(Adnkronos) – "Svolta nei trattamenti di fecondazione assistita per le donne over 40": anche loro possono diventare mamme senza assumere 'bombe ormonali', grazie a un percorso di Pma "meno invasivo e medicalizzato, più vicino a una gravidanza naturale e più facile da affrontare dal punto di vista emotivo". E' la tecnica del ciclo naturale modificato, che anche superati gli 'anta' permette di diventare madri con le stesse chance del ciclo artificiale e con un rischio minore di aborto. Lo dimostra uno studio multicentrico presentato dal gruppo Ivi, gruppo internazionale tra i principali player nel settore della riproduzione medicalmente assistita, al 41esimo Congresso annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre 2025 – Parigi, 29 giugno-2 luglio). La ricerca, coordinata Pietro Molinaro (Ivi Roma e università di Valencia, Spagna) e condotto in collaborazione con un team internazionale di esperti di centri italiani e spagnoli, indica che "il ciclo naturale modificato (mNC-ET) è una valida alternativa al ciclo artificiale per la preparazione endometriale nella procreazione medicalmente assistita", anche nelle aspiranti mamme meno giovani. "Volevamo dimostrare che anche nelle donne over 40 il ciclo naturale modificato, tecnica che combina elementi del ciclo naturale con un supporto farmacologico minimo, può offrire risultati pari a quelli del ciclo artificiale in termini di tasso di nascita viva e riduzione del tasso di aborto, ma con un approccio meno invasivo – spiega Mauro Cozzolino, specialista in medicina della riproduzione, direttore del Centro Ivi di Bologna e coautore dello studio – Abbiamo incluso 16.579 donne in età compresa tra 40 e 49 anni, per un totale di 26.039 trasferimenti singole blastocisti. E' sicuramente uno degli studi più grandi mai realizzati su questo tema", sottolinea l'esperto. "Nel ciclo artificiale – descrive Cozzolino – la paziente assume estrogeni e progesterone per settimane, fino al terzo mese di gravidanza". Il ciclo naturale modificato, invece, rispetta il ritmo dell'organismo: "Seguiamo quello che il corpo fa da solo, intervenendo il minimo indispensabile. Il trattamento è più leggero e più rispettoso". In cosa consiste? "Si monitora l'ovulazione spontanea – illustra lo specialista – e si interviene solo con una piccola iniezione di hCG, un ormone che aiuta a 'orchestrare' l'ovulazione in un momento preciso, così da poter pianificare al meglio il trasferimento dell'embrione. In altre parole, si dà un segnale chiaro all'ovaio su quando rilasciare l'ovulo, proprio come farebbe l'organismo da solo. Per rendere l'ambiente dell'utero più favorevole all'impianto dell'embrione, viene poi somministrato progesterone, ma con un carico farmacologico molto più basso rispetto ad altri protocolli. Tutto il processo è accompagnato da semplici controlli ecografici e ormonali. Questo metodo si distingue sia dal ciclo naturale puro, in cui non si interviene affatto sull'ovulazione, sia dal ciclo artificiale, in cui tutti gli ormoni necessari alla gravidanza vengono introdotti dall'esterno". Gli autori sono partiti da un'osservazione clinica: nelle donne che non ovulano spontaneamente manca il corpo luteo, una struttura dell'ovaio che normalmente produce sostanze fondamentali per sostenere l'inizio della gravidanza. "Abbiamo notato che le donne che ovulano naturalmente, anche durante un trattamento di fecondazione assistita, vanno incontro a meno complicazioni ostetriche, come ipertensione e preeclampsia – rimarca Cozzolino – Da qui l'idea di sperimentare in modo più sistematico un approccio più fisiologico", il "ciclo naturale modificato, anche nelle donne in età più avanzata". Un'intuizione premiata dai dati: "Il tasso di successo del ciclo naturale modificato è pienamente paragonabile a quello del ciclo artificiale. La probabilità di nascita è del 40,2% con il