“Cantu, Campana e Sonus” alla 721° edizione della Perdonanza Celestiniana

Esprimersi in modo sempre diverso, originale, irripetibile, fondendo la forma perfetta e storicizzata del Canto a Tenore con i suoni antichi ma sempre rinnovati delle campane e degli strumenti a percussione. Una contaminazione rispettosa di tutto quanto il “cantu” e la campana rappresentano per la storia dei popoli che li hanno generati, custoditi e diffusi. Cantu, Campana e Sonus nasce da questo. Anteponendo il simbolo della musica sarda o polivocalità sarda per eccellenza, alle sonorità della materia bronzea fusa nella campana e delle percussioni, rappresentazione e tragitto di ogni popolo. La materia sonora che si genera nasce dalle differenze che esistono in musica come altrove. Negarle significherebbe negare la possibilità di  reciproco influsso.


In Cantu, Campana e Sonus Percussioni Ketoniche e Tenores di Bitti Remunnu’e Locu, sono stati capaci di   integrarsi in una sintesi che ne ha valorizzato e potenziato i punti di   forza.  Il repertorio dello spettacolo traccia la storia della musica espressa dagli artisti in scena.  Il canto a tenore, dal 2005 inserito dall’Unesco tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità, è espressione sociale del mondo agro-pastorale, e racconta attraverso suoni gutturali, la vita di un popolo in tutte le sue sfaccettature.  La natura, la religione, il lavoro, i momenti di festa, di incontro, nella solennità delle celebrazioni extraliturgiche della settimana santa o semplicemente nelle osterie, sono cantati nel canto a tenore. La campane e le percussioni accompagnano, del resto, la storia dell’uomo da sempre cosí come il canto. E quindi se i Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu in Cantu Campana e Sonus segnano la traccia di uno dei più straordinari esempi di polifonia del Mediterraneo, Percussioni Ketoniche racconta con gli strumenti simbolo della cristianità, le campane, e con le percussioni, strumenti antichi quanto l’uomo, la storia musicale dal periodo arcaico all’odierno. Insieme ai quattro cantori sardi ed agli otto percussionisti, in palcoscenico risuonano circa venti campane di bronzo,  oggetti metallici riciclati destinando il loro timbro alla scena, e strumenti musicali convenzionali: bidoni d’acciaio intonati,  bidoni di ferro, dischi di freni d’acciaio, ammortizzatori d’acciaio,  tubi innocenti, padelle intonate di ferro,  bici con campanelli montati sulle ruote,  una serie di dodici congas intonate, una serie di campanacci,  il bata, una marimba, 5 coppie di bongo, oltre venti tamburi di diverse  dimensioni una batteria, un sintetizzatore e una vastissima  gamma di percussioni di ogni forma e suono.  E il palcoscenico, in Cantu, Campana e Sonus diventa ventre che accoglie e da origine al nuovo. Qui, in palcoscenico giù dai campanili sono le campane e con esse tutti i simboli dei quali sono pregne; il “cantu” dalla sua funzione di aggregazione, imitazione della natura e onore al sacro si racconta qui insieme alle percussioni che fondono tutti gli elementi presenti scandendo pulsazioni e ritmi altrove imitati.   Gilda Boffardi

PERCUSSIONI KETONICHE

E

TENORES DI BITTI REMUNNU ‘E LOCU

In collaborazione con la Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone

ALLA 721^ EDIZIONE

DELLA PERDONANZA CELESTINIANA

CANTU, CAMPANA E SONUS

L’AQUILA, PIAZZA DUOMO

25 AGOSTO 2015, ORE 22,30

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