Lo scenario più accreditato è quello di passare da 60 a 30 miliardi di acquisti al mese, dal 2018, ma di estendere il programma per altri nove mesi. Draghi potrebbe posticipare al 2019 il rialzo dei tassi. Il nodo sulla politica di reinvestimento sui titoli in scadenza
a cura di RAFFAELE RICCIARDI www.repubblica.it
Dimezzare gli acquisti mensili di obbligazioni di Stato (e non) a 30 miliardi, ma prolungare il programma oltre l’attuale scadenza di fine anno e procedere anzi di ben nove mesi, dunque fino al settembre del 2018. Mario Draghi è chiamato a una delle sue conferenze più impegnative, quella che dovrà dare indicazioni su come uscire dalla fase senza precedenti di stimoli monetari che si è concretizzata soprattutto nel programma del Quantitative easing. E su una simile agenda si concentrano le aspettative dei mercati.
Goldman Sachs ha avuto modo di sottolineare che questa prospettiva è stata recentemente corroborata dalle posizioni di alcuni membri del board (nello specifico Peter Praet), che lasciano pensare come il governatore si possa tenere ancora le mani libere – nella sua retorica – su possibili nuove tornate di allentamento del Qe, anche se ormai è più un segnale formale che una reale opzione pratica per l’Eurtower. Anche da Ubs immaginano che Mario Draghi ripeta le locuzioni alle quali ha abituato gli ascoltatori, ovvero l’impegno a mantenere i tassi bassi a lungo e ben oltre la fine del Qe e di preservare una posizione ultra-accomodante della Banca centrale almeno fin quando il target di inflazione vicino al 2% non sarà raggiunto. Nella tabellina predisposta dagli economisti di Abn Amro per i loro investitori, si riassumono alla perfezione le aspettative covate in seno a una banca internazionale e quali potrebbero essere le delusioni o le sorprese positive.