L’intervento/“Mo, mo z’mett sa canal – mo, mo z’seg sù taulon’”

di Massimo Dalla Torre
Con questo detto in vernacolo, saggezza dei popoli, tanto per rendere meglio l’idea, già
usato quale titolo per altre elucubrazioni scritte, consentiteci di tornare sull’argomento
candidature a primo cittadino del capoluogo di regione e non solo. Una questione che, gli
addetti ai lavori, si dicono sicuri di risolvere in maniera veloce e soprattutto indolore, ma
che in verità sta presentando moltissime difficoltà e soprattutto assenza di idee definitive.
Vedete un detto dei nostri nonni dice che “la folla non è buona nemmeno alla guerra” e la
tenzone tra le varie coalizioni scoppiata da tempo non permette assolutamente che i
cosiddetti panni sporchi si lavino nelle lavatrici interne” senza dover ricorrere a quelle
“esterne”, ma a quanto pare non è così perché la questione è divenuta di pubblico dominio
e sta varcando, anzi ha varcato da tempo i confini regionali. A quelli che dovessero
obiettare; ma questi non la smettono di usare frasi criptiche e paragoni che poco
“c’azzeccano”? la risposta è semplice siccome siamo sulla notizia e abbiamo a cuore la
città, usiamo un linguaggio colorito e non colorato, come qualcuno ha obiettato, perché,
solo in questo modo, si capisce quanto sta accadendo nelle stanze dei bottoni.
Accadimenti che, vedono da tempo, riunioni di comitati, annunci di provabili abbandoni
eclatanti, ma soprattutto ripicche se non ci sarà la soluzione giusta affinché i
Campobassani possano scegliere chi li dovrà rappresentare per i prossimi cinque anni.
Insomma, una baraonda che si trascina da tempo e che non è assolutamente un “gioco da
ragazzi” perché la questione è delicata e merita ponderazione, specialmente se si deve
scegliere chi rispetti il patto, chissà con chi? Vallo a capire, provate a immaginarlo, tenuto
conto che ci sarà ancora chi getterà gli ideali alle ortiche e spera di entrare nel parterre di
chi conta ma, rimaniamo in argomento, quale sarà la soluzione che serve a ricomporre un
puzzle dove i pezzi sono andati perduti e che difficilmente si potrà ritrovarli? Qui en sabe,
risponderebbero i messicani. In questi giorni alquanto concitati non vorremo trovarci al
posto di chi dovrà proporre la soluzione finale, soprattutto usando parole che, mal celano
la realtà. Parole vanificate dalla certezza che, nessuno è in grado di raggiungere il
traguardo, almeno che non ci sia un cambio in corsa avviata. Parole che, nascondono un
modo di agire obsoleto. Il quale, ha cambiato, solo i protagonisti ma non il modo di fare e
attuare; il che significa poco rispetto per il cittadino che, sconcertato e deluso, aspetta di
sentire, in vano aggiungiamo, la fatidica frase: “Nunzio vobis gaudio magnum: abemus
primo cittadino” ci scusiamo per l’utilizzo del latino poco appropriato alla frase che, però,
calza appieno visto le circostanze.

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