Patrizia Manzo: diritti Lgbtq, l’appello alle Istituzioni e agli organismi di parità perl’adesione alla rete Ready

A che punto siamo con i diritti della comunità Lgbtq+?
Una domanda, affatto retorica, alla quale abbiamo cercato di dare risposte nel corso di un
incontro molto partecipato che si è tenuto il 4 maggio nella sala consiliare del Comune di
Termoli.
Un momento di riflessione improntato alla concretezza delle azioni – politiche, collettive e
individuali – da porre in essere perché i diritti siano davvero universali e non mere
enunciazioni di principio.
Seguo, da sempre, con molta attenzione e con l’impegno personale e anche istituzionale, le
attività della comunità arcobaleno. Attività che esprimono bisogni ai quali troppo spesso
non si presta ascolto, attenzione.
Anche quelli della comunità Lgbtq+ sono il termometro dei diritti umani e fanno segnare
temperature preoccupanti.
Fatta eccezione per la legge sul cambio di sesso e quella sulle unioni civili, restano al palo
ancora troppe questioni fondamentali. Che vengono a galla di continuo proprio perché sono
questioni non risolte.
Con gli interventi dei relatori abbiamo affrontato i vuoti normativi, gli equivoci che spesso
derivano da questi e le lacune che tardano a colmarsi, che non tengono conto del diverso
cambio di passo imposto da una consapevolezza maggiore che i cittadini hanno conquistato.
Come, ad esempio, nel caso della legge sulle unioni civili che non rispetta ancora oggi il
principio di piena eguaglianza nell’accesso al matrimonio e alle tutele accordate dal diritto
di famiglia.
Non è norma nemmeno la piena equiparazione di tutte le famiglie attraverso il
riconoscimento della responsabilità genitoriale alla nascita, non lo è la riforma della legge
sulle adozioni, aperte anche alle coppie conviventi e alle persone singole,
indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
Resiste, purtroppo, una subcultura radicata e difficile da estirpare, che ancora inquina i
rapporti civili tra le persone, che alimenta dolore e discriminazioni, che non accoglie ma
isola.
Nel 2020, con i colleghi di opposizione, abbiamo depositato una proposta di legge contro le
discriminazioni e le violenze di cui sono vittime, ancora oggi, le comunità Lgbtq+.
Grazie ad un emendamento che ho presentato alla legge di stabilità dello scorso anno, e che
è stato questo fortunatamente recepito dal Consiglio regionale, la comunità Lgbtq+ ha
finalmente una sua rappresentanza all’interno della Commissione regionale delle pari
opportunità attraverso la presenza delle associazioni di tutela.
Un piccolo, grande risultato etico che guarda ai pari diritti di tutti e che si innesta su un
tracciato già lastricato, come dimostra anche l’attivazione del primo Centro contro le
discriminazioni, fortemente voluto dall’amministrazione comunale di Campobasso.
Un presidio dei diritti contro le discriminazioni che auspico diventi un servizio permanente
e strutturale per il Molise, da inserire all’interno del prossimo Piano sociale.
E ci sarebbe un altro passo in avanti da compiere e per questo mi appello alle Istituzioni,
agli enti locali e agli organismi di parità: l’adesione a Ready, la rete italiana delle Regioni,
Province, Autonomie ed Enti locali.
Le Istituzioni sono impegnate, all’interno di questa rete, a prevenire, contrastare e superare
le discriminazioni. Un’opportunità per le pubbliche amministrazioni regionali e locali di uno
spazio non ideologico, di un luogo di incontro e interscambio di esperienze e buone prassi
finalizzato al riconoscimento e alla promozione dei diritti umani della comunità arcobaleno
che sarà cassa di risonanza per diffondere le azioni positive.
Le Istituzioni sono chiamate a fare – in nome di tutta la comunità che rappresentano – un
passo in avanti, garantendo pari diritti e inclusione: non è un vessillo di cui fregiarsi, ma un
traguardo di progresso.
Non posso che dirmi soddisfatta del percorso avviato in questi anni e che ha conosciuto, ieri,
un’altra tappa fondamentale grazie all’incontro formativo e informativo organizzato a
Termoli insieme alla consigliera M5S Daniela De Caro, con la collaborazione di Salvatore
di Francia (Articolo1), Manuela Vigilante e Oscar Scurti (Pd).
Hanno partecipato in qualità di relatori, con un contributo fondamentale alla conoscenza dei
profili normativi, l’avvocato Michele Urbano (presidente del Consiglio dell’Ordine degli
avvocati di Larino), l’avvocato Roberto D’Aloisio (presidente della Camera penale
circondariale di Larino) e l’avvocato Paola Cecchi (Pari Opportunità dell’Ordine degli
avvocati di Larino), che hanno argomentato con competenza e professionalità gli ostacoli
nel percorso del rispetto dei diritti e spesse volte anche delle normative esistenti.
Perché il tema dei diritti civili è molto delicato, spesso si corre il rischio di classificarli, di
cercare chi ha più diritto di altri ad essere tutelato. Un errore che comporta pesanti
conseguenze: i diritti civili sono tutti uguali, hanno pari livello d’importanza come hanno
rimarcato gli avvocati nel corso degli interventi dal respiro giuridico dai quali è emersa la
debolezza delle leggi correnti.
Un convegno impreziosito – e di questo sono orgogliosa – dalla partecipazione di molti
cittadine e cittadini. C’era anche, ed è un segnale importante, un nutrito numero di ragazze e
ragazzi: sono loro l’esempio che velocità impressa ai cambiamenti, al superamento degli
stereotipi è ben diversa da quella alla quale viaggia la politica.
Il desiderio di legittimazione sociale, di impegno civico e di rivoluzione culturale si è
palesato nelle parole di Luce Visco (presidente Arcigay Molise) e di Sara Ferri (cooperativa
sociale Il Geco), entrambe motore e cuore dell’attivismo Lgbtq+.
Patrizia Manzo

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