In manovra nessuna risposta sulla precarietà

Contratti che durano pochissimi giorni, lavoretti pagati con i voucher, part time involontari, e ancora: rapporti irregolari, finti autonomi, a termine, il mondo della precarietà in Italia è variegato e radicato in tutti i settori, pubblico e privato, compresi gli ambiti che avrebbero bisogno di maggiori investimenti: scuola, università, pubblica amministrazione, centri per l’impiego, sanità.

Anche in questa legge di bilancio non è previsto niente per combattere la piaga della precarietà lavorativa: agevolazioni a favore delle imprese per le nuove assunzioni, incentivi per trasformazione contratti per genitori con almeno tre figli, detassazioni per i turni notturni e festivi.

Qualche briciola elargita sotto forma di bonus a favore delle aziende, che sulla carta mirano a stimolare un’occupazione stabile e giovanile e a potenziare gli ammortizzatori sociali, ma che non sono in grado di spostare di una virgola la situazione attuale.

·        Gli ultimi dati sulla povertà dicono che in questi anni la condizione delle persone è peggiorata; calo della produzione industriale, i cui tassi di crescita sono pari allo zero virgola, e le stime future fanno intravvedere che la situazione attuale è difficile e che in prospettiva i lavoratori incontreranno e si dovranno misurare con ulteriori problemi

Vero che si registra una crescita dell’occupazione, ma è altrettanto vero che questa crescita riguarda gli over 55, mentre i numeri dei disoccupati, dei neet e di chi ha difficoltà a entrare nel mondo del lavoro, lavoro stabile, sicuro, dignitoso e qualificato, non sono stati scalfiti da questa crescita, perché gli elementi negativi che ne impediscono l’ingresso sono ancora tutti lì.

I dati Istat parlano chiaro 2,6 milioni dipendenti a termine: questo tipo di rapporti va limitato alle esigenze realmente temporanee delle aziende e legato a specifiche causali di utilizzo, i part time involontari, arrivano a quota 3,2 milioni di dipendenti, per la maggior parte donne.

Andrebbero definite misure per consolidare gli orari di lavoro e

introdurre specifici sostegni al reddito per i part time ciclici.

Il lavoro occasionale: tra PrestO- prestazione Occasionale- e Libretto famiglia nel 2024 sono state lavorate oltre 6,5 milioni di ore andrebbero eliminate tutte le forme di voucher che alimentano e giustificano la logica del lavoretto e del lavoro al minor costo.

Nell’ambito del lavoro domestico si contano oltre 800 mila occupati, con un tasso di irregolarità pari al 47 per cento e quello nell’agricoltura, nel turismo, nel commercio, quando sono sommersi rappresentano un elemento di grande diseconomia sociale per il Paese: sottraggono fiscalità, contribuzione, stabilità. Vanno rafforzati diritti e tutele e introdotte misure di contrasto e di emersione.

L’economia sommersa in Italia vale 185,3 miliardi di euro e interessa più di 3 milioni di lavoratori nel 2023 (dati Istat): lavoro irregolare, appalti non genuini, intermediazioni illecite, finte cooperative, sfruttamento. “Servono più ispezioni, va vietato il subappalto a cascata, rafforzate le sanzioni, generalizzati gli indici di congruità e introdotti indicatori sintetici di affidabilità contributiva efficaci.

Ci sono i lavoratori autonomi, 5,2 milioni di occupati indipendenti di cui 3,3 milioni di autonomi puri, cioè senza dipendenti: per loro va definita una vera norma per garantire l’equo compenso a tutti, basato sui contratti collettivi e non sulle tariffe al ribasso.

Va esteso e rafforzato l’Iscro, l’unico strumento di sostegno al reddito nei periodi di calo o assenza di attività, vanno ampliate le tutele sociali come maternità, malattia e infortunio, va garantito l’accesso alle politiche attive e alla formazione.

L’Italia spende pochissimo, lo 0,22% del Pil, in politiche attive (fonte Inapp): per garantire il diritto all’orientamento, alla formazione e alla riqualificazione e per rimuovere gli ostacoli che tengono ai margini del mercato del lavoro donne, giovani, migranti, occorrono più risorse e investimenti in politiche settoriali per le transizioni ambientali, digitali, demografiche e conseguenti all’introduzione dell’intelligenza artificiale.

Nelle transizioni e nelle crisi andrebbe introdotto uno specifico ammortizzatore sociale strutturale che superi l’attuale frammentazione, il carattere emergenziale degli interventi e che tuteli tutti i lavoratori indipendentemente dalla tipologia di contratto.

Tutto questo nella legge di bilancio non c’è.

Alfredo Magnifico

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