Fondi per le infrastrutture, Ciocca: dove si sarebbe dovuto investire di più, si sono concessi pochi spiccioli

Nella mappa dei lavori da 100 milioni di euro che interesseranno la viabilità regionale mancano, e lo avevo già segnalato dieci mesi fa, parti importanti del territorio: la zona del Cratere sismico, il Fortore e l’Alto Molise. Il secondo Accordo di Programma Quadro, sottoscritto nei giorni scorsi e presentato nella giornata di ieri dal Governo regionale, ha destinato risorse minimali e insufficienti a quelle aree che soffrono il disagio dell’emarginazione dai grandi centri, dalle arterie principali di collegamento; aree che continueranno ancora a patire per le emergenze legate al dissesto idrogeologico e che, come in un effetto domino che ben conosciamo, perderanno ancora di più abitanti e servizi.
E’ un paradosso che mi lascia sconcertato: lì dove si sarebbe dovuto investire di più, si sono concessi pochi spiccioli. Solo lunedì scorso, in Terza Commissione consiliare, abbiamo invitato tutti i sindaci dei Comuni del Fortore ad illustrare al capo dipartimento Anas e all’assessore Nagni i disagi quotidiani patiti dalle migliaia di persone che percorrono la Fondovalle del Tappino, ormai segnata a lutto, oggetto di preoccupanti ed estesi fenomeni di dissesto idrogeologico.
L’area del Fortore è scomparsa da questa pianificazione in tema di viabilità: dei 100 milioni di euro, 510mila sono stati destinati alla messa in sicurezza di alcuni tratti di strade comunali e 485mila alla realizzazione di una rotonda (ma era proprio necessaria?). Della frana al chilometro 18, di cui si è discusso per almeno 3 ore lo scorso lunedì, nessuna traccia.
Scorrendo l’elenco dei 60 interventi, non ve ne è uno che riguardi la viabilità del Cratere sismico; lo stesso si può dire di parecchie zone dell’alto e altissimo Molise.
Si sono privilegiati i grandi interventi, come ad esempio il parcheggio interrato con annesso tunnel che sarà realizzato nel centro di Termoli (15 milioni circa) sulla cui utilità non ho elementi per esprimermi. Ma sollevo il dubbio circa la sicurezza di una opera così “invasiva”, che potrebbe creare anche problemi strutturali di enorme impatto.
L’impegno mantenuto dal Governo regionale è di certo un “punto a favore” nell’azione politica che deve privilegiare lo sviluppo e la modernità ma è innegabile che l’aver tralasciato le aree interne, oggetto di piccoli interventi che nulla risolvono rispetto alle grandi emergenze di questi territori, si tradurrà, per forza di cose, in un progressivo e desolante isolamento.
E non ci si venga a dire che erano opere programmate in precedenza: si sarebbero potuti rimodulare gli interventi, destinando una importante tranche dei fondi al risanamento e al completamento di quelle infrastrutture che i cittadini attendono da decenni (come le strade di collegamento tra i comuni del cratere, gli interventi sui dissesti di strade provinciali e nazionali, la manutenzione di ponti e manufatti, il completamento di quelle opere avviate e mai terminate come – ad esempio – i viadotti abbandonati in mezzo alle campagne di Casacalenda).
Credo che questo Apq, per me assolutamente insoddisfacente, sia il risultato della mancata concertazione con tutti i territori e tutti gli uomini espressione delle diverse aree nell’individuazione delle scelte, delle priorità e delle necessità.
Perdonami, caro Pierpaolo, senza nessuna dietrologia, “non ci sto”.

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