ciclo naturale modificato, contro il 41% del protocollo farmacologico classico", emerge dallo studio. Per i ricercatori, però, "la vera notizia è un'altra: il tasso di aborto spontaneo si riduce in modo significativo con l'approccio più fisiologico: 11,8% contro 17,4%". "La differenza può sembrare sottile, ma ha un impatto enorme, soprattutto per le donne in età più avanzata", puntualizzano gli esperti. "Questa riduzione potrebbe essere dovuta a una migliore qualità dell'endometrio e a una sincronizzazione più naturale con l'embrione", ragiona Cozzolino. "E non si tratta di un dettaglio", precisa: "Ogni aborto evitato significa meno dolore, meno frustrazione, meno attesa. Ha un peso clinico, ma anche psicologico ed emotivo enorme". Per gli autori c'è anche un altro aspetto da non trascurare: "Molte donne vivono il ciclo naturale modificato in modo più sereno, con meno farmaci, meno interventi e un maggiore senso di familiarità. E in un percorso come la Pma, sentirsi più in sintonia con il proprio corpo fa davvero la differenza". Lo studio ha escluso fattori confondenti come patologie uterine gravi o irregolarità ormonali e ha utilizzato un'analisi statistica avanzata per correggere variabili come età, qualità embrionale e caratteristiche del partner. "Anche dopo tutte le correzioni statistiche, non emerge alcun vantaggio significativo del ciclo artificiale – conferma Cozzolino – Questo rafforza l'idea che si possano personalizzare i trattamenti anche per le donne over 40, a condizione che abbiano un ciclo regolare. Inoltre, nei centri Pma ci si concentra spesso solo sull'impianto. Ma se possiamo ridurre complicanze come preeclampsia e ipertensione, riduciamo anche accessi ospedalieri e costi sanitari. E' una visione più ampia e più responsabile". Il team Ivi prevede ora una serie di studi su larga scala per valutare gli effetti del ciclo naturale modificato sugli esiti ostetrici e neonatali. "Il nostro obiettivo – conclude lo specialista – è rendere la medicina della fertilità sempre più personalizzata, sostenibile e rispettosa della fisiologia femminile. E ciò che rende tutto questo ancora più rilevante è che ora possiamo offrirlo anche alle donne over 40, un tempo escluse da percorsi meno invasivi". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Harry Styles, bacio appassionato con una misteriosa ragazza a Glastonbury
(Adnkronos) –
Harry Styles, la superstar ex One Direction, è stato visto scambiarsi un bacio appassionato con una misteriosa ragazza durante una festa a Glastonbury. L'artista 31enne si trovava in un'area Vip del festival musicale nelle prime ore di domenica, in compagnia di amici. Come riportato da The Sun, un testimone oculare ha raccontato: "Harry aveva occhi solo per questa donna e tra loro è scoccata subito la scintilla". E ancora: "È arrivato con alcuni amici, ma non appena lui e la ragazza si sono incontrati, sono diventati inseparabili. Lei lo ha baciato sulla guancia tre volte, poi lui le ha preso la mano e l'ha portata a ballare. Poco meno di un'ora dopo, si sono baciati davanti a tutti, senza curarsi di essere visti". L'identità della ragazza non è ancora nota, ma il bacio e gli atteggiamenti intimi suggeriscono che Styles abbia ritrovato l'amore. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Napoli, scossa di terremoto di magnitudo 4.6 ai Campi Flegrei: è la più forte degli ultimi 40 anni
(Adnkronos) – Una scossa di terremoto di magnitudo 4.6 è stata registrata dall'Ingv ai Campi Flegrei oggi 30 giugno 2025 ed è stata avvertita anche a Napoli. La scossa, delle ore 12.47, è avvenuta in mare a una profondità di 5 km ed è l'evento maggiore dello sciame sismico in corso. Si tratta della scossa più forte degli ultimi 40 anni e pareggia per intensità quella di marzo 2025. Tra i comuni più vicini all'epicentro quelli di Bacoli, Monte di Procida e Pozzuoli.
