Rogo alla Recuperi Molisani di Pozzilli , interviene il Codisam: impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi per la salute

A detta del titolare l’incendio si è innescato dapprima su un cumulo di materiali provenienti dalla raccolta differenziata appena scaricato, quindi si è propagato ai materiali, già stoccati, in particolare carta, cartone e materia plastica. Sempre a detta del responsabile non ci dovrebbero essere problemi di inquinamento perché l’incendio è stato domato in poche ore, mentre riguardo al fumo nero è probabilmente dovuto al materiale plastico! Arpa Molise, nella persona del suo Commissario Straordinario afferma che nell’incendio sarebbero andate in fiamme “solo sostanze non pericolose”.
Poniamo qualche punto fisso: intanto l’incendio iniziato alle 12.30 circa è stato circoscritto alle 15.40 dunque la sua durata è stata di almeno 3 ore. Tutti hanno visto il fumo nero, tipico di quando a bruciare è la plastica.  La combustione, anche quella controllata negli inceneritori, produce sostanze chimiche (metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine, furani ecc) e polveri sottili (PM10 e PM2.5) che sono tossiche e nocive per ambiente ed esseri viventi. Ovviamente si producono anche ceneri che devono essere smaltite in discariche speciali.La loro tossicità è deleteria sia che vi sia esposizione acuta che cronica. In particolare, quest’ultima, è quella più subdola poiché le sostanze citate sono persistenti nell’ambiente e negli essere viventi che ne sono venuti a contatto. Non a caso, nel tempo, gli esseri viventi (ed in particolare l’uomo) vanno incontro a bioaccumulo e biomagnificazione con gravissime conseguenze sulla salute.

Tornando all’incendio nel nucleo industriale di Pozzilli dunque si può pensare che sia stata prodotta una certa quantità di diossina ed altre sostanze altrettanto dannose ma meno note ai cittadini. Perché diossina? Perché questa sostanza chimica si forma dalla combustione incontrollata di materiali eterogenei e fra essi di materiale plastico a vario titolo. Dunque, nel caso specifico si può senz’altro pensare che diossina sia stata prodotta e immessa in atmosfera. Rimane però da sapere di che misura sia stata questa emissione accidentale ed in che modo rapportarla ad un territorio (Venafro-Pozzilli) dove insistono strutture industriali che, seppur a combustione controllata, immettono già questo tipo di inquinante.

Senza fare allarmismo affermiamo che questa situazione ci preoccupa per il carico aggiuntivo di sostanze chimiche nocive in un territorio già martoriato. “L’uomo, in quanto vertice della catena trofica, risulta esposto alle conseguenze derivanti dalla presenza di diossine nell’ambiente anche a concentrazioni basse o addirittura bassissime. Gli effetti delle diossine si concretizzano in alterazioni del sistema immunitario, interferenza endocrina, alterazioni dello sviluppo fetale e dopo la nascita. In particolare nei feti esposti a concentrazioni di diossine pari o lievemente superiori ai valori di base durante la fase gestazionale sono stati riscontrati effetti sullo sviluppo del sistema nervoso e sulla neurobiologia del comportamento, oltre che effetti sull’equilibrio ormonale della tiroide. La TCDD (tretracloro-dibenzo-diossina) è stata riconosciuta quale agente cancerogeno per l’uomo (classificata gruppo 1) dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. L’esposizione cronica subletale alla TCDD provoca un accumulo di porfirine nel fegato ed un incremento dell’escrezione urinaria di queste sostanze. Nei casi conclamati, l’accumulo di porfirine si estende anche alla milza ed ai reni. La TCDD è irritante per gli occhi, la cute e il tratto respiratorio. La sostanza può determinare effetti, anche in tempi ritardati rispetto all’esposizione, sul sistema cardiovascolare, sul tratto gastrointestinale, sul fegato, sul sistema nervoso e sul sistema endocrino.” (fonte Ministero della Salute)
Aggiungiamo che ci preoccupa anche l’immissione di polveri sottili nocive in quanto tali, difatti sono state classificate dalla IARC cancerogene di gruppo 1 nell’ottobre del 2013. In particolare le PM2,5 che possono essere respirate e spingersi nella parte più profonda dell’apparato, fino a raggiungere i bronchi se no, quelle ultrafini, filtrare fino agli alveoli e ancora più in profondità nell’organismo e, si sospetta, entrare nel circolo sanguigno e poi nelle cellule.
L’esposizione al PM 2,5 è associata ad un alto carico sanitario: 6000-10000 anni di vita sana persi per milione di abitanti, nei sei Paesi europei presi in esame (circa 9000 in Italia) (EBoDE – Environmental Burden of Disease in European Region).
 Chiediamo quindi di avere dati certi non per fare allarmismo, ma per fare, eventualmente prevenzione secondaria.
Arpa Molise e le altre strutture Regionali preposte ci diano i dati, anche se le quantità di sostanze sono nei limiti di legge. Specifichiamo infatti che i limiti di legge riguardano i danni biologici in acuto e non quelli cronici che più ci preoccupano.
Inoltre chiediamo come mai dalle centraline non ci siano dati riguardanti le PM 2,5 il cui Valore Obiettivo annuale per la protezione della salute umana, stabilito dal D.Lgs. 155/2010 e calcolata su base temporale annuale, pari a 25 μg/m3 che si doveva raggiungere entro il 2010 è divenuto Valore Limite a partire dal 1 gennaio 2015.
Senza una zonizzazione dell’aria non si potrà mai dire nulla di preciso circa le immissioni “accidentali”, “industriali”, “domestiche” e “naturali” e non si potrà mai avere una valutazione veritiera di impatto ambientale, a tutto svantaggio della vera prevenzione quella Primaria nel rispetto del principio di precauzione e di quello di responsabilità.
Parafrasando Lorenzo Tomatis, è necessario iniziare, da parte di tutti, ad ottemperare al dovere di informare e impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi per la salute. Occorre adoperarsi per evitare che si continui ad utilizzare metodi e modi di raccolta, stoccaggio, trattamento e smaltimento dei rifiuti che possano essere forieri di incidenti come questo di Pozzilli, così come è inammissibile che, a dispregio delle conoscenze scientifiche sull’incenerimento, si continuino a fare politiche del tutto errate, (Vedi lo sblocca-Italia e la costruzione di nuovi 12 inceneritori di cui si deciderà a Roma il prossimo 9 settembre). È ora di rendersi conto che non si può più continuare a considerare l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali saggiare tutto quanto è capace di inventare il progresso tecnologico.

Dott. Vincenzo Pietrantonio
Presidente Comitato di Difesa della Salute & Ambiente Molise.

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