Sanità. Scarabeo:I tagli e la riorganizzazione non coincidono con il rispetto del diritto alla salute.

mass scarabeo assessoreAttraverso una nota alla stampa l’Assessore Regionale Massimiliano Scarabeo, ritorna sulla questione legata alla riforma della sanità regionale, con particolare attenzione a ipotetici piani che andrebbero a rinforzare le strutture private, destinate originariamente alle eccellenze, a discapito degli ospedali pubblici. “Su questo, commenta Scarabeo, non mi troverete mai daccordo”                                                     

Nel corso di questi anni abbiamo assistito a mutamenti nelle decisioni che contano, in relazione al funzionamento, o meglio, alla gestione del comparto sanitario regionale. Addirittura c’è stata l’idea di potenziare alcune strutture ospedaliere, pensando che la parola ottimizzazione dei servizi, nel rapporto costi-qualità, potesse servire più ad offrire una sanità d’eccellenza a costi congrui che una sanità mediocre a costi alti.

Dopo anni di sperperi, cattiva gestione di una mole immensa di denaro pubblico, senza aver conseguito nessun risultato sul piano della qualità e anche della quantità dei servizi erogati dalla sanità regionale, la situazione si è fatta ancora più difficile. Nel corso degli anni non si è voluto capire, benché fosse chiaro a tutti, che la riorganizzazione della rete sanitaria molisana, doveva passare attraverso l’ottimizzazione dei servizi, la specializzazione dei vari presidi sanitari, una collaborazione con la sanità privata legata all’eccellenza che questa poteva offrire e non come sostituto di quella pubblica. Purtroppo, in Molise il rapporto conflittuale tra la sanità pubblica e quella privata è ancora molto acceso, esiste una sproporzione di posti letto trail pubblico e il privato, mentre, allo stato delle cose, sarebbe più giusto riorganizzare gli ospedali pubblici e assegnando al privato solo i posti letto per quanto riguarda le eccellenze. Ma se la fotografia della situazione sanitaria in Molise, offre o vuole offrire un quadro diverso sull’integrazione massiccia tra pubblico e privato, la questione cambia completamente, purchè, però, non si sottaccia che alla fine dei conti, gli oneri sono per le strutture pubbliche e i vantaggi per i privati! Il tema integrazione tra pubblico e privato deve vedere il privato in una posizione di sussidiarietà rispetto alla centralità del pubblico con i livelli Essenziali di Assistenza che devono essere garantiti dalla sanità pubblica, perciò non vorremmo mai riscontrare lo svuotamento o l’annullamento di Unità Operative Complesse, soprattutto quelle degli ospedali maggiori, a favore di soggetti privati, evitando che ospedali come Venafro, Agnone e Larino, vengano praticamente annullati. La questione è anche di tipo pratico e non soltanto economica, la mancata offerta di servizi da parte di queste strutture, non è stata sufficientemente coperta dalle altre esistenti, leggi Isernia, Campobasso e Termoli. Non sono stati, cioè, garantiti al meglio, i livelli assistenziali ai malati perché, all’inevitabile aumento dei ricoveri in queste strutture, non si è contrapposta una vera riorganizzazione, ponendosi come obiettivo il diritto alla salute, il rispetto dei malati e la qualità dei servizi. Oltre ad aggiungere che ci sono anche questioni che riguardano le condizioni delle strutture sanitarie stesse, lo stato fisico in cui versano,spesso causa di disservizi e mala sanità. Le notizie su dismissioni, depotenziamenti, non trovano rispondenza con le aspettative della gente, dato che, non soltanto i numeri, devono essere usati come metro di giudizio per decidere tagli e chiusure, bensì ogni altro elemento utile a garantire l’assistenza sanitaria, degna di tale nome, in tutto il territorio regionale. La tutela degli interessi generali e delle popolazioni, forse travalicano quelli di campanile e quelli economici legati al risanamento del bilancio nel comparto sanitario, giusti o non giusti che siano, ma come si fa a non tener conto delle esigenze che quotidianamente fanno capo alle varie strutture sanitarie presenti sul territorio e per le quali se ne sta decretando la fine? Per quelle delle popolazioni di riferimento, le cui richieste non possono restare inascoltate, occorre riconsiderare l’organizzazione degli ospedali pubblici ivi presenti, sicuramente ottimizzando e riducendo costi e sprechi, ma anche garantendo una certa efficienza operativa che oggi, purtroppo, ancora non hanno. La salvaguardia degli ospedali pubblici, la loro reale riorganizzazione, il miglioramento delle strutture e dei servizi, significano che si stanno rispettando gli impegni assunti coi cittadini, niente di più di ciò che il nostro dovere di amministratori pubblici, ci impone. Non mi troverete mai d’accordo se parliamo di soppressione di queste strutture, perché esse rappresentano realtà fondanti del sistema socio economico delle aree dove sono ubicate, un punto di riferimento per chi, altrimenti, sarebbe costretto a lunghi ed estenuanti trasferimenti per vedersi salvaguardare il proprio diritto alla salute. Gli intenti a che alcune richieste siano state fatte coincidere con i tagli e il rispetto dei parametri dettati dalla riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, sono apprezzabili, ma non coincidono con le reali necessità che servono al rispetto del diritto minimo alla salute dei cittadini.”

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