La scossa è stata lunghissima e avvertita in tutta la provincia di Napoli. Dalla zona est di Napoli, come Via Argine, sino a Giugliano, ai Colli Aminei e ovviamente i quartieri più vicini all'area dei Campi Flegrei, come Fuorigrotta e Bagnoli. Dalle prime verifiche, fa sapere il Dipartimento della Protezione civile, "al momento non sono stati segnalati danni", mentre i Vigili del Fuoco comunicano che "non sono pervenute alla sala operativa del comando dei vigili del fuoco di Napoli richieste di soccorso o segnalazione di danni". Il sindaco di Bacoli, Josi della Ragione, però fa sapere che c'è stato il crollo di un costone. "La scossa c'è stata in mare, è la più forte sentita a Bacoli, – ha spiegato all'Adnkronos – i cittadini sono preoccupati per la magnitudo dell'evento, non ci sono danni a persone, ma c'è il crollo di un costone all'isolotto Pennata. Sollecitiamo l'avvio dei lavori ai costoni, ci siano altri fondi e anche un controllo più marcato in mare". La circolazione ferroviaria è fortemente rallentata nel nodo di Napoli per verifiche tecniche dopo la scossa a Napoli Campi Flegrei. Come comunica Trenitalia in una nota, i treni alta velocità, intercity e regionali possono registrare rallentamenti fino a 120 minuti e possono subire limitazioni di percorso e cancellazioni. "Mi attengo a quello che dicono all'Ingv: siamo all'interno della crisi bradisismica, speriamo non ci siano evoluzioni. Purtroppo bisogna convivere con questo fenomeno, finché si manterrà entro questi livelli di energia. Anche se quella di oggi è stata la più alta". Ha affermato, a margine del Cdm, il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci. "C'è una ricognizione in corso da parte dei tecnici e dei vigili del fuoco. Qualche cornicione certamente è crollato, speriamo davvero che non ci sia stato alcun danno". Interpellato sull'eventualità di un possibile stato di emergenza, il ministro ha precisato: "Non è una valutazione che fa la politica, ma la fanno i tecnici. Rispetto a quanto accaduto nei mesi passati non vedo una discontinuità, al di là dei due-tre punti di magnitudo superiore. Speriamo che tutto rientri". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Carceri, Mattarella: “Condizioni preoccupanti, sovraffollamento insostenibile”
(Adnkronos) – "So che ogni giorno cercate di assolvere con sacrificio e con professionalità il vostro impegno, reso ancor più difficile dalle preoccupanti condizioni del sistema carcerario, contrassegnato da una grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento, nonché dalle condizioni strutturali inadeguate di molti istituti, nei quali sono necessari interventi di manutenzione e di ristrutturazione, da intraprendere con urgenza, nella consapevolezza che lo spazio non può essere concepito unicamente come luogo di custodia, ma deve comprendere ambienti destinati alla socialità, all'affettività, alla progettualità del trattamento". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando il capo del Dap, Stefano Carmine De Michele, e una rappresentanza della Polizia penitenziaria. "I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati, in palestra di addestramento al crimine, né in luoghi senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato – ha affermato Mattarella – Ogni detenuto recuperato equivale ad un vantaggio di sicurezza per la collettività oltre ad essere l'obiettivo di un impegno notoriamente, dichiaratamente costituzionale". "Servono investimenti – ha sottolineato il capo dello Stato – in modo da garantire un livello dignitoso di vita e di trattamento dei detenuti e al contempo migliori condizioni del lavoro che voi svolgete con scrupolo. Sono investimenti necessari e lungimiranti, perché rivolti, ripeto, a garantire maggior sicurezza ai cittadini. È particolarmente importante che il sistema carcerario disponga delle risorse necessarie, umane e finanziarie, per assicurare ad ogni detenuto un trattamento e un regime di custodia che si fondino su regole basate su valutazioni attuali, per ciascuno, con l'obiettivo rivolto al futuro". "Il numero dei suicidi nelle carceri è drammatico – ha detto il presidente della Repubblica incontrando il capo del Dap e una rappresentanza della Polizia penitenziaria – da troppo tempo non dà segni di arresto. Si tratta di una vera e propria emergenza sociale, sulla quale occorre interrogarsi per porvi fine immediatamente". "Vi ringrazio per la dedizione che riversate nel vostro compito, articolato, complesso, che svolgete in conformità alla Costituzione" caratterizzato da funzioni "che non si esauriscono nella vigilanza – ha affermato il capo dello Stato – Quante difficoltà, so bene, pesano sulle vostre funzioni, sui vostri compiti, difficoltà che interpellano anche altre istituzioni: la carenza di organico, che da tempo è una condizione critica del sistema penitenziario e che riguarda il Corpo e tutti gli operatori; penso alla grave insufficienza del numero di educatori, al difficile accesso alle cure sanitarie dentro gli istituti, specialmente per i detenuti affetti da problemi di salute mentale". "Occorre che gli istituti di pena – ha sottolineato Mattarella – siano dotati di nuove e più adeguate professionalità, in caso contrario anche il vostro compito sarà inevitabilmente appesantito e gravato da un improprio sovraccarico di funzioni che dovrebbero essere affidate ad altri". La situazione delle carceri, ha evidenziato ancora, richiede una serie di interventi da attuare "per rispetto dei valori della nostra Costituzione, per rispetto del vostro lavoro, per rispetto della storia del Corpo di Polizia penitenziaria, per rispetto dei suoi caduti vittime del terrorismo e della criminalità". —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Carrese di San Martino in Pensilis 2025: la Polizia di Stato denuncia 15 persone all’Autorità Giudiziaria
Nell’ambito delle attività di verifica e controllo condotte in occasione delle manifestazioni pubbliche in ambito provinciale, la Polizia di Stato della Questura di Campobasso ha deferito 15 persone alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Larino per le condotte illecite tenute in occasione della Carrese di San Martino in Pensilis dello scorso 30 aprile.
