L’angolo della psicologa : e vissero felici e contenti… come stare bene in coppia

E sappiate distinguere chi sa distinguervi da tutto il resto” leggo in un post di Facebook e penso che non tutti siamo capaci di farlo, spesso capita che ci rassegniamo a quella che pensiamo essere la nostra sorte o assecondiamo l’idea malata che non meritiamo di più di quello che abbiamo.  Accogliere nel “qui ed ora” quel che di buono possediamo senza aspettarci cose talvolta irreali è un buon indice di equilibrio e maturità, sia personale che affettiva.

Rassegnarsi con passività alle circostanze che si vivono non ritenendosi degni di ricevere altro, è diverso.

Scrivo pensando alle tante persone che si rassegnano (riutilizzo volutamente questo termine, qualcuno potrà pensare che potrei sostituirlo con “accettazione” ma no, non lo farò mai perché tra le due parole, troppo spesso usate in maniera indiscriminata, vi è un abisso), convinte che quello che ricevono da una relazione è quello che meritano sebbene, talvolta, ci sia poco rispetto, poca condivisione, poco equilibrio, sebbene, il più delle volte, tali mancanze portino ad un rapporto che di maturo, sano e bello ha ben poco.

In un rapporto di coppia sono tante le cose indispensabili, magari, di queste, ne potremmo parlare in un prossimo articolo, oggi però individuiamo nella reciprocità uno dei basamenti fondamentali della coppia che fa della sua relazione un motivo di benessere piuttosto che di sofferenza.

E’ proprio la reciprocità a fare la differenza, a distinguere un amore maturo da uno bisognevole, un rapporto adulto da uno infantile che, per essere vero e sano, deve necessariamente crescere.

La teoria dell’attaccamento di Bowlby rintraccia nella reciprocità la differenza tra il legame di attaccamento infantile che è caratterizzato dalla complementarietà ed il legame di coppia caratterizzato invece, proprio dalla reciprocità.

Nel caso della complementarità il bambino, oppure uno dei due partner, cerca mentre l’altro offre conforto, sicurezza e protezione.

Nel secondo caso, quello della reciprocità, ciascun partner può fornire o essere oggetto delle cure del compagno.

Un rapporto fatto di reciprocità affettiva, emotiva ma anche fisica e quindi concreta, rientra in quello che Fromm, uno psicanalista tedesco dei primi del 900, considera “amore maturo”.

E’ celebre la sua frase:

L’amore infantile segue il principio: amo perché sono amato.

L’amore maturo segue il principio: sono amato perché amo.

L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te.

L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo”.

Immagino che molti di noi l’abbiano scritta sul diario ai tempi della scuola ed oggi sulla bacheca di Fb senza saperne l’autore, ebbene questa bella frase è di un grande uomo della psicologia e non è solo bella ma, racchiude di sé una inconfutabile verità che accogliendola può insegnarci ad amare nella verità e nella libertà.

Fromm sostiene che nell’amore “dare dia più gioia che ricevere” e come dagli torto?

Non oserei mai, tuttavia questo è vero quando il dare incondizionatamente è cornice di un amore che oltre ad offrire ed offrirsi, sa anche ricevere, chiedere, non aspettarsi, ma accogliere, comprendere e perdonare in maniera vicendevole.

E’ necessario che entrambi i partner di una coppia escano da una dimensione egocentrata in cui ritrovano in se stessi l’esclusività ma, allo stesso modo, è altresì importante che non restino imprigionati nella dimensione opposta, in cui l’altro e, una sorta di remissività verso di lui, annichilisce se stessi.

Il cammino, sebbene sia tracciato sul sentiero dell’amore è decisamente in salita, è difficile modificare modalità comportamentali, convinzioni ed abitudini sedimentate sebbene non sempre siano funzionali al benessere, tuttavia non è impossibile se fissiamo davanti a noi l’obiettivo di stare bere e troviamo il senso del nostro percorso.

Nel senso la risposta, come ci insegna Frankl, nel senso la strada, la speranza, la serenità.

Spesso chiedo alle coppie che seguo che senso ha la loro storia e chiedo loro di rispondere cercando di andare oltre il momento difficile che li porta a chiedere aiuto. Durante la ricerca del senso il loro volto ed anche la loro relazione.

Se si ricerca il senso, si ritrova se stessi, l’io, il tu ed il noi insieme.

Se si ricerca il senso di quello che ci ha unito e che, sebbene celato, probabilmente ancora è presente, si smette di essere avversari e si ritorna ad essere alleati, compagni di viaggio nel meraviglioso cammino della vita in due.

Buona ricerca

                                                                                                                  dott.ssa Antonella Petrella

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