Prese di posizione e scatti in avanti, in politica non servono

di Massimo Dalla Torre

Mentre a livello nazionale sta nascendo il Governo giallo/rosso, non è una compagine calcistica, visto che già esiste con tanti campioni, a livello regionale chi si crede di essere il dominus indiscusso ha iniziato a sparare bordate all’indirizzo della propria casa.

Un fuoco amico contraddistinto da prese di posizione, distingui, scatti in avanti e rinfacci che ricordano molto da vicino la guerra dei piccoli Cesari, che come ricorderete finì alle idi di marzo, ecco perché non capiremo mai la logica che è alla base dell’acredine che in questi giorni condisce i comunicati della destra per le scelte e soprattutto per i risultati ottenuti visto che le elezioni alla Provincia di Isernia sono finite con un pateracchio inimmaginabile, almeno è questo che da qualche giorno si legge sui giornali. Un’acredine che la dice lunga di come ancora una volta la scelta di voto, è in netta antitesi alla compagine che governa questa regione. Non ce ne voglia nessuno, in special maniera chi cerca di far passare per buone certe tesi che di buono, forse hanno solo la prolusione.

Da anni si parla di rinnovamento, di svecchiamento, di cambiamento e poi, regolarmente nulla cambia, anzi si fa a gara a rispolverare cose assolutamente fuori moda e di conseguenza inservibili, tant’è sono sempre gli stessi che si riciclano per apparire freschi e pronti sui blocchi di partenza. Ecco perché siamo stanchi di assistere a queste menate che fanno sì che l’unico sport preferito è quello dell’inciucio, del sotterfugio, del gossip, del dileggio utile solo a inasprire gli animi; per questo plaudiamo alle scelte che danno il ben servito al modo demodé di fare politica che fa si che la nostra regione non avanzi di un metro rispetto ad altre realtà che hanno capito che se non si guarda oltre non si va da nessuna parte. Vedete, nel Molise fare politica innovativa significa dire no a quello che si è radicato sul territorio con tutte le storture immaginabili e possibili.

Fare politica innovativa significa collaborare tutti insieme senza salire in cattedra, senza rivendicare nulla anche, se queste sono cose essenziali per dare organicità all’azione di governo. Fare politica significa scendere tra la gente e toccare con mano quella che è la realtà che stando chiusi nelle stanze non è quantizzabile. Fare politica significa non guardare all’oppositore, anche se della stessa compagine, come un possibile nemico che a tutti i costi si deve abbattere. Fare politica significa ascoltare senza alcuna discriminazione, senza primeggiare, senza nulla di personale questo è quello che intendiamo e chi oggi, chi siede negli scranni dei palazzi prima di ogni cosa deve essere in grado di dire con franchezza sono all’altezza del compito? Sono capace di dare voce a chi non ne ha? Riuscirò a mettere a frutto le mie conoscenze? Solo così si sconfiggerà il provincialismo che è l’unico vincitore fino a questo momento.

Guardiamo con fiducia a chi ha il coraggio di cambiare lasciando da parte i personalismi che conducono ad una sola cosa: la morte morale e materiale della politica quella con la P maiuscola e non quella legata alla cura “dell’orto” che oggi più che mai porta a scontri inutili e dannosi alla collettività.

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