Cultura/ Il Senatus Consultus di Larinum

Nel 1978 veniva rinvenuta una tavoletta bronzea recante inciso il testo di un senatoconsulto ascrivibile all’età di Tiberio e datato 19 d.C. Il ritrovamento ebbe luogo in quella che era stata l’antica Larinum, municipium della secunda regio augustea (oggi Larino, in Molise), centro tra i principali del territorio Apulo-Frentano. La tavola bronzea ha restituito solo una parte della statuizione incisa, riguardante i divieti destinati a reprimere la pratica delle attività gladiatorie e sceniche (considerate ‘infamanti ’) da parte di membri della classe senatoriale e di quella equestre. Il reperto è un’importante testimonianza della politica legislativa promossa da Augusto e Tiberio in difesa della dignitas degli ordini superiori. Possiamo collocare la stesura prima del Luglio del 19 d.C. grazie alla presenza del nome dei consoli in carica: Marcus Iulius Silanus e Lucius Norbanus Balbus. Il testo si compone di 21 righe lacunose suddivise in 3 parti.

La Tabula Larinas è un supporto bronzeo opistografo, ovvero inciso su entrambe le facce. Sull’una vi è riportato il testo del senatoconsulto, sull’altro una tabula patronatus. La tavoletta originale, quindi, ha subito degli interventi mutilanti proprio per ottenere il duplice specchio epigrafico, diminuendone le dimensioni originarie.
La tavola misura complessivamente h cm. 47; cm. 31,2-30,3; spess. cm. 1-0,8, perso kg 9. Il supporto reca inciso la data 1 aprile 344 d.C., su 14 righe, il processo verbale conferito del patronato non privo di qualche errore grammaticale a C. Herennius Lupercus.
Si trattava probabilmente di una copia ufficiale affissa in un luogo pubblico, ricavata da materiale di reimpiego mentre quella privata veniva data allo stesso patrono. La lastra di bronzo di Larino datata al 19. d.C. è stata quindi riutilizzata e “mutilata” per ridurla al formato di questa tabula patronatus ; ciò avvenne quando permisero le condizioni storiche di qualche secolo dopo, ovvero quando le risoluzioni del Senato datate all’incirca 300 anni erano ormai da considerarsi obsolete, tali quindi da superare ogni conservatorismo ed ammettere il reimpiego ad altri fini del bronzoIsabella Muccilli

Commenti Facebook