L’attività di accertamento dalla DIGOS, in stretta collaborazione con l’Arma dei Carabinieri competente per territorio, grazie anche all’attenta visione delle immagini realizzate dal personale della Polizia Scientifica della Questura durante il servizio di ordine pubblico predisposto per l’evento, ha consentito di giungere all’identificazione dei soggetti che, in vario modo, si sono resi inottemperanti alle ordinanze sindacali adottate per la circostanza a tutela della sicurezza pubblica, ponendo a rischio con il proprio comportamento il regolare svolgimento della manifestazione.
Una persona è stata, inoltre, denunciata anche per resistenza a pubblico ufficiale, non avendo adempiuto spontaneamente all’intimazione del personale di polizia ad abbandonare un’area vietata al pubblico per motivi di sicurezza. Un altro soggetto, invece, è stato denunciato perché, con il volto travisato per non essere identificato, si è introdotto con un motorino nel percorso di gara, nonostante del divieto di circolazione.
Sono state, inoltre, elevate numerose contestazioni amministrative in relazione alle infrazioni al Codice della Strada per l’inosservanza delle ordinanze di viabilità.
La spirito di collaborazione e la sintonia con le Amministrazioni comunali interessate, hanno dunque permesso di garantire un’elevazione degli standard di sicurezza per il pubblico che ha assistito alle Carresi che di recente si sono svolte in provincia, favorendo una crescente attrattività di pubblico anche da fuori regione.
Farmaci, semaglutide e tirzepatide: dopo il diabete e l’obesità nuova sfida è l’inflammaging
(Adnkronos) – L’approccio farmacologico al sovrappeso e all’obesità in questi ultimi anni ha subito un’evoluzione significativa grazie all’introduzione di terapie talmente innovative da essere considerate, nell’Endocrinologia, la rivoluzione attesa dell’ultimo trentennio: semaglutide, agonista recettoriale di Glp-1 e tirzepatide, agonista duale dei recettori Glp-1 e Gip, analoghi delle incretine, rappresentano la più avanzata frontiera per l’ampiezza dei loro effetti benefici sulla salute metabolica globale e si confermano, con potenzialità di prevenzione e trattamento di numerose patologie croniche attraverso l’azione antinfiammatoria, leader di una longevità sana. Oltre al riequilibrio della cellula adiposa ‘disfunzionale’, al calo ponderale e al miglioramento della risposta insulinica nei pazienti con obesità, questi farmaci aggiungono salute globale endocrino-metabolica e cardiovascolare, riducono lo stress ossidativo e l’infiammazione sistemica cronica silente di basso grado, fattori determinanti nello sviluppo e nella progressione delle malattie cronico-degenerative sostenute dall’inflammaging, processo correlato all’invecchiamento e alla senescenza cellulare. Sono i temi affrontati dai maggiori esperti nazionali riconosciuti dell’area endocrino-cardio-metabolica riuniti a Roma in occasione del Workshop ‘Semaglutide e tirzepatide: nuova frontiera terapeutica per sovrappeso e obesità, salute metabolica e antinfiammazione’ organizzato con il contributo non condizionato di Eli Lilly e Novo Nordisk. Proprio a partire dal contrasto all’infiammazione età-correlata si apre la strada all’arrivo di molecole sempre più innovative che potrebbero ampliare le possibilità di cura anche per malattie neurodegenerative, come Parkinson e Alzheimer, e della sfera riproduttiva, non ultimi infertilità e ovaio policistico. Il concetto per cui l’obesità è conseguenza del mangiare tanto e consumare poco, e che basti mangiare meno per dimagrire – informa una nota – si sta ridirezionando verso un approccio radicalmente nuovo, che considera l’eccesso ponderale come una condizione dismetabolica fondata sull’evidenza che si accumula grasso nonostante il paziente non mangi molto. Il tessuto adiposo espanso, malato e ‘disfunzionale’, innesca la produzione di sostanze pro-infiammatorie, processo che si diffonde ad altre cellule e innesca ‘a cascata’ una serie di alterazioni e danni metabolici e sistemici che coinvolgono il cuore, i vasi sanguigni, i polmoni, il fegato, i reni, il cervello. “Il principale responsabile ormonale dell’accumulo di grasso dismetabolico (grasso non sano) all’interno delle cellule adipose è l’insulina, che non funziona come dovrebbe, e viene prodotta in eccesso, venendosi a determinare il fenomeno noto come insulino-resistenza – spiega Andrea Fabbri, professore di Endocrinologia, Università di Roma Tor Vergata – Altro elemento che favorisce questo accumulo di grasso è il cortisolo, un mix pericoloso che potenzia i rischi correlati all’obesità: aumento di grasso addominale viscerale, fegato grasso e infiammato (malattia steatosica dismetabolica), tessuto epicardico in cui si deposita grasso che infiamma il cuore, tessuto