Compensi, Movimento 5 Stelle: il grande bluff della Regione

Il MoVimento 5 Stelle Molise ha scoperto un vero e proprio trucco, perpetrato nel tempo, ai danni di tutti i cittadini. Un trucco che ha permesso alla Regione di aumentare gli stipendi dei consiglieri e giustificare nuovi vitalizi reintroducendo privilegi che si credevano dimenticati. Per questo, attraverso il nostro portavoce alla Camera Danilo Toninelli, abbiamo depositato una interrogazione al Consiglio dei Ministri e abbiamo presentato un esposto alla Corte dei Conti
Nel 2012 il governo Monti ha introdotto dei limiti di spesa per le Regioni. Parametri che, tra le altre cose, fissavano:
– il tetto massimo degli stipendi di consiglieri e presidenti;
– la creazione di un sistema pensionistico per i consiglieri di tipo contributivo e non più retributivo. Il Decreto Monti, per vincolare le Regioni al rispetto di questi parametri, prevedeva un taglio ai trasferimenti addirittura dell’80%, per quelle che non si sarebbero messe in regola con i livelli di spesa.

In pratica, con il D.L. del 10.10.2012 n. 174 il Governo ha vincolato le Regioni al rispetto di determinati parametri considerando i casi più virtuosi, cioè l’Umbria il cui Governatore guadagnava 13.800 euro e l’Emilia-Romagna i cui consiglieri con non superavano gli 11.100 euro.
Questi due limiti “non superabili in alcun modo” dovevano essere, dunque, un riferimento per tutte le Regioni che avrebbero anche dovuto comunicare al Consiglio dei Ministri l’avvenuto adeguamento per evitare le sanzioni governative. La Regione Molise, invece, ha intrapreso un percorso diverso. Prima con la legge regionale numero 10 del 2013, poi con la deliberazione dell’Ufficio di Presidenza n. 88 del 30 luglio 2013, sono stati sforati i tetti previsti dal Decreto Monti, eludendo di fatto una legge nazionale. Con l’artificio dell’indennità di funzione assegnata a quasi tutti i consiglieri e con l’aumento dell’importo esentasse rispetto agli stipendi delle legislature precedenti secondo noi si è già oltre il limite consentito dalla legge e dal buon senso.

Secondo noi deve aggiungersi un piccolo, grosso particolare: il nuovo sistema pensionistico, la “cassaforte” della Casta. Su questo argomento la Regione ha superato ogni immaginazione, mettendo in campo tutta la fantasia legislativa possibile per assicurarsi certi compensi.

Ripercorriamo insieme le tappe: con la legge n. 10 del 25 luglio 2013, si stabilì che i consiglieri regionali eletti, su propria richiesta, potevano versare contributi previdenziali nella misura del 16% dell’indennità di carica percepita, al netto delle ritenute fiscali. In pratica anche in Molise fu introdotto il principio secondo il quale chi voleva poteva versare un tot del proprio stipendio per crearsi un fondo pensionistico. Ma questa legge non è mai stata attuata.
Infatti, passato qualche anno e scampato il pericolo dei tagli ai trasferimenti, spunta fuori la Legge regionale n. 9 del 4 maggio 2015, seguita a ruota dalla Deliberazione dell’Ufficio di Presidenza n. 68 datata 8 ottobre 2015. I due atti in controtendenza tornano sulla materia delle pensioni, eludendo le prescrizioni e i parametri contenuti nel Decreto Monti e istituendo sì un sistema previdenziale di tipo contributivo, ma in “analogia con quello previsto per i componenti della Camera dei Deputati”.

Così vengono ridisegnati i limiti percentuali del sistema previdenziale regionale (e gli effetti di questa legge vengono fatti retroagire fino all’inizio della legislatura 2012) e suddivisi in due quote di contribuzione: una a carico del consigliere regionale, pari all’8,80% della propria indennità lorda; un’altra a carico del Consiglio regionale, pari a 2,75 volte la quota prevista per il consigliere.
In questo modo sono saltati tutti i parametri. Così, nel 2015, la Regione Molise ha disposto indennità che sforano il tetto massimo previsto dal Decreto Monti, rivedendo al rialzo tutte le pensioni e svilendo il contenimento della spesa pubblica per altro annunciato anche dalla Conferenza Stato-Regioni del 30 ottobre 2012.
Come sempre, sono i cittadini a pagare questi aumenti, e sono tanti.

In definitiva, prima la Regione si è adeguata a parametri imposti dal Governo nazionale, scampando così il taglio dell’80% dei trasferimenti, poi, sempre con legge regionale, ci ha ripensato garantendosi privilegi insopportabili soprattutto in un momento come questo, quando ai cittadini si chiede di fare grandi sacrifici. Ma il grande bluff è stato scoperto dal MoVimento 5 Stelle che ha letto le carte, ha controllato dati, leggi e parametri, ha incontrato esperti e cittadini. Non solo.
Siamo anche stati a Roma per parlare con i nostri portavoce e proprio insieme a loro abbiamo preparato e presentato una interrogazione al Consiglio dei Ministri e un formale esposto alla Corte dei Conti. Ci aspettiamo una decisione dell’Ufficio di Presidenza e una risposta dal Governo in tempi brevissimi, anche perché la questione non è da sottovalutare: a quanto pare, questo giochetto è stato fatto in molte altre Regioni e ci sono in ballo grandi responsabilità contabili.

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