Parametri di valutazione e di monitoraggio del rischio sanitario da COVID-19: Giancarlo Ripabelli tra gli esperti nominati

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha portato all’attenzione del Ministro della Salute e del Ministro per gli Affari Regionali e le autonomie, la necessità di avviare un confronto per semplificare, ove necessario, i parametri di valutazione e di monitoraggio del rischio sanitario da COVID-19. 

È opportuno sottolineare che gli indicatori attualmente utilizzati sono stati elaborati per la cosiddetta “fase 2”, cioè la fase immediatamente successiva al periodo di lockdown, caratterizzata da un progressivo allentamento delle restrizioni e da una graduale riapertura delle attività commerciali.


La proposta ha avuto come conseguenza l’istituzione di un gruppo di lavoro, individuando su base regionale alcuni esperti, da affiancare al Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, al Direttore Generale della Prevenzione e al Direttore Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute, al Capo di Gabinetto del Ministro della Salute.


Tra i dieci esperti nominati, il Prof. Giancarlo Ripabelli, Ordinario di Igiene, Direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università degli Studi del Molise e Coordinatore del “Comitato Scientifico per l’emergenza epidemiologica da COVID-19” della Regione Molise che, insieme ai rappresentanti delle Regioni e Province autonome del Veneto, Toscana, Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Marche, Lazio, P.a. di Trento e Liguria, siederà al Tavolo di confronto per verificare l’adeguatezza dell’attuale sistema di valutazione degli indicatori di contagio e la qualificazione dei parametri utilizzati.
La situazione epidemiologica italiana riguardo il SARS-CoV-2 è attualmente caratterizzata da differenze nella circolazione del virus e, di conseguenza, da differenti pressioni sui sistemi sanitari regionali. Ciononostante, l’intero territorio italiano è accomunato da una capacità di resilienza dei sistemi sanitari e territoriali tendenzialmente sottoposta a forte stress e, pertanto, bassa.


Ove possibile, è stato effettuato un monitoraggio puntuale dei casi e dei focolai d’infezione attraverso il miglioramento delle attività di “contact tracing”, che ha permesso di raggiungere l’indice di riproduzione (Rt) nazionale di 1,08 – dato relativo alla settimana 16-22 novembre – che pone la situazione epidemiologica nel cosiddetto “scenario 2”, con trasmissibilità sostenuta e diffusa, ma gestibile dal sistema sanitario nel breve-medio periodo e valori di Rt regionali compresi tra 1 e 1,25, sebbene l’indice registrato in diverse regioni sia già sceso sotto l’unità.
Un’epidemia con queste caratteristiche potrebbe essere caratterizzata da una crescita del numero di casi relativamente lenta, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2 – 4 mesi.
La valutazione dello scenario nazionale, nonché regionale, tuttavia, non può prescindere da un costante e attento monitoraggio degli indicatori che, se da un lato, devono essere caratterizzati da una buona capacità comunicativa nei confronti della popolazione (così da far comprendere ed accettare determinate limitazioni), dall’altro, devono costituire una ratio per le decisioni politiche atte a contrastare la diffusione di COVID-19.

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