muscolare in cui il grasso agisce riducendone l’efficienza. Il grasso infiammato a sua volta peggiora l’insulino-resistenza e instaura un circolo vizioso che favorisce l’ulteriore deposito di grasso. Semaglutide e tirzepatide mimano le azioni delle incretine, enterormoni secreti dalle cellule intestinali in risposta al pasto, riducono il senso di fame, con azioni metaboliche positive: migliorano la sensibilità insulinica, riducono la resistenza insulinica, hanno azioni antinfiammatorie metaboliche specifiche che mitigano l’attività negativa del grasso disfunzionale al di là del calo ponderale. Inoltre, rallentano lo svuotamento gastrico con un conseguente abbassamento del picco di insulina post prandiale”. Semaglutide e tirzepatide svolgono un’azione antinfiammatoria indiretta attraverso la perdita di massa grassa e il miglioramento della sensibilità insulinica, ma anche diretta con una duplice azione centrale neuronale e periferica sui meccanismi infiammatori. La ricerca preclinica e studi clinici, come Select, dimostrano che si riduzione l’infiammazione cardiovascolare con un’efficace protezione vascolare che addirittura precede il calo del peso e si traduce in una riduzione del 20% degli eventi avversi cardiaci maggiori (Mace). I due farmaci hanno effetti antinfiammatori anche sul microbioma intestinale, attraverso un’azione indiretta sui linfociti intestinali ricchi di recettore Glp-1. Significative evidenze scientifiche dimostrano gli effetti positivi delle due molecole sulla neuroinfiammazione. “L’azione di semaglutide e tirzepatide non si limita a ridurre la massa grassa, ma previene anche le complicanze – afferma Costanzo Moretti, professore di Endocrinologia, Università di Roma Tor Vergata – riducendo a livello muscoloscheletrico l’osteoartrite, agendo sulle vie respiratorie superiori, a contrasto delle apnee notturne, assai pericolose, correggendo gli effetti cardiovascolari aterosclerotici, di frequente associati a diabete, ipertensione ed elevati livelli di grassi circolanti. Gli effetti metabolici vanno dalla riduzione dei livelli glicemici a digiuno, al controllo dell’ipercolesterolemia. Senza contare i benefici sul fegato, sul rene e sul sistema nervoso centrale. Tutto questo ci consente di affermare che” questi farmaci “si comportano come sostanze ‘anti-inflammaging’, interferendo su fattori stressor che modificano, durante il progressivo invecchiamento degli organi, la soglia di adattamento alla longevità”. Inflammaging e invecchiamento – ricordano gli esperti – si propagano da cellula a cellula, da tessuto a tessuto come una malattia infettiva. L’ipotesi è: se le patologie età-correlate condividono una medesima origine, diventa possibile curarle tutte insieme, addirittura prevenirle o rallentarle. L’inflammaging, neologismo derivato da inflammation (infiammazione) e aging (invecchiamento) è considerata ad oggi un potente fattore di rischio dovuto al processo autoinfiammatorio in atto nell’organismo dopo una certa età, che sostiene e peggiora la senescenza, e viceversa. “Uno stato infiammatorio persistente può contribuire allo sviluppo di diverse malattie età-correlate – evidenzia Claudio Franceschi, professore emerito di Immunologia, Università degli Studi Alma Mater di Bologna – All’origine del processo ci sono stimoli infiammatori costituiti dalla fisiologica produzione di molecola spazzatura che i sistemi dedicati a smaltire non riescono più a eliminare, provocando l’attivazione di alcune cellule del sistema immunitario innato che attivano la reazione infiammatoria per difendere l’organismo ed eliminare la spazzatura. Semaglutide e tirzepatide stanno dimostrando di avere un’azione antinfiammatoria importante. Potrebbero essere in grado di agire sull’inflammaging, con tutte le possibili conseguenze”. Uno dei temi più attuali su cui si sono concentrati gli esperti riguarda il percorso da seguire per costruire e mantenere una longevità sana (Healthspan) e perché e come i 2 farmaci rappresentino una vera e propria rivoluzione terapeutica. “Non esiste un singolo rimedio terapeutico o proiettile magico, ma si tratta di un ecosistema a cui dobbiamo cercare di aderire con serenità, senza esasperazioni – osserva Camillo Ricordi, professore di Chirurgia, Direttore Cell Transplant Center e Direttore Emerito Diabetes Research Institute, Università di Miami – Non è mai troppo tardi per intervenire. Abbiamo già utilizzato da un decennio questi farmaci come terapia complementare nei trapianti di isole per trattare i casi più gravi di diabete. È stato dimostrato che i Glp-1 Ra (receptor agonist) non solo riducono l’infiammazione e migliorano la salute delle cellule beta del pancreas che secernono insulina, ma hanno anche un ruolo immunomodulante che può aiutare a prevenire episodi di rigetto delle