Il film della settimana/ “1917” di Sam Mendes (Usa)

Pietro Colagiovanni *

Sam Mendes non ha bisogno di presentazioni. Da “American Beauty” sino a due episodi di 007 il regista, sceneggiatore e produttore britannico insignito del titolo di Sir dalla Regina Elisabetta, è uno dei nomi più importanti nel panorama cinematografico internazionale. “1917” del 2019 è il ritorno alla macchina da presa di Mendes dopo quattro anni, anni nei quali il regista si è concentrato sull’attività teatrale, il mondo in cui è nata e si èsviluppata la propria attività artistica e comunicativa.

Il film, come si può facilmente comprendere, è ambientato durante la prima guerra mondiale ed è basato sui racconti del nonno di Mendes , scrittore e narattore, ma anche fuciliere inglese sul fronte francese durante la Grande guerra. Mendes è coproduttore, sceneggiatore e regista dell’opera ed è affiancato nella sceneggiatura dall’autrice scozzese Krysty Wilson-Cairns.

La trama è semplice e lineare. Due soldati devono recapitare ad un avamposto inglese isolato l’ordine di non sferrare un previsto attacco contro i tedeschi in ritirata. Si tratta di una trappola ordita dal nemico. Se l’ordine arriva in tempo la vita di 1600 soldati non sarà più in pericolo. Evito lo spoiler del finale, per coloro che non hanno ancora visto il film.

Film che ha avuto un grande successo commerciale (ha incassato 400 milioni di dollari) ed ha ottenuto gli Oscar 2020 per la migliore fotografia, i migliori effetti speciali e il miglior sonoro. Una notizia, quest’ultima, nient’affatto secondaria e cercherò di spiegare il perchè.

Il film è una mega produzione hollywoodiana (della Universal Pictures per intendersi) e la larghezza di mezzi è visibile sin dalla prima scena. Migliaia di comparse, ambienti e scenari riprodotti con dovizia di mezzi e attenzione ai particolari, utilizzo di attori famosi (Colin Firth e Benedict Cumberbatch) per piccoli cammei visivi. Oltre ai mezzi visibili c’è una profusione di tecnologia a dir poco spiazzante. Il film è costruito come un unico lungo piano sequenza, un’unica ripresa senza interruzioni, senza soluzione di continuità. Il primo stacco avviene dopo ben 66 minuti di film.

Ma l’effetto viene raggiunto con l’uso della tecnologia perchè poi l’unica lunga sequenza non è davvero unica ma viene rimodulata e costruita come tale dai computer. Ci sono poi gli effetti speciali, a dir poco fantastici. La sequenza notturna della corsa per sfuggire ai cecchini nel paese di Ecoust-SainT-Mein distrutto e in fiamme è da brivido, un pezzo di cinema fantastico che, da solo, vale il prezzo del biglietto. Dietro tutto questo c’è un vero genio, che non è però il regista (genio anch’esso) ma il direttore della fotografia, Roger Deakins, un grandissimo artista assiduo collaboratore, oltre che dello stesso Mendes, dei fratelli Coen.

Il film quindi, a livello visivo si presenta come un giocattolo perfetto, assorbe lo spettatore lo fa entrare nei luoghi e nei campi di battaglia, lo fa sentire protagonista e partecipe. Come più volte notato, anche dal sottoscritto, questa mega produzioni statunitensi si ispirano, nella loro linea formale, al mondo vincente dei videogiochi. Spesso infatti vedendo le immagini di 1917 non distingui subito se si tratta di un film o di tuo figlio che sta giocando, preso sino all’inverosimile, a Fortnite.

E poi c’è il film classico, la storia, la narrazione. E qui, francamente Mendes delude. I personaggi hanno la stessa profondità psicologica delle maschere di Fortnite. I sentimenti sono semplici, lineari, tagliati con lo spadone. I buoni (gli inglesi) sono sempre buoni, magari qualcuno più burbero, qualcuno meno, ma tutti positivi. I cattivi (i tedeschi) sono come gli indiani nei film di John Wayne, sono sempre e comunque cattivi, infidi e pericolosi.

La sceneggiatura è piena di buchi, con digressioni a volte francamente incomprensibili ( l’incontro con una donna ed un bambino in una casa diroccata, il canto quasi elfico dei soldati in un bosco). I nomi di richiamo (Firth e Cumberbatch) recitano parti da Carosello degli anni 60. Insomma, se visto con il metro del cinema classico, il film non regge. Ma i parametri del cinema classico forse non bastano più. 1917 ti attrae, lo vedi, partecipi, sei coinvolto, non senti il tempo che passa e vuoi solo arrivare alla fine sperando di vincere. Se questa è la nuova frontiera dell’intrattenimento, il film è davvero un prodotto perfetto.

Resta solo il rammarico di pensare a cosa poteva 1917 se anche la parte tradizionale, quella consueta, fosse stata all’altezza di tutto il resto.

Voto 3,5/5

*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus

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