Imprese “partecipate” dai dipendenti e referendum

La proposta di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese è legge: la numero 1573.

Promossa dalla Cisl, con la sottoscrizione di oltre 400mila firme depositate presso la Corte di Cassazione, la normativa è stata concepita in attuazione dell’articolo 46 della Costituzione ( «la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende») « nel rispetto dei princìpi e dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e internazionale, al fine di rafforzare la collaborazione tra i datori di lavoro e i lavoratori, di preservare e incrementare i livelli occupazionali e di valorizzare il lavoro sul piano economico e sociale», recita l’articolo 1.

Sarà una nuova fase dei rapporti all’interno delle aziende. «Siamo sempre stati in prima linea, perché crediamo nella collaborazione tra imprenditori e lavoratori, rifuggendo logiche conflittuali fuori dalla storia».

Si tratta di una proposta articolata, che prevede la possibilità per i rappresentanti dei lavoratori di partecipare ai Consigli di sorveglianza e anche ai Consigli di amministrazione e regola la distribuzione ai lavoratori dipendenti «di una quota degli utili di impresa non inferiore al 10% degli utili complessivi, effettuata in esecuzione di contratti collettivi aziendali o territoriali».

I premi di produttività e le forme di partecipazione agli utili d’impresa corrisposti a lavoratori dipendenti sono assoggettati all’imposta sostitutiva del 5% per il 2025, con limite superiore a 5mila euro.

Sono anche previsti piani di miglioramento e di innovazione dei prodotti, dei processi produttivi, dei servizi e dell’organizzazione del lavoro. Sono anche regolate delle modalità di partecipazione consultiva dei lavoratori alle decisioni.

Viene inoltre costituita una Commissione nazionale permanente per la partecipazione dei lavoratori. Sono previsti anche piani di azionariato diffuso, e commissioni paritetiche per i piani di miglioramento e innovazione, e piani di formazione continua per i lavoratori che partecipano agli organismi partecipativi. La normativa si applica anche alle società in forma cooperativa

Qualche problema nell’attuazione lo vedo è un grave limite essere una legge promossa dalla CISL con la contrarietà della CGIL e della UIL, sicuramente condizionerà negativamente l’attuazione sia in sede categoriale che aziendale.

I referendum promossi dalla CGIL e la legge sulla partecipazione promossa dalla CISL, non sono l’esito di una volontà unitaria ma l’affermazione delle identità delle singole organizzazioni, non solo risultano essere divisive per il movimento sindacale, ma pregiudicano la loro stessa possibilità di riuscita.

Sulla legge della partecipazione, ho letto le dichiarazioni della segretaria della Cisl di voler aprire tavoli di concertazione in tutti i posti di lavoro, mi domando come pensa di superare le divergenze tra le organizzazioni sindacali a livello categoriale e di fabbrica? andando da sola al confronto con le controparti e stipulando accordi separati?

Qualunque sia l’esito referendario, e la prospettiva di applicazione reale della legge di partecipazione mi auguro, per il futuro dei lavoratori, che le organizzazioni sindacali tutte facciano molto meno di quanto fanno per affermare le loro specifiche identità  e molto più di quanto non fanno per affrontare i molti problemi presenti nel mondo del lavoro, a partire dai salari che negli ultimi dieci anni hanno perso l’8,7% del loro valore, l’assenza del salario minimo, che invece esiste in 22 Paesi dell’Unione Europea su 27, l’aumento del carico fiscale sui salari e stipendi dei lavoratori dipendenti passato dal 41,4% del 2023 al 42,6% del 2025, per non addentrarmi in appalti a cascata e morti sul lavoro già ampiamente trattati .

Alfredo Magnifico.

Commenti Facebook