“Vigilate ergo…” – Messaggio del vescovo Claudio Palumbo per il Tempo di Avvento 2025

Carissimi fratelli e sorelle,
eccoci dunque all’Avvento, tempo di grazia, tempo di preparazione alla venuta del
Signore. La prima venuta: quella che ha visto Dio incarnarsi nella storia con la nascita di
Gesù a Betlemme, prolungatasi fino alla sua gloriosa Ascensione al cielo. Il Signore è
venuto e ha posto la sua dimora in mezzo agli uomini (Cf Gv 1, 14). Questa prima venuta
del nostro Salvatore, dischiude la sua venuta nel presente: il Signore viene nella
quotidianità della nostra vita, ma apre anche ad un’altra venuta, una nuova e ultima visita,
come professiamo nel Credo: «Di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti».
Questa venuta escatologica può accadere in ogni momento.
San Giovanni Paolo II, nel suo Testamento, considerò molto sul serio questo
richiamo alla vigilanza, all’ essere pronti, fatto dal Maestro. Ben consapevole del fatto che
per ciascuno arriverà il momento di rispondere della propria vita dinanzi al tribunale del
Signore, scrisse: «“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”
(Mt 24, 42) — queste parole mi ricordano l’ultima chiamata, che avverrà nel momento in
cui il Signore vorrà. Desidero seguirLo e desidero che tutto ciò che fa parte della mia vita
terrena mi prepari a questo momento. Non so quando esso verrà, ma come tutto, anche
questo momento depongo nelle mani della Madre del mio Maestro: Totus Tuus»
(Cf Testamento, Roma, 6-III-1979.
Dallo Stesso Signore, tuttavia, noi riceviamo anche l’incoraggiamento a risollevarci e
a rialzare il capo, dal momento che la nostra liberazione è vicina (Cf Lc 21,28).
Il tempo di Avvento ci invita così alla vigilanza e alla speranza. Vigilanza, per
percepire la venuta del Signore in questo mondo, così tormentato e avvinto da tante paure,
e nella nostra vita. Una tale venuta accade nella discrezione, nell’umiltà, nella semplicità.
Dinanzi al pericolo di passargli accanto senza riconoscerlo il Vangelo ci richiama alla
vigilanza sopra le “baldorie”, le “ubriachezze”e gli “affanni” della vita. E speranza: solo Dio
basta!
Verso la fine della vita, San Francesco di Assisi – di cui stiamo per celebrare l’ottavo
centenario della morte (3 ottobre 2026) – era scoraggiato per il fatto che vedeva alcuni dei
suoi frati lontani dal primitivo stile di vita. Gesù però gli apparve e lo rimproverò,
ricordandogli che era Lui, il Signore, il Maestro principale dell’Ordine (Cf Celano, Vita
seconda, CXVII, 158 – Fonti Francescane, n. 742). Fu da questo momento che Francesco
cominciò a ripetere: «Dio c’è e tanto basta» ( Cf Eloi Leclerc, Sagesse d’un Pauvre,
Editions Franciscaines, Paris 1959, pp. 75-78).
Questa frase semplicissima, cari fratelli e sorelle, possiamo fare nostra in questo
tempo di Avvento: Dio c’è e tanto basta! Ecco un modo altrettanto semplice e concreto per

cambiare direzione di marcia e andare incontro al Signore che è venuto e che viene a
salvarci.
Spes non confundit: la speranza non delude. Mentre l’Anno Santo volge al termine,
l’Avvento comincia con la candela della speranza, che simbolizza l’attesa della promessa
divina. Lungi dall’essere un augurio o un’attesa passiva, questa speranza rappresenta una
certezza interiore, una confidenza irremovibile nella benevolenza e fedeltà di Dio. È un
messaggio che invita i credenti a trovare la luce nel cuore dell’oscurità, a ricevere la
potenza di rinnovamento anche nei momenti più bui. In tal senso la speranza dell’Avvento
è universale. Essa invita ognuno a non lasciarsi abbattere dalle difficoltà della vita e a
mantenere uno spirito di fiducia per il futuro. Questa speranza ci incoraggia a guardare
oltre, al di là degli ostacoli del quotidiano e a credere in giorni migliori, nella possibilità di
convertirsi, di cambiarsi in meglio e di vivere in un mondo più giusto e più buono. Dio c’è e
tanto basta!
Con gli auguri sinceri di un buon cammino di Avvento, insieme a Maria, Vergine del
silenzio e dell’attesa, e con una affettuosa benedizione. Ipsa propitia pervenis.

  • Claudio, vescovo

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