Dopo il battesimo, la presentazione del biodistretto del cibo a San Giuliano del Sannio

Il sole di Maggio esalta il verde molise, soprattutto là dove il verde del Matese scende nella valle attraversata dal Tamaro, per risalire verso Monteverde di Vinghiaturo. Un paesaggio spettacolare, che, purtroppo. uomini che pensano solo al denaro e non sanno cos’è il Territorio, la sua bellezza, i suoi valori e le sue risorse, vogliono ridurlo a poca cosa con la costruzione di un aeroporto per un Molise che ha biosogno di ben altro. In primo luogo della biodiversità, per innalzare sempre più in alto il primato della biodiversità; della ruralità e della sua agricoltura che è cibo, energia vitale; occupazione, fondamentale per trattenere i nostri giovani e renderli protagonisti del loro domani. Ha bisogno dei luoghi, che sono una campagna segnata da poche case ombreggiate da un campanile, come nel caso Di San Giuliano di Puglia, che guarda dall’alto Sepino e quel gioiello che Altilia, lungo l’antico trattturo, il Pesasseroli-Candela.

Il luogo dove, ieri pomeriggio, si è svolto un incontro bello, seguito dal pubblico attento, la prima presentazione, dopo il battesimo di sabato scorso a Termoli, del primoDistretto del Cibo, quello che il promotore e grande protagonista, Luigi Di Majo, ha voluto dedicare a l'”Olio Evo Molisano”: Don Luigi, accompagnato da Alessandro Patuto, produttore e presidente della Cooperativa olearia larinese; Antonio De Cristofaro, docente e ricercatore dell’Università del Molise, che ha sottoscritto il progetto; Mario Pietracupa, in rappresentanza del Consorzio Tump e Manlio Cassandro, che predisposto quanto necessario per il riconoscimento da parte della Regione e le possibilità di finanziamento, a partire dal PNNR, una volta inserito nel Registro Nazionale dei Distretti del Cibo. A presentare gli ospiti, il padrone di casa, il sindaco Rosario De Matteis, già consigliere regionale e presidente della Provincia di Campobasso.

Un’illustrazione puntuale che ha messo in luce i punti da sviluppare per cogliere gli obiettivi e dare quella svolta di cui ha urgenta bisogno il Molise, che non è solo la possibilità di rimettere, con il recupero degli oliveti abbandonati e la realizzazione di nuovi oliveti per altri diecimila ettare; ma di formazione, ricerca e sperimentazione, promozione e valorizzazione degli oli delle 19 varietà autoctone molisane centro dello sviluppo l’agricoltua. In pratica – come ho avuto modo di sottonineare nel mio intervento – una grande opportunità che serve a far rinascere i luoghi e, con essi, il Molise. Un laboratorio utile per le altre regioni, il domani del Paese.

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