cellule trapiantate. Ora si stanno affacciando molecole ancora più potenti e promettenti, fra queste: retatrutide, triplo agonista simultaneo dei recettori di Glp-1, Gip e glucagone, che in studi clinici iniziali ha mostrato riduzione del peso fino al 24% in soggetti con obesità non diabetica; gli analoghi dell’amilina a lunga durata d’azione, come cagrilintide da sola o in associazione a semaglutide e tirzepatide. Sono anche in studio formulazioni orali e nuove vie di somministrazione per accrescere l’aderenza e l’accessibilità a questi e a molti altri farmaci in arrivo”. Oltre 2,2 milioni di giovani in Italia presentano problemi di sovrappeso o sono francamente obesi. Mentre il sovrappeso va trattato con la dieta alimentare, sana e adeguata alle necessità caloriche dell’individuo, e associata al movimento, l’obesità grave merita un’attenzione speciale. “Alle prime 2 strategie va associata obbligatoriamente la terapia farmacologica, infatti un bambino/adolescente gravemente obeso ha il 90% di rischio di sviluppare attorno ai 20-30 anni le complicanze più serie che l’obesità porta con sé – sottolinea Marco Cappa, professore di Pediatria, responsabile Unità di Ricerca Terapie innovative in Endocrinologia Ospedale Bambino Gesù, Irccs di Roma – Ben vengano quindi i nuovi farmaci come le incretine per poter prevenire le pericolose comorbidità obesità correlate. È necessario identificare le categorie più a rischio e intervenire precocemente con questi farmaci per contrastare l’evoluzione della malattia. Le evidenze dimostrano che queste incretine possono avere un ruolo importante all’interno del nucleo famigliare disfunzionale sotto il profilo alimentare, inducendo, se correttamente utilizzate e sotto stretto controllo dello specialista, una sorta di ‘rieducazione’ alla sana alimentazione e all’attività fisica”. Il dibattito attorno a semaglutide e tirzepatide continua, a volte con toni accesi, all’interno della comunità scientifica. Quello che preoccupa i medici è la richiesta pressante di utilizzo scorretto di questi farmaci da parte di persone che non rientrano nel target specifico di trattamento, ben definito dalle indicazioni approvate dall’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa). Un altro problema da risolvere è la democratizzazione dell’accesso e la sostenibilità economica di queste strategie farmacologiche per la popolazione e per i sistemi sanitari. “L’obesità è una malattia – rimarca Paolo Sbraccia, direttore Centro Obesità Policlinico di Roma Tor Vergata – L’utilizzo di semaglutide e tirzepatide, dotati di una buona/ottima efficacia a seconda della risposta individuale, buone tollerabilità e sicurezza, che influenzano positivamente la salute del cuore, delle arterie, del fegato e dei reni, potrebbe forse produrre un certo cambiamento culturale, inteso come educazione e spinta a un più sano stile di vita e alimentazione corretta. Resta da superare l’ostacolo all’accesso a queste terapie. Questo è uno di quei casi in cui l’innovazione non riesce a coniugarsi con la sostenibilità del Ssn, ma qualcosa cambierà: a livello politico e regolatorio si stanno facendo numerosi passi necessari volti a individuare le priorità per questa importante patologia. Tuttavia, è bene ricordare che questi farmaci, proprio per la loro potente e ampia efficacia – conclude – vanno assunti solo dopo una attenta valutazione clinica dell’obesità da parte dello specialista e sotto un rigoroso e continuo controllo prolungato nel tempo”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Caso Paciolla, gip di Roma archivia inchiesta su morte cooperante
(Adnkronos) – Il gip di Roma ha archiviato l’inchiesta sulla morte di Mario Paciolla, il trentatreenne cooperante napoletano trovato senza vita nella sua abitazione a San Vicente del Caguàn, in Colombia, nel luglio del 2020, dove operava per le Nazioni Unite. Il giudice ha accolto la richiesta sollecitata dalla procura a cui si era opposta la famiglia. I pm avevano chiesto due volte l’archiviazione: nel primo caso il gip aveva disposto ulteriori indagini, ora invece il giudice ha accolto la richiesta della procura di Roma. “Prendiamo atto con dolore e amarezza della decisione del tribunale di Roma di archiviare l’omicidio di nostro figlio Mario. Noi sappiamo non solo con le certezze del nostro cuore, ma con le evidenze della ragione frutto di anni di investigazioni e perizie, che Mario non si è tolto la vita ma è stato ucciso perché aveva fatto troppo bene il suo lavoro umanitario in un contesto difficilissimo e pericoloso in cui evidentemente non bisognava fidarsi di nessuno”, dicono i genitori di Mario Paciolla, Anna e Giuseppe Paciolla con le loro figlie Raffaella e Paola e con le avvocate Emanuela Motta e Alessandra Ballerini. “Sappiamo che questa è solo