I Misteri del Di Zinno: “Patto e Tradizione”

Mancano poche ore e Campobasso si sta preparando a suggellare nuovamente il patto con Paolo Saverio Di Zinno ideatore dei misteri. Un patto che affonda le radici nel 1700, quando la città racchiusa nelle sei porte al calar delle ombre, come direbbero i retori, era la fucina di artigiani sempre pronti a dare sfogo al loro ingegno pur di portare in alto lo stendardo della comunità cittadina. Un patto che permetterà a quanti assieperanno le strade cittadine di assistere al trionfo dei misteri veri e propri capolavori di meccanica, in cui la plasticità ondeggiante, nonostante siano passati trecento anni e più, ammalierà ancora una volta.

Un patto che la dice lunga su chi vuole a tutti i costi usare un avvenimento che puntualmente si rinnova a testimoniare come la tradizione valica qualunque spersonalizzazione ma soprattutto riserva mentale. Un patto che, andando a visitare il museo dei misteri, si tocca con mano. Un patto che rende evidente come l’amore per le cose di un tempo rende viva la tradizione senza timore che quest’ultima possa passare nel dimenticatoio. Un patto fatto di rinunce e sacrifici. Un patto che lancia ancora una volta un segnale forte a quanti con scetticismo tacciano i cultori della tradizione di estremo provincialismo, senza sapere che il provincialismo è l’humus della su cui reggono manifestazioni come i misteri.
Ecco perché i Campobassani doc, quelli della città storica abbarbicata al Castello Manforte, non rinunceranno per nessun motivo alla sfilata degli ingegni che nacquero dal battere il martello sul maglio di un artista, nonostante che Di Zinno era autore di statue sacre che ancora si possono ammirare in molte chiese sia Molisane, Pugliesi e Campane. Un artista che, nella semplicità più disarmante volle creare ai contenuti di fede, interpretando i sentimenti dei suoi concittadini, e che prese l’ispirazione da alcuni disegni del sommo Brunelleschi. Un’ispirazione che richiama alla mente tutta una serie di considerazioni che difficilmente possono essere capite e concepite da chi non si sente parte integrante di questa manifestazione amata e odiata nello stesso tempo, ma sempre viva.
Un’ispirazione che si comprende anche soltanto guardando gli scheletri dei misteri che una volta spogliati dal loro simbolismo dialogano tra loro nel silenzio più assordante a testimoniare che la freddezza del materiale con cui sono stati costruiti sprigiona una forza che nessuno potrà contrastare. Una forza che con orgoglio a quanti snobbano il significato intrinseco dei misteri lancia una sfida consapevoli di vincerla, anche perché la competizione è persa in partenza.
Una forza che si espande su quanti accorrono ad ammirarli; e sono sempre più. Una forza che nasce da piccoli gesti, anche quelli più scontati che potrebbero sembrare banali, inutili sotto certi aspetti, senza sapere che il loro “routinario” rinnovarsi ne rafforza lo spirito. Ecco la ragione per cui il patto non finirà mai di essere suggellato; anche perché se non si rispettasse più, tradirebbe la campobassanità su cui si basa e questo i campobassani “doc” non lo permetteranno mai.
   Massimo Dalla Torre  
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