Attese le dichiarazioni di voto e l’ultimo via libera al nuovo sistema di voto
di Alessandro Sala www.corriere.it
Per il Rosatellum è il giorno decisivo. L’aula del Senato ha ripreso i lavori sulla legge elettorale che nel suo iter non dovrebbe più incontrare ostacoli dopo il superamento dei cinque voti di fiducia chiesti dal governo nella giornata di mercoledì. Fiducia raggiunta con la modifica sostanziale della maggioranza che sostiene l’esecutivo: formalmente fuori i parlamentari di Mdp, di fatto dentro quelli di Ala. Esce Bersani (che alle 15,30 sarà ospite di #Corrierelive) ed entra Verdini, insomma. Ma al di là della forma per molti era già così.
Orgoglio verdiniano
Lo stesso ex braccio destro di Berlusconi ha sottolineato l’importanza del ruolo avuto dalla sua piccola pattuglia di ex. E ha spiegato che dal suo punto di vista non si tratta della nascita una nuova maggioranza, perché «noi già c’eravamo, ci siamo e ci resteremo sino alla fine». Un ruolo che enfatizza fino al punto di definire il suo un gruppo «di 14 ministri senza portafoglio». Più al governo di così… «Rivendico con orgoglio tutto quello che abbiamo fatto – ha sottolineato nel suo intervento a Palazzo Madama -, a partire dal ruolo di supplenza che abbiamo svolto ignorando gli stupidi strali che ci arrivavano quotidianamente. Avremmo votato anche la stepchild così come voteremo il testamento biologico e abbiamo contribuito con orgoglio anche al mantenimento dei conti pubblici». Mentre parlava Verdini, i senatori del M5S sono usciti dall’aula.
Oggi tutti presenti
Il programma dell’aula prevede oggi le dichiarazioni di voto e poi il voto finale che, se approvato, diventerà legge e sarà dunque il sistema elettorale con cui gli italiani si cimenteranno alle prossime Politiche. Il voto finale è previsto a scrutinio palese e senza fiducia. Resteranno nell’aula del Senato, per votare contro nel voto finale sulla legge elettorale, Mdp, Sinistra italiana e Movimento 5 stelle, che ieri avevano invece abbandonato le votazioni sulla fiducia al Rosatellum nel tentativo, sventato appunto dalla stampella verdiniana, di fare mancare il numero legale.