Campobasso/ Roberto Gravina, l’uomo giusto per tutte le stagioni…o no?

Anche se i tempi per tornare a parlare di elezioni sono lontani (fatta eccezione per le comunali di Isernia), sappiamo bene che la politica sul tema gioca d’anticipo; così, seppur più o meno ancora a metà mandato, il nome del sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, da settimane viene ‘evocato’ nelle cronache politiche e invece fatto con maggior decisione nei corridoi del Palazzo e nelle varie strutture dell’ampio sottobosco partitico comunale, sempre con riferimento ad eventuale candidatura alle prossime elezioni regionali. Lo strano alternarsi di giudizi politici favorevoli alla fine va a costituire una platea sostanzialmente moderata, che però copre entrambi gli schieramenti (centro-destra e centro-sinistra), atteso che del terzo polo l’avvocato campobassano già fa parte. In questo momento (la politica è mutevole, si sa) l’avvocato con il tricolore piacerebbe infatti ai moderati del PD (strano a dirsi visto che Antonio Battista è stato il primo a subire le conseguenze del successo elettorale dei Cinque Stelle) e ai moderati del centro-destra, soprattutto in quota Forza Italia; però sull’argomento il partito azzurro deve ancora interpellare il leader politico regionale. Piacerebbe anche a Roberto Ruta, che vorrebbe far capire a tutti di non aver rinunciato al rientro nell’agone della politica e che il grande salto lo farebbe proprio ‘usando’ Gravina come testa d’ariete. Ora ‘testa d’ariete’ non sembra essere il termine esatto, visto che sia Gravina che Ruta sono noti per la flemma comportamentale.

Di contro il giudizio sull’operato dell’Amministrazione comunale di Campobasso solitamente, ma anche nei sondaggi ufficiali, non scatena entusiasmi collettivi nel capoluogo di regione: allora perché tutti voglio uno scranno libero per il primo cittadino? Se dovessi trovare un segno distintivo dell’attuale azione politica della maggioranza a Palazzo San Giorgio, qualcosa di ‘forte’ giocato come carta vincente dal suo leader locale, avrei delle difficoltà: i suoi predecessori, a destra e sinistra, hanno tentato di essere ricordati come quelli che si erano spesi per la sicurezza nelle scuole, ma i risultati non hanno permesso di far radicare nella mente dei campobassani l’idea. La carta non sarà stata giocata bene, ma è stata giocata: di Gravina e del Comune di Campobasso non si può dire altrettanto…eppure tutti lo vogliono a palazzo D’Aimmo. A ragionarci sopra il mistero inizia a trovare forma definita. Gravina, molto per carattere personale e un po’ anche per fisiologia del movimento-partito che rappresenta, è uno che propende verso l’equilibrio e la collegialità, evita le polemiche, a volte non risponde neanche alle provocazioni degli avversari: insomma non si agita ed è tranquillo, forse estremamente tranquillo.

Comunica in maniera classica ma non fa sapere cosa farà, come e quando e può capitare di non conoscere la sua posizione personale sul singolo fatto quotidiano per giorni o settimane: per noi comuni mortali questo porta all’idea di immobilismo, per i partiti è indice di governabilità politica. Ai tempi della DC avrebbero detto: “è uno che non dà fastidio”, quindi non crea problemi ed è l’uomo giusto per tutte le stagioni. Questa potrebbe essere la molla (o l’illusione?) del suo successo a destra e sinistra.

Purtuttavia il Gravina tanto ‘desiderato’ dagli altri partiti è ancora nell’alveo terzopolista pentastellato, anche se con dei distinguo che a volte sono venuti fuori. Un alveo che, a livello nazionale e forse anche locale, sembra essere in costante disfacimento numerico: e forse questo è l’ennesimo motivo delle ‘avances’ politiche che sta ricevendo. Nell’attesa che queste diventino concrete, sovviene un dubbio: ma non avranno fatto tutti i conti senza l’oste?

Stefano Manocchio

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