Molisani nel Mondo/Frank Victor Gaciofano ( Iaciofano) insegnante e preside nel New Jersey. Il padre, “pioniere” degli italo-americani, era nato a Busso

*rubrica a cura di Geremia Mancini e Mariateresa Di Lallo

Il Molise è fatto da molisani, anche da quei molisani che sono emigrati, perchè costretti o per scelta, soprattutto a cavallo delle due Guerre mondiali, ma sempre con un pensiero rivolto alla loro terra, e che si sono distinti in vari settori nel mondo. Con questa rubrica vogliamo ricordarli ma anche ridare dignità ai nostri borghi, ai nostri talenti e nel contempo riaccendere l’attenzione su questo piccolo lembo di terra, non solo per storia, cultura e paesaggi ma anche dal punto di vista degli ingegni. Pultroppo il Molise come i molisani illustri, non sono presenti sui libri di storia, ma è giusto far conoscere ai molisani in primis, alle giovani generazioni, che i loro avi, si sono distinti nel mondo, con sacrifici, allontanandosi dai propri familiari, a volte non riuscendo a tornare nella loro terra d’origine. Di settimana in settimana racconteremo la storia di ognuno di loro, ricordando anche il paese di nascita molisano. Per questo abbiamo deciso di unire la storia dei “molisani” emigrati con la storia del paese di nascita.

Frank Victor Gaciofano nacque a Lodi, Contea di Bergen, nello Stato del New Jersey, l’8 ottobre del 1905. Di origini sicuramente italiane ma con un cognome assolutamente improbabile. La ricerca ha consentito il risultato. Il vero cognome di Frank Victor non era quello di Gaciofano ma quello di Iaciofano. Il padre si chiamava Michelangelo Iaciofano ed era nato a l’11 novembre del 1864 a Busso, in provincia di Campobasso, da Francesco e Vittoria Ruberto. La madre era nata, anche lei a Busso, il 5 agosto del 1871, da Pietro e Maria Colangelo. I suoi genitori si erano sposati a Busso il 26 giugno del 1893.

Il padre emigrò, alla ricerca del “sogno americano”, e giunse in America nel 1884. Fu uno dei “pionieri” italo-americani giunti a Lodi una cittadina del New Jersey. Trovò lavoro in una fabbrica di tessuti. Dopo qualche anno tornò a Busso per sposare la sua amata Filomena Cristina. Nel 1896, a bordo del piroscafo “ Chateau Yquem” la famiglia Iaciofano lasciò per sempre il Molise. Frank Victor si diplomò, a pieni voti, alla “ Garfield High School”; sostenne corsi di studio alla “Lebanon Valley College” nel 1930; poi la laurea alla “Montclair State Teachers College” e alla “New York University”. Insegnò, dal 1930 al 1946, scienze e studi sociali alla “Lodi High School”.

Dal 1946 al 1949 ne fu Vice-Preside e nel 1949 ne divenne apprezzato ed amato Preside. Fu una vera istituzione ed intere generazioni di Lodi si formarono alla sua scuola. Promosse numerose e filantropiche azioni in favore dei più deboli. Fu anche, per cinque anni, Consigliere Comunale della cittadina di Lodi. Ebbe ruoli di assoluto prestigio in varie associazioni e tra queste: “ National Teachers Association”; New Jersey State Teachers Association”, “Principals od Secondary Schools Association”; “Russo Society”; “Bergen Country Coach Association” e “Kiwanis Club”. Nel 1935 sposò Mureta Care di Lebanon in Pennsylvania. I due ebbero cinque figli: Christine, Betty, Michael, Frank Jr. e Joseph.

Busso :


Storia
Il Giustiniani ritiene che il nome Busso provenga da “Bussus” che vale “Boscus” come dal “Glossarium” del Du Fresne du Cange. C’è da dichiarare, però, che nella edizione francofortiana del 1710 del “Glossarium” non si è trovato affatto il vocabolo “Bussus”. Nei tempi normanni Busso fu feudo dei Conti di Molise, in suffeudo probabilmente ad una famiglia che dal luogo assunse il proprio cognome. Il Catalogo del Borrelli menziona più volte un Riccardo de Busso o “deBuxo” sebbene Busso quale feudo a sè stante non sia menzionato affatto.


Dopo ritrovamenti e scavi storici si può affermare che le origini di Busso risalgono all’epoca della dominazione dei Sanniti in Molise. Nella località di Monte Vairano infatti, sorge l’antica città detta in dialetto osco “Akudunnia”, mentre dai Romani “Aquilonia”, il che ha fatto dibattere molto gli storici sulle possibili località della battaglia delle guerre sannitiche, descritte da Tito Livio.

Il sito è circondato da mura fortificate dette “ciclopiche”, in cui si aprono tre porte di accesso, a Occidente, Porta Vittoria (lato orientale), e Porta Meridionale o Monteverde al lato sud. Due porte sono rivolte verso il tratturo Matese-Cortile. Centocelle, diramazione del grande tratturo Celano-Foggia, mentre l’altra si affaccia sul Biferno. Nei pressi di Porta Vittoria e Monteverde sono state trovate strutture quadrangolari, forse antiche torri di guardia, mentre a Porta Vittoria è stata rinvenuta una fornace per la cottura dei vasi.

La cinta muraria di Akudunnia racchiude l’area di 50 ettari, all’interno dell’area sono riconoscibili le zone delle case civili, del tempio sacro maggiore e della piazza. Tuttavia la datazione certa del sito è attribuibile soltanto a una casa nei pressi di Porta Meridionale, edificata nel II secolo a.C., a pianta quadrata con mura a blocchi di pietra e ad argilla mista a paglia.

Monumenti:
-Chiesa parrocchiale di San Lorenzo martire
Chiesa parrocchiale, fu costruita probabilmente nel XV secolo e rimodellata in periodo rinascimentale. Fu ricostruita in forme barocche attorno al 1728 e restaurata dopo il terremoto del 1805. La chiesa ha navata unica, con facciata semplice a capanna e campanile a torre neoclassica, con cuspide e lanterna superiore che fa da cesura tra pinnacolo e tetto della cella campanaria. Si possono osservare quattro altari in marmo e alcuni dipinti della scuola napoletana. Probabile attribuzione allo scuoltore partenopeo Colombo un crocifisso ligneo.

-Palazzo ducale Venditti
Busso originariamente in epoca medievale, possedeva cinta muraria e porte urbiche. Oggi rimane l’ex castello, ora palazzo ducale. Vi sono tracce di torri del periodo angioino. Il palazzo, della famiglia Venditti (XVIII secolo), è rettangolare con decorazioni tardobarocche.
Approfondimento/ Il castello di Busso – Franco Valente

-Chiesa di Santa Maria in Valle
Sì trova presso la fontana di Sant’Onofrio. Fu restaurata nel 1870 dopo il grande terremoto, e oggi è meta di pellegrini, trovandosi ai piedi del monte Vairano. Si pensa che un tempo vi fosse un santuario sannitico, di cui restano un frammento di fregio e un “puteal” fittile, entrambi conservati nel museo di Baranello. Restaurata nel 1870, in stile neoclassico ad una sola navata, a cura di Francesco Brunetti, agli inizi del ‘900 è stata decorata con l’obolo donato dagli emigrati americani.

*Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
*Mariateresa Di Lallo – giornalista pubblicista, appassionata di storia, usi e costumi medioevali e ricercatrice di tradizioni popolari molisane

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