Fanelli: Sanità in crisi e definanziamento mascherato

Il quadro tracciato dall’8° Rapporto GIMBE non ammette repliche: il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è in una crisi strutturale profonda che lo sta lentamente smantellando, mettendo in pericolo il diritto alla salute per milioni di cittadini, specialmente nelle Regioni fragili come il Molise.

La verità è che siamo di fronte a un definanziamento mascherato. Il Governo sbandiera aumenti nominali, ma il GIMBE svela una cruda realtà: in percentuale sul PIL, la quota destinata alla sanità è in calo. Si tratta di una vera e propria illusione contabile che ha sottratto miliardi di euro al SSN nel triennio 2023-2025. Questo definanziamento non è più sostenibile, ed è un atto di miopia politica che ignora il monito della Corte Costituzionale: la tutela della salute è una “spesa costituzionalmente necessaria”. Il Governo Meloni ha il dovere di agire prioritariamente, e la Legge di Bilancio 2026 non può permettersi un’ulteriore riduzione del rapporto spesa sanitaria/PIL, pena la definitiva condanna delle Regioni ai tagli o all’aumento della pressione fiscale. Il Molise, nelle condizioni critiche in cui si trova, non può e non deve sopportare altro peso.

Di fronte a questo quadro negativo, domani in Consiglio Regionale ci sarà l’audizione in IV Commissione dei commissari ministeriali che dovranno fornire risposte sull’immediato futuro della sanità regionale che, in queste settimane vede protagonista anche la caotica situazione che avvolge il Responsible Research Hospital. Tante, troppe le notizie che apprendiamo quotidianamente sulla stampa riguardanti mancati pagamenti degli stipendi, agitazioni sindacali, dimissioni di personale medico qualificato e incertezze sull’operatività dei reparti. Notizie che reclamano ufficialità da parte delle istituzioni e delle governance pubbliche e private.

Va premesso che il Rapporto GIMBE, pur essendo essenziale, rimane un’analisi “formale”, basata sui dati forniti dalle Regioni. E noi sappiamo benissimo che tra i numeri sulla carta e la realtà vissuta dai cittadini c’è un abisso. Ad esempio, il presunto raggiungimento del 100% sull’attivazione delle Case della Salute è, sul territorio, tutt’altra storia: se le strutture esistono solo nominalmente o non sono pienamente operative, la gente non riceve assistenza.

Eppure, anche in questa cornice burocratica, la situazione del Molise emerge con drammaticità. La sanità regionale è afflitta da quattro ferite aperte:

Spesa Privata al 28,7%: Una percentuale che indica un’eccessiva dipendenza dal settore privato, penalizzando l’accesso alle cure e l’equità.

Deficit di 52 milioni di Euro: Questo disavanzo strutturale costringe il sistema ad operare in costante emergenza finanziaria.

Crescita Spesa Pubblica sotto media: La nostra crescita della spesa pubblica è inferiore alla media nazionale, limitando la capacità di investire in servizi e innovazione.

Rinuncia alle cure al 10,9%: Una persona su dieci è costretta a rinunciare alle prestazioni sanitarie, il segnale più tragico del fallimento del sistema pubblico.

Come Partito Democratico non possiamo accettare l’agonia della sanità pubblica. Per questo, in risposta all’analisi GIMBE, occorre affrontare nodi che nella nostra regione sono ragione di uno scontro politico e di un dibattito aspro, non senza aspetti legali, che inizia dal Decreto Bindi del 1999 e si prolunga sino a oggi. Un percorso che ha generato non solo deficit e commissariamenti da sedici anni, ma anche una inaccettabile riduzione dei servizi e innalzamento dei tributi per cittadini e imprese.

Il nodo principale è invertire l’andamento della spesa privata. La nostra proposta è chiara: condurre un audit completo sui contratti e sugli acquisti, centralizzare le gare e, soprattutto, investire nell’attivazione reale e operativa di percorsi territoriali (come le vere Case di Comunità), per ridurre progressivamente il ricorso a fornitori esterni e invertire la rotta in dodici mesi.

Dobbiamo affrontare il deficit di 52 milioni di euro e la crescita della spesa pubblica sotto media. Per questo occorre una spending review non lineare, concentrata su esternalizzazioni, beni e servizi, supportata da un monitoraggio mensile rigoroso dei costi. Al contempo, la vera sfida è l’efficienza allocativa: proponiamo di riallocare le risorse verso i servizi territoriali e l’assistenza domiciliare, introducendo modelli di Value Based Healthcare.

Non possiamo ignorare l’aumento della rinuncia alle cure (10,9%). Per abbattere queste liste d’attesa invisibili, proponiamo l’implementazione di agende di prossimità e fast-track per i pazienti cronici, l’attivazione di un fondo ticket per le fasce ISEE più basse e campagne informative mirate.

Infine, occorre affrontare la carenza e l’invecchiamento del personale potenziando l’attrattività e la formazione: più borse di studio, incentivi regionali e l’introduzione di contratti ponte nelle aree carenti, creando team multiprofessionali stabili. Non è solo un problema di numeri, ma di futuro della nostra assistenza.

La nostra direzione è quella di una coraggiosa governance basata su evidenze e obiettivi reali. Dobbiamo agire subito, con coraggio e determinazione, perché il nostro SSN è il più grande strumento di uguaglianza e coesione sociale del Paese. È il momento di salvarlo, partendo dal Molise.

Micaela Fanelli

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