una tappa, per quanto ardua e oltraggiosa, del nostro percorso di verità e giustizia. Continueremo a lottare finché non otterremo una verità processuale e non sarà restituita dignità a nostro figlio. Utilizziamo con rammarico e sofferenza il verbo ‘lottare’, mai avremmo pensato di dover portare avanti una battaglia per avere una giustizia che dovrebbe spettarci di diritto. Sappiamo però che non siamo e non resteremo mai soli – concludono – Grazie a tutte le persone che staranno al nostro fianco fino a quando la battaglia non sarà vinta”. In un post su Fb Vittorio di Trapani, presidente Fnsi, scrive: "La decisione del Gip di Roma di archiviare le indagini sull'uccisione di Mario Paciolla fa molto male. È dolorosa. Pur nel doveroso rispetto delle decisioni del tribunale, nulla cambierà rispetto al nostro impegno: noi non archivieremo la nostra lotta per arrivare alla verità e alla giustizia. Il giornalismo ha già dimostrato in passato di aver saputo tenere viva la ricerca di verità. E sono certo che saprà farlo anche in questa occasione. Un abbraccio forte va ad Anna Motta e Giuseppe Paciolla, esempio di tenacia, dignità e generosità". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Campobasso F.C./ Presentati il nuovo mister Zauri e il nuovo DS Figliomeni
Stamattina, alle 10,30 si e’ svolta la presentazione del nuovo mister e D.S. del Campobasso , Luciano Zauri, e Giuseppe Figliomeni. A presentarli, il Presidente Matt Rizzetta, insieme con il vice Nicola Cirrincione. Ha preso la parola, Rizzetta, che ha presentato Figliomeni conosciuto tramite amici in comune e Zauri, ex tecnico di Pescara e Foggia che ha un grande passato come giocatore ha concluso Rizzetta, dando la parola ad entrambi. Ha parlato prima Zauri che ha ringraziato per essere stato scelto promettendo il massimo impegno.
Infine Figliomeni, ha detto di essere felice di essere a Campobasso, una piazza difficile ma prestigiosa faro’ tutto il possibile ha concluso per fare meglio dello scorso torneo.
Arnaldo Angiolillo
Ravenna, schianto tra auto e camion: due morti e diversi feriti a Casalborsetti
(Adnkronos) – Nella prima mattinata di oggi, all’altezza del chilometro 16 della strada statale 309 Romea che attraversa il ravennate, l’autista di un camion avrebbe perso il controllo del mezzo, invadendo la corsia opposta di marcia e schiantandosi contro un’automobile. L’impatto è avvenuto tra Casalborsetti e Ponte Bellocchio, coinvolgendo altre quattro vetture oltre ai due mezzi incidentati. Ancora da capire i motivi che hanno causato lo sbandamento del mezzo pesante, mentre i due passeggeri a bordo dell’auto travolta sono morti sul colpo. Inutili i tentativi di salvataggio da parte dei soccorritori del 118 e dell’elisoccorso, giunti tempestivamente sul luogo dello schianto. Negli stessi attimi sono intervenuti sul posto anche i vigili del fuoco e un’automedica, che hanno prestato soccorso alle diverse persone rimaste ferite. Nel frattempo la statale Romea è stata chiusa al traffico, con gravi disagi alla circolazione. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Fecondazione, l’età del padre conta: se è over 45 più rischi di aborto e insuccesso
(Adnkronos) –
Uomini mai troppo vecchi per avere un figlio? Non esattamente, secondo la scienza. Uno studio internazionale presentato al 41esimo Congresso annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre 2025 – Parigi, 29 giugno-2 luglio), con abstract pubblicato su 'Human Reproduction', "sfida la convinzione comune che l'età degli spermatozoi abbia poco peso una volta avvenuta la fecondazione". Gli anni del padre contano eccome, assicurano gli autori: "I cicli di fecondazione in vitro che coinvolgono partner maschi di età superiore ai 45 anni – emerge dal lavoro – comportano un rischio significativamente maggiore di aborto spontaneo e tassi inferiori di nati vivi, anche quando vengono utilizzati ovuli di giovani donatrici". In altre parole, "l'età maschile gioca un ruolo fondamentale nel successo riproduttivo". Lo studio retrospettivo ha analizzato 1.712 primi cicli di donazione di ovociti effettuati tra il 2019 e il 2023 in 6 centri fra Italia e Spagna. Per comprendere l'effettivo impatto dell'età paterna, 'isolandolo' da fattori collegati alla madre, in tutti i cicli considerati sono stati usati esclusivamente ovociti freschi di donatrici giovani (età media 26,1 anni) e sperma congelato di partner maschili, includendo solo il primo singolo trasferimento di blastocisti in donne riceventi di età media 43,3 anni. I papà sono stati suddivisi in due gruppi: uomini di età pari o inferiore a 45 anni (1.066) e over 45 (646). "Sebbene i tassi di fecondazione e lo sviluppo embrionale fossero comparabili, sono emerse differenze significative negli esiti clinici", riferiscono i ricercatori.
