Politica/ Pesi e misure nella composizione della Giunta regionale

di Stefano Manocchio

La neonata Giunta regionale è arrivata alla sua stesura definitiva, con cinque assessori definiti in più riprese e non senza difficoltà di percorso, soprattutto per il rallentamento imposto da un chiarimento interno al partito di Fratelli ‘Italia, che poi è al momento il maggiore del Molise.

Il presidente della Giunta regionale, Francesco Roberti, ha usato il bilancino per rispettare quella che era per lui una priorità, cioè l’immagine di discontinuità nei nomi rispetto al suo predecessore, Donato Toma e quindi la volontà di non replicarli nella composizione dell’esecutivo. Dovendo fare una classifica del ‘chi sale e chi scende’, va detto subito che la giunta a cinque permette accorpamenti di deleghe importanti per tutti, ma in questo caso alcune sono state decisamente assommate dando idea di forza di alcuni personaggi rispetto ad altri.

Andrea Di Lucente, che è anche Vice presidente, si occuperà di Attività produttive, sviluppo economico e internazionalizzazione delle imprese, Accesso al credito, Politiche comunitarie e cooperazione internazionale, Tutela dell’ambiente, Politiche energetiche, Politiche delle risorse umane. Non è certo poco come prima nomina nell’esecutivo e tiene sicuramente conto anche del territorio di riferimento del politico nominato.

Michele Iorio avrà competenze su Riforme istituzionali, Coordinamento fondi europei, PNRR, Politiche di coesione, Rapporti con i Ministeri per l’attuazione del piano di rientro sanitario della Regione Molise; fatto che unitamente alla nomina di Ulisse Di Giacomo quale sub commissario alla sanità ricrea quello che è stato un tempo un sodalizio politico importante, facendolo diventare  adesso una unione istituzionale che dovrebbe garantire sinergie e intesa tra i due che certamente si conoscono bene. Per Iorio il ritorno nella cabina di comando della sanità, che è un po’ il suo brodo primordiale, la materia di competenza dove la sua lunga carriera politica ha assunto sostanza, oltre che potere.

Gianluca Cefaratti si occuperà di tutto quello che ha a che fare con il welfare ma non solo. La delega è ampia: Bilancio, finanza e patrimonio, politiche del lavoro, politiche sociali, terzo settore, politiche per l’immigrazione, Politiche per la famiglia, giovanili e di parità, politiche per l’inclusione. Vale lo stesso discorso di Di Lucente, con il premio alla rappresentanza forte in questo caso nel Molise centrale.

Il leghista Michele Marone, unico assessore esterno, tratterà la delega su Lavori pubblici, Viabilità ed Infrastrutture, Sistema idrico integrato Demanio regionale; quindi in completa sinergia con le competenze assegnate al Ministro di riferimento, Matteo Salvini, di cui è consulente e che è anche il suo leader politico. Inoltre è rappresentante di Termoli, come Roberti e questo fatto già di suo crea una sinergia politica molto forte.

Salvatore Micone e Andrea Di Lucente

Infine il più votato del Molise, Salvatore Micone, ha avuto quello che potrebbe certamente essere descritto come il ‘super assessorato’: Transizione digitale, Politiche agricole e agroalimentari, sviluppo rurale, Pesca, Programmazione forestale, Cultura, sport, turismo e tradizioni, marketing territoriale e sviluppo della montagna. C’è un po’ di tutto e praticamente la somma degli assessorati nell’ultima legislatura ricoperti da Vincenzo Cotugno e Nicola Cavaliere più altro, al punto da ritenere che il politico di Fratelli d’Italia, stante la possibilità di dotarsi di consulenti su alcune tematiche, per ricoprire bene il ruolo dovrebbe preferibilmente avere anche il dono dell’ubiquità. Certamente un riconoscimento forte e la ricompensa per un potere elettorale espresso nei numeri.

Nicola Cavaliere

Fuori dai giochi, quindi, proprio in virtù del concetto di discontinuità sono risultati alla fine Nicola Cavaliere e Vincenzo Niro; il primo ha avuto come ‘contentino’ una presidenza di commissione permanente, mentre il politico di Baranello certamente non considererà equo trattamento l’incarico di segretario nella prima commissione, che pure è quella che storicamente meglio gli si addice. Si tratta poi di due consiglieri regionali che hanno sempre avuto un peso politico ed anche elettorale a Campobasso, soprattutto Cavaliere; ciò potrebbe avere ripercussioni in vista delle elezioni comunali del prossimo anno, a meno di considerare che, soprattutto per Niro, vi sia un incarico-paracadute futuro, fatto che è nel DNA della politica e soprattutto di quella molisana.

Manca nell’esecutivo regionale la cosiddetta ‘quota rosa’, ma storicamente continuano ad essere poche le donne elette in Consiglio regionale; è un discorso diverso ed ampio, che merita trattazione separata.

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