Molise Cultura, il ‘caso’ Sandro Arco

Ci sono questioni nella pubblica amminsitrazione regionale che naturalmente si espongono mediaticamente e rapidamente si dissolvono. Un ‘caso’ tra quelli ad effetto politico è quello dell’ex-direttore della Fondazione Molise Cultura, Sandro Arco, vero ‘dominus’ della programmazione dell’Ente, anche oltre il suo ruolo di responsabilità e senza interferire con le competenze del CdA della Fondazione stessa. Durante la sua permanenza sulla poltrona al piano terra dello stabile di Via Milano, Arco è stato il motore organizzativo di tutta la programmazione culturale; diciamo ciò non per sminuire il lavoro degli altri, ma semplicemente per dare atto all’interessato di avere fatto valere bene la propria esperienza nel settore, dai tempi dell’Atam, l’associazione teatrale abruzzese-molisana, che nel perdiodo di regno democristiano in regione imperversava gestendo cartelloni che tutti gli altri, non fosse altro che per la portata economica dell’organizzazione di tali eventi, certamente non potevano permettersi. Unitamente a due giovani (allora) Pierpaolo Nagni e Francesco Cocco, Sandro Arco costituì la triade politico-economica che gestì di fatto il cartellone teatrale più importante a Campobasso per anni. Da direttore della ‘Molise Cultura’ Arco è stato un tuttofare; ha gestito la programmazione delle rappresentazioni, che in verità veniva deliberata dal Cda, ha stipulato i contratti con gli artisti, si è occupato perfino della manutenzione dello stabile, fino a diventare un tutt’uno con l’ente e la persona a cui tutti si rivolgevano. Il suo ruolo avrebbe fatto ipotizzare una sorta di immarcescibilità (nell’accezione positiva del termine) sulla poltrona di direttore, più o meno insostituibile e tale da reggere l’urto dell’avvicendarsi delle diverse coalizioni politiche al vertice della Regione Molise. Invece tra gli atti di ‘spoil system’ dell’amministrazione Frattura, si è registrato anche quello della rimozione di Arco, con l’eliminazione dell’incarico, pare per questioni legate al risparmio sui costi della struttura delle partecipate. Ma Arco non è stato ‘licenziato’ dalla Molise Cultura, semplicemente ‘parcheggiato’ in un ruolo solo all’apparenza differente, essendo adesso coordinatore degli uffici; un termine elegante per dire che non è più direttore, ma è come se lo fosse ancora. Per avere idea di ciò basta vedere la frequanza del suo nome nei contratti, negli acquisti , nei rapporti con gli artisti e nei conttati che ancora ha con quel mondo; ed è giusto, vista la sua competenza ed esperienza in materia. Allora due semplici domande: perché eliminare l’incarico di direttore per fargli svolgere il ruolo con altro incarico e, soprattutto, quanto si è risparmiato con questa manovra o, meglio, si è rispamiato qualcosa con questa manovra? Andreottianamente viene qualche dubbio, nello specifico che lo ‘spostamento’ sia dovuto all’impossibilità, anche contrattuale, di revocargli incarico e ruolo nell’Ente; cioè, tradotto dal politichese, hanno voluto lanciare un segnale politico, sapendo di non poterlo veramente rimuovere, per competenza ed esperienza. La politica in Molise è creativa; e nel settore artistico culturale la creatività serve.

Sefano Manocchio

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