#vengoconquemiaadirvi/Le uaie de la pignata le sa sule la cucchiara che ce gira rente

(i problemi della pignatta li conosce solo il mestolo)

E ci risiamo, ci risiamo con le crisi di Governo in Italia. 

Quando i nostri funzionari governativi si recano a Bruxelles sesso si sentono chiedere: chi comanda ora in Italia?

L’Italia, giova ricordarlo, è un Repubblica parlamentare. Significa che dopo il voto è il Presidente della Repubblica, sentiti i segretari dei partiti presenti in Parlamento,  incarica una persona, non necessariamente eletta, per formare il nuovo Governo. Il Presidente incaricato, così viene definito, raccoglie le adesioni dei Partiti politici e si inizia con la formazione del nuovo Governo.

Chiedo scusa su questa presunta “dissertazione” di diritto pubblico, non ne sarei capace, ma basta leggere un poco per capire come funziona.

Quindi, dicevamo, inizia la vera e propria vita del Governo con gli incontri e gli scontri parlamentari per la vita del nuovo Governo.

Poi succede che il Renzi di turno decida di non appoggiare più la politica del Governo e quindi viene chiesta la fiducia.

Il Presidente del Consiglio si presenta nelle due aule del Parlamento, Camera e Senato per chiedere ad ogni singolo parlamentare la fiducia nei confronti del Governo. Si chiama democrazia.

 Andiamo ad esaminare qualche aspetto di questa vicenda: il bicameralismo (Camera e Senato) nasce insieme alla Repubblica italiana, dopo una guerra ed un “ventennio” di dittatura fascista. Era normale che ci si volesse tutelare e quindi fu previsto il doppio passaggio parlamentare su ogni singola legge, che, ricordiamolo, deve essere approvata con l’identico testo in tutte e due i rami del Parlamento.

A dire il vero in Italia è sempre stata una normalità cambiare Governo, solo che una volta ce ne accorgevamo solo per il cambio del Presidente del Consiglio, i Partiti no. Restavano sempre gli stessi Partiti. Cambiavano, al limite, le composizione delle correnti nell’allora DC.

Quello che è successo ieri in Parlamento, con la fiducia richiesta da Conte ha un solo padre, un solo genitore, una sola mente che ha concepito il tutto. Matteo Renzi.

Non ne sono sicuro, ma credo che sia lo stesso Matteo Renzi che si presentò a Campobasso la prima volta in una sua uscita pubblica (io c’ero) e non mi fece una bella impressione. Sentire un candidato segretario ad un Partito Politico che dal palco butta via la bagnarola con l’acqua sporca e con il bambino dentro, non mi affascina. Io ho sempre cercato di salvare il Bambino.

Lo stesso Matteo Renzi che ha spazzato via la Guardia Forestale,  e poi  “Il governo italiano, bacchettato in estate dalla Cedu, ammette oggi che quel provvedimento ha violato l’art.11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (libertà sindacale)”

 Il Cedu è la Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo.

Quindi, praticamente dopo cinque anni l’avvocatura dello Stato bacchetta chi ha fatto la riforma della Guardia Forestale. Molto bene, Madama la Duchessa.

Successivamente alla riforma della Forestale sempre lo stesso Matteo Renzi, da segretario nazionale del Partito Democratico e Presidente del Consiglio, dopo aver pugnalato alle spalle Enrico Letta con il famoso. “Enrico stai tranquillo!”,  decise che il bicameralismo fosse giunto al capolinea e varò una riforma costituzionale per l’abolizione del Senato. In pratica si sarebbe dovuto abolire il Senato come egli stesso, sempre il Renzi, aveva abolito le Provincie. Le Provincie erano state abolire come Ente Politico, non avevano più elezioni dirette, m continuavano a gestire le strade e tutte la varie competenze. IL presidente ed i consiglieri sono eletti tra i consiglieri comunali. In pratica il popolo non vota più per le provincie, ma i consigli provinciali continuano ad esistere.

Sotto gli occhi di tutti la chiusura della Biblioteca Albino di Campobasso. Biblioteca che era sotto l’egida dell’Amministrazione Provinciale di Campobasso. Biblioteca chiusa e personale disoccupato.

Complimenti vivissimi!!

Stessa storia, pari pari, Matteo Renzi la voleva scrivere con il Senato ed ebbe anche a dire, ed a fare: “mi dimetto e smetto di fare politica se perdo il referendum!”. Mi vanto di aver votato “no” al referendum e di aver fatto dimettere Matteo Renzi.

Dopo le sue “dimissioni” politiche tutti  noi si aspettava (come direbbero in Toscana) che il buon Renzi si ritirasse in campagna fiorentina per continuare a vivere tranquillamente fuori dalla politica.

Così non fu. La prima occasione utile (elezioni) si candidò  in una lista bloccata, come tutte le liste, e fu eletto. Eletto in quel Senato che lui voleva abolire perché, il Senato, era ritenuto “pernicioso”  per la democrazia. A dire il vero non voleva abolirlo completamente il Senato, lo voleva rendere un Ente di seconda elezione. In pratica avrebbero fatto parte del Senato i sindaci delle grandi città, dei capoluoghi di regione … n’ata chiaveca!

Storia dei  nostri giorni: adesione al Conte bis, con lettera di dimissioni fatta firmare da due ministre e da un sottosegretario per manifestare la volontà di dimettersi. Una lettera unica per tutti e tre giusto per far capire chi comanda nel nuovo Partito costituito fuori dalla correttezza elettorale.

Ci ritroviamo di fronte ad un giocatore di poker che con i suoi parlamentari tiene in scacco l’intera nazione. La cosa che mi risulta curiosa, la cosa che mi fa nascere una domanda cui non potrà mai rispondere nessuno: se invece di astenersi, i senatori di Italia Viva si fossero opposti, votando la sfiducia al Governo Conte, quanti di loro avrebbe votato no? Soprattutto in considerazione che alle prossime elezione quanti voti riuscirà a prendere Italia Viva? I sondaggi ci sono e non sono per niente buoni.

Ai posteri l’ardua sentenza. A voi cari lettori di queste mie epistolari elucubrazioni, un caro saluto con affetto e stima e, come la solito, statevi arrivederci.

Franco di Biase

P.S. vi stavate chiedendo cosa c’entra la “pignata”? Vorrei tanto avere la “cucchiara” per vedere dentro la “pignata della politica” tutti i guai che ci girano e ci colpiscono

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