“La Povertà non è una Malattia”. La Regione Molise si impegni ad osservare e rispettare le leggi che disciplinano il settore

La povertà non è una malattia. I poveri si ammalano è vero, ed hanno maggiori difficoltà a curarsi in Molise per via della crisi in cui versa da dieci anni il Sistema Sanitario Regionale. Ma essere poveri non significa essere malati. Il Reddito di Inclusione Attiva non ha nulla a che fare con l’Assessorato alla Sanità, ma è una funzione che la legge n. 328/2000 e l’allegata legge regionale n. 13/2014 assegnano ai Comuni. Sono gli Ambiti Territoriali di Zona ad approvare le linee di intervento nella Conferenza dei Sindaci per il contrasto alla povertà seguendo il disposto della legge n. 13/2014 e del Piano Sociale Regionale 2016-2018.
Non è in discussione l’utilità e l’opportunità di integrare il settore socio-sanitario tanto è vero che l’art. 43 della legge n. 13/2014 ne fa esplicito riferimento, ma non si può confondere quella singola parte della norma con la tutela dei minori, l’accoglienza dei migranti, il contrasto alla violenza di genere, le pari opportunità, il diritto allo studio, il sostegno alla mobilità sul trasporto pubblico e con le politiche per la famiglia.
Perché queste tematiche dell’inclusione lavorativa, del reddito minimo e delle altre materie menzionate debbono essere confuse con la sanità?
Nel bilancio regionale del 2015 venne stanziato un milione di euro per il reddito di inclusione sociale, perché ad oggi non è stato erogato un euro a un solo povero del Molise?
Sorprende che il Movimento 5Stelle, che fece decine di comunicati stampa di propaganda su questa misura, non si sia accorto che nel bilancio 2016 di questa somma non c’è traccia.
Se da Roma vengono stanziati 4,8 milioni di euro per il contrasto alla povertà, serve che ci sia un patto di servizio tra il cittadino, il Centro per l’Impiego e l’Ambito Territoriale di Zona. In Molise si potrebbero prendere in carico tra i 1600 e i 1900 poveri con il sostegno all’inclusione attiva. Su questa misura cosa c’entra l’Assessorato alla Sanità?
I fondi per la non autosufficienza possono e debbono essere integrati con il socio-sanitario, ma non a discapito dei comuni e dei piani sociali di zona. Non si risolve il problema dell’integrazione tra sociale e sanitario azzerando il sociale e concentrando tutti i poteri, i fondi e le competenze all’Assessorato alla Sanità che come è noto è commissariato dal 2009.
L’ASREM con i Distretti Sanitari deve trasmettere ai n. 7 Piani Sociali del Molise l’elenco dei cittadini a cui eroga prestazioni, per consentire ai Sindaci di conoscere quali servizi sanitari vengono garantiti e decidere, su quelle basi, come organizzare i servizi sociali a quelle e/o ad altre famiglie bisognose, per evitare che ci sia un cittadino che accede a due prestazioni ed un altro che non accede a nulla.
L’integrazione delle attività si fa portando a trasparenza i costi ed i servizi di medicina territoriale e di assistenza domiciliare integrata effettuati dall’ASREM, e non accentrando tutto all’ASREM senza coinvolgere gli Uffici di Piano dei Comuni e degli Ambiti Territoriali di Zona.
Secondo l’ISTAT in Molise il 25% delle famiglie vive sotto la soglia della povertà per un numero di cittadini pari a 77 mila persone, a cui vanno aggiunti 12 mila immigrati, centinaia di sfrattati per morosità incolpevole e di minori ospitati in Istituti.
Che facciamo li ricoveriamo tutti per un’epidemia di massa? Li vacciniamo contro la povertà?
La Regione Molise si impegni ad osservare e rispettare le leggi che disciplinano il settore e pensi ad intervenire per risolvere i mancati adempimenti dell’Ambito Territoriale del Basso Molise per evitare a migliaia di cittadini di quel territorio di essere penalizzati nell’accesso ai servizi sociali.

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