Di chi è la colpa della proliferazione dei Contratti?

Leggo su un social alcune considerazioni dell’allora direttore generale della Confcommercio il dottor Rivolta; “era il marzo 2015 quando si firmò in Confcommercio l’ultimo contratto nazionale del terziario”, esattamente nove anni fa, quella stagione venne segnata dalla pretesa di Confesercenti e di Federdistribuzione di essere riconosciuti come soggetti titolari di una propria autonomia contrattuale rinunciando ad aderire al CCNL sottoscritto da Confcommercio che sino a quel momento godeva della titolarità per l’intero comparto distributivo (con la sola esclusione delle Coop). Se a questi contratti si aggiungono il Contatto della Cooperazione e dell’artigianato siamo a ben 5 contratti

Una autonomia rivendicata, ma alla prova dei fatti mai esercitata né allora né oggi. In allora ricopiando paro-paro il contratto di Confcommercio limitandosi ad apporre la propria firma, negando nei fatti quindi la enunciata pretesa di marcare le proprie specificità, ne oggi rimasti a piè fermo in attesa di Confcommercio e dell’esito delle proprie trattative.”

Nove anni sono trascorsi, cinque dalla scadenza del precedente contratto e ad oggi nulla fa presagire una qualche positiva soluzione rispetto ad una vacanza contrattuale che si è trascinata oltre ogni ragionevole attesa e comunque unica nella storia negoziale di questa organizzazione datoriale a parte una astensione dal lavoro la vigilia di Natale.

Il dott. Rivolta prosegue: ”Non spendo parole per commentare la latitanza delle OO SS evidentemente consapevoli di avere nel tempo smarrito del tutto o quasi la propria base associativa nel settore del commercioForse il sindacato, appagato della partecipazione dei propri vertici ad enti e fondi di derivazione contrattuale, ha trascurato di coltivare il rapporto con la propria base ed ha ignorato che in nove anni e’ stato falcidiato il potere d’acquisto dei lavoratori di questo comparto che meriterebbero per ciò di essere rappresentati con posture ben più decise e con iniziative ben più efficaci.

Il Contratto del Commercio era un contratto di riferimento per oltre 3,5 milioni di lavoratori, oggi ne ha persi per strada più di ottocentomila.

Quando si parla di proliferazione e di moltiplicazione di contratti non credo il tutto possa essere addebitato ai contratti pirata.

Per sfatare l’alibi, penso che dovrebbe essere il Ministro del lavoro o il Cnel ad aprire le contrattazioni dove tutti sono abilitati a partecipare alla contrattazione e tutti sono obbligati all’osservanza del contratto che scaturisce, nelle difficoltà di una complicata contingenza, che una dirigenza attenta ed illuminata dovrebbe scorgere il percorso che potrebbe mettere in circolo un ineludibile processo di unificazione dell’intero sistema delle rappresentanze del settore del commercio e della distribuzione. Percorso non facile ma che potrebbe scongiurare il pericolo di condurre l’intero comparto nella fossa dell’irrilevanza.

Alfredo Magnifico 

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