Politica/ I dissidenti e i loro partiti: chiarimento o ‘trasgressione’?

di Stefano Manocchio

Abbiamo visto il ‘caso POS Molise’ e i riscontri che potrà avere sulla stabilità dell’esecutivo politico regionale. La novità, come detto, è che il dissidio non è solo quello ‘normale’ delle opposizioni, ma anche all’interno della maggioranza di governo. Il presidente Toma, quindi si troverà ad affrontare una situazione nuova, con numeri di governo tutt’altro che certi; fatto questo che non certifica automaticamente la sfiducia, perché questa passa attraverso una discussione, ma anche trattative e tentativi di ‘aggiustamento’ e ricomposizione per eliminare i motivi di dissidio. Sono tante le possibilità in mano al presidente e certo non è la priorità per i consiglieri regionali il ritorno anticipato alle urne.

Nella geografia del dissenso c’è qualcosa che non quadra, o meglio di anomalo; i partiti rappresentati dai dissidenti sono naturalmente partiti di governo, ma quasi tutte le sigle hanno contestualmente addirittura rappresentanti nella Giunta regionale e consiglieri che sul POS Molise contestano il ‘capo’ di quella Giunta, quindi il presidente della Regione Molise. Non è certo un fatto usuale; ma il Molise spesso si distingue dalle normali logiche politiche e partitiche.

Vediamo i casi del dissenso, analizzandoli singolarmente.

Michele Iorio è stato eletto con una sua lista e come ‘competitor’ dello stesso Toma, non avendo aderito alla maggioranza di governo; adesso è espressione di Fratelli d’Italia, come lo è Quintino Pallante, che pure nell’esecutivo regionale è inserito con i piedi ben piantati.

Gianluca Cefaratti è vice presidente del Consiglio regionale ed esponente di Orgoglio Molise, come lo è Vincenzo Cotugno, assessore con ampio spazio di manovra politica.

Il presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, è esponente dell’UDC, partito a pieno titolo facente parte della coalizione di centro destra sia a livello nazionale che regionale.

Aida Romagnuolo, che era assente alla riunione durante la quale i contrasti con Toma si sono evidenziati, è esponente della Lega, come lo dovrebbe essere in pectore l’assessore Filomena Calenda, che però è ufficialmente iscritta al gruppo misto (poi tra le due non è che vi sia un particolare feeling). La consigliera di Casacalenda tutto sommato ha le mani più libere degli altri, ma anche Micone ha spazio di manovra, non essendo il suo partito rappresentato a palazzo Vitale.

Allora per essere brevi e non cedere al politichese, delle due l’una: o le posizioni di Iorio, Micone, Cefaratti e Romagnuolo faranno da ‘apripista’ ad una crisi voluta dai partiti o i quattro in dissenso avranno un problema di dialogo proprio con le segretarie dei loro partiti.

Si potrebbe obiettare che il dissenso è solo sul POS e non su tutta l’azione del governo-Toma e per il resto le posizioni potranno rimanere inalterate: sarebbe la nota soluzione ‘all’italiana’ o ancor di più ‘alla molisana’ visto che dalle nostre parti siamo abituati a logiche diverse dal quadro nazionale.

Che dire: vederemo.

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