ci consegna un triste primato a livello nazionale, disegnando scenari inquietanti rilanciati dal grido d’allarme della Caritas Diocesana del Basso Molise, un appello che deve essere raccolto dal Governo regionale, perché sono sempre di più le famiglie trascinate nel vortice della povertà. Un rapporto che ha evidenziato quali sono le principali criticità del territorio: disoccupazione giovanile cresciuta fino al 66,29% del 2015 rispetto al 51,67% del 2013, immigrazione e famiglie il cui indebitamento è aumentato dal 2014 al 2015 passando dal 9% al 17%, fino a raggiungere anche il 20% in presenza di un figlio minorenne.
Per questo ritorniamo a ribadire come anche in Molise, sulla scorta delle buone prassi avviate in altri contesti regionali, sia necessario portare a sistema lo strumento del reddito minimo garantito, che l’attuale Governo regionale ha avviato in maniera sperimentale dando attuazione all’art. 4 della L.R. n. 9/2015 in applicazione dell’art. 49 della L.R. n. 2/2012, e in quanto tale non sufficientemente in grado di dare una risposta stabile al sistema molisano, anche perché non dotato di un finanziamento sufficiente a garantire la copertura di tutte le richieste presentate. Difatti dopo l’iniziale stanziamento di 1 milioni di euro per il 2015, nel 2017 la somma in bilancio scenderà a 250 mila euro e nel 2018 a soli 150 mila euro.
Riteniamo necessario dare a questo strumento delle solide basi normative, per questo ricordiamo che il 29 settembre 2014 abbiamo presentato un’apposita proposta di legge, sulla quale sarebbe ora necessario, perché non più procrastinabile viste le difficoltà del momento, aprire una fase di dialogo e concertazione, dando avvio ad un percorso costruttivo nel quale si è chiamati a dare una risposta concreta a quelli che sono i bisogni delle persone con disagio economico ed escluse dal mercato del lavoro.
Solo attraverso una proposta di legge articolata sarà possibile garantire un intervento che, necessariamente, deve essere di ampia portata, cogliendo anche le opportunità provenienti dai fondi europei, seguendo magari l’esempio della Basilicata che, all’interno di una fase di sperimentazione, ha previsto di stanziare circa sette milioni di euro di Fondo Sociale Europeo.
La nostra iniziativa è nata con la volontà di contrastare il fenomeno della povertà, sostenendo coloro che hanno oggettive difficoltà ad inserirsi nel mondo lavorativo, non solo una misura assistenziale ma un’opportunità, un investimento sul futuro, tale da poter dare risposte concrete ai cittadini che più volte hanno chiesto di non perdere ulteriore tempo sull’introduzione del reddito minimo garantito, così da raggiungere due obiettivi fondamentali della nostra società: l’inclusione sociale e il diritto al lavoro e alla formazione.

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