"I tassi di aborto spontaneo – riportano – sono stati notevolmente più alti tra le coppie in cui il partner maschile aveva più di 45 anni, raggiungendo il 23,8% rispetto al 16,3% nella fascia d'età paterna più giovane. Allo stesso modo, i tassi di natalità sono risultati significativamente inferiori nella fascia d'età paterna più avanzata, attestandosi al 35,1% contro il 41% registrato tra gli uomini under 45". Afferma l'embriologa Maria Cristina Guglielmo, direttrice di laboratorio alla clinica Eugin di Taranto: "Tradizionalmente l'età materna è stata al centro dell'attenzione in medicina riproduttiva, ma i nostri risultati dimostrano che anche l'età del partner maschile gioca un ruolo cruciale e indipendente" da quella della madre biologica. "Anche utilizzando ovociti di donatrici giovani e sane e trasferendo un solo embrione di alta qualità, abbiamo osservato risultati peggiori negli uomini di età superiore ai 45 anni". Perché? "Con l'invecchiamento – spiega la specialista – la continua divisione delle cellule staminali spermatogoniali" che sono i precursori degli spermatozoi "aumenta il rischio di errori di replicazione del Dna. Ciò si traduce in un maggior numero di nuove mutazioni genetiche e in un tasso più elevato di aneuploidie spermatiche", cioè casi "in cui gli spermatozoi presentano cromosomi anomali". Inoltre, "l'età paterna avanzata è anche collegata a una maggiore frammentazione del Dna spermatico e a cambiamenti nel profilo epigenetico degli spermatozoi, come la metilazione del Dna". Considerati tutti "insieme, questi fattori influenzano sia l'integrità genetica sia la qualità funzionale degli spermatozoi, il che può compromettere lo sviluppo dell'embrione e contribuire a un rischio maggiore di aborto spontaneo". Per Guglielmo i risultati della ricerca "sottolineano la necessità che le cliniche della fertilità adottino un approccio più equilibrato, che riconosca il ruolo dell'età paterna anche nei cicli di ovodonazione in cui i fattori materni sono controllati. Le cliniche – suggerisce l'esperta Eugin – dovrebbero garantire che i pazienti maschi siano pienamente informati su come l'avanzare dell'età paterna possa influire sul potenziale di fertilità, sul successo della gravidanza e sul rischio di aborto spontaneo. I nostri studi futuri – prospetta l'autrice – mireranno ad approfondire la comprensione dei meccanismi biologici alla base dell'impatto dell'età paterna, concentrandosi sul danno al Dna spermatico, sullo stress ossidativo e sui cambiamenti epigenetici". Al di là del successo 'tecnico' della procedura di procreazione medicalmente assistita, Guglielmo invita a considerare come l'età del padre possa condizionare la salute della prole. "Esistono prove crescenti che collegano l'avanzare dell'età paterna a un aumento del rischio di disturbi dello sviluppo neurologico nei bambini", ricorda. Per questo "il nostro lavoro futuro studierà gli esiti a lungo termine dal punto di vista della salute e dello sviluppo dei bambini concepiti tramite cicli di ovodonazione con padri anziani, in cui i fattori materni sono ridotti al minimo per isolare più chiaramente gli effetti paterni". Carlos Calhaz-Jorge, ex presidente dell'Eshre, commenta così il lavoro: "Questo è un articolo importante che richiama l'attenzione su un fattore spesso trascurato nel campo della fecondazione in vitro. Sebbene potrebbe essere interessante suddividere ulteriormente il gruppo 'età paterna più avanzata'", per capire se "ad esempio gli uomini over 55 mostrerebbero risultati ancora peggiori, i risultati presentati dovrebbero essere seriamente considerati durante il processo di consulenza per le coppie in cui il partner maschile ha più di 45 anni". —salute/medicinawebinfo@adnkronos.com (Web Info)