Cristiano Sociali: nella manovra di Governo si procede con tagli lineari che penalizzeranno il Sud

Il Bilancio dello Stato registra su 800 miliardi di spese annue, 140 miliardi trasferiti alle Regioni che per la quasi totalità (110 miliardi) vengono impiegati per finanziare il sistema sanitario. Al netto della sanità restano 30 miliardi distribuiti in proporzione agli abitanti e senza alcun criterio correttivo forte in favore del mezzogiorno e delle aree interne e meno popolate. Tagliare 4 miliardi alle Regioni significa mettere a rischio il servizio di trasporto pubblico locale, gli interventi socio – assistenziali, le attività essenziali e le prestazioni erogate ai cittadini.m Se si pensa che il Molise riceve fondi a libera destinazione inferiori ai 200 milioni annui si ha contezza della sproporzione tra i bisogni delle comunità locali e l’inadeguatezza delle risorse disponibili.
Nella manovra del Governo, hanno ragione CGIL – CISL e UIL, manca la solidarietà, non c’è giustizia sociale e si procede con tagli lineari che penalizzeranno il Sud, le zone montane e le periferie, con aumenti di imposte e soppressione di servizi discriminatori, arbitrari e ingiusti. Continuare a pubblicare statistiche sui numeri del Molise in rapporto alla spesa pubblica per abitante è un insulto al buonsenso. E’ chiaro che Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e Molise con meno popolazione hanno un ricarico sul costo dei dipendenti regionali e del funzionamento istituzionale o degli organi amministrativi delle ASL. Ma la questione va affrontata alla radice con un’aggregazione per Macro – Aree delle attuali regioni salvaguardando al contempo la presenza dello Stato sul territorio e potenziando i servizi essenziali a partire da scuola, sanità, trasporto e assistenza sociale.
Il Movimento Regionale dei Cristiano Sociali condivide le posizioni della CGIL e delle altre organizzazioni sindacali, della Conferenza Episcopale e delle associazioni che si battono per un Piano Nazionale per il Lavoro sostenuto da investimenti pubblici mirati a partire dal Mezzogiorno e dalle aree interne svantaggiate. Il primo problema degli italiani è il lavoro e nelle fasi di recessione economica spetta allo Stato far ripartire l’economia come ha fatto Barack Obama negli Stati Uniti dopo il crollo del 2008. Senza un Piano per il Lavoro sostenuto con fondi europei e nazionali che rilancino la crescita e lo sviluppo del Sud e del Molise non ci sarà art. 18 o altro totem che tenga. Si toglierà ai deboli per dare ai forti, si spoglieranno di potere e di funzione i territori per accentrare tutto a Roma, ma a pagare saranno i cittadini, i giovani e i lavoratori.

Commenti Facebook