CGIL denuncia: da Bojano a Venafro, da Gam a Unilever, area di crisi complessa o area di crisi depressa?

La CGIL da tempo denuncia la drammatica situazione dell’economia che interessa soprattutto il mezzogiorno e che ha determinato, negli scorsi anni, il riconoscimento dello status di Area di Crisi Industriale da parte del Ministero dello Sviluppo Economico anche per un pezzo del nostro Molise.


La CGIL del Molise, preoccupata dalla scarsa attenzione delle misure adottate nel corso del tempo rispetto alle opportunità contenute nei dispositivi ministeriali, ha spesso rilanciato iniziative territoriali partendo dal convegno che fu concluso dall’attuale Segretario Generale nazionale Maurizio Landini, dal titolo emblematico “AREA DI CRISI COMPLESSA – un’opportunità di sviluppo o ennesima occasione persa?”.

Al convegno parteciparono con interesse quasi tutti gli attori istituzionali presenti nel territorio. Anche grazie a quelle azioni la CGIL ha provato più volte a condividere percorsi per contribuire ad elaborare strategie comuni e, oggi più che mai, andrebbe rilanciata l’idea di una cabina di regia permanente costituita non solo da parti sindacali ma anche da Associazioni datoriali con lo scopo di monitorare lo stato dell’arte dei diversi progetti (che in realtà sono stati più annunciati che realizzati), di coinvolgere le Parti Sociali nell’individuazione degli indirizzi di politica industriale, di gestire la ricollocazione dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro attraverso il continuo adeguamento delle normative sugli ammortizzatori sociali in relazione ai tempi di attuazione dei processi economici e di reindustrializzazione.


Per quanto concerne ammortizzatori sociali e politiche attive previsti dalle norme Nazionali per le Aree di Crisi Industriali Complesse, andrebbe stilato un accordo preciso ed esigibile che delinei un quadro programmatico chiaro e condiviso per determinare percorsi di giusta transizione soprattutto verso quella platea di lavoratori che, anche per anagrafe, non può più essere interessata a percorsi di auto impresa o a percorsi di riqualificazione professionale che tendono verso l’industria 4.0. Bene ricordare che le potenziali manifestazioni di interesse di grossi gruppi industriali verso la nostra Regione vanno man mano scemando e sembra inefficace l’azione proposta, ormai nel lontano 2017 con il Piano di Riconversione e Riqualificazione Industriale –PRRI – da parte di INVITALIA, che prevedeva anche l’investimento di ingenti risorse pubbliche nel comprensorio Campochiaro/Venafro.


La mancanza di efficacia delle misure finora adottate per il rilancio dei poli attrattivi che hanno determinato lo sviluppo del Molise a cavallo dei due secoli –
avicolo, tessile, saccarifero – vede oggi emergere altre criticità: monitoriamo costantemente l’evoluzione delle politiche aziendali che si delineeranno nello stabilimento FCA termolese e che potrebbero penalizzare anche quella realtà in mancanza di investimenti concreti sull’ ibrido e sull’innovazione in genere riferita alla necessaria riconversione ecologica; allo stesso tempo seguiamo costantemente lo sviluppo della vertenza Unilever, salita alla ribalta della cronaca nelle ultime settimane, che ha giustamente allarmato i lavoratori per la mancanza di chiarezza riferita a un piano industriale complessivo della multinazionale che sembra penalizzare oltremodo, anche in termini di investimento e produttività, la realtà industriale di Pozzilli.


Proprio l’ultima mobilitazione dei lavoratori Unilever, culminata con la sospensione dello stato di agitazione e del blocco degli straordinari dopo il cauto ottimismo dell’incontro ministeriale di ieri, fa ravvisare la necessità di accendere un riflettore nazionale permanente sulla VERTENZA MOLISE, anche perché il nostro territorio è sempre più attraversato da strani soggetti che più che imprenditori sembrano PRENDITORI pronti ad accaparrarsi quello che di buono c’è o c’è stato nella nostra Regione (compresi pubblici investimenti e la freschezza e la dinamicità dei nostri ex giovani lavoratori) e poi lasciano la nostra terra e il nostro tessuto sociale sempre più martoriato e depauperato.
Ci sono domande che OGGI non sono più rinviabili : esistono ancora gruppi industriali seriamente interessati ad investire sul nostro territorio ??? Può la Politica Nazionale magari anche attraverso una fitta interlocuzione con il soggetto individuato – Invitalia – elaborare un nuovo piano strategico non solo per le analisi territoriali (quelle sappiamo farle anche noi e ne facciamo fin troppe) ma per proposte che tengano in debita considerazione anche le specificità e la sofferenza del territorio??

E ancora, può la Politica Regionale ricercare costantemente la necessaria attenzione nazionale e soprattutto iniziare a dare qualche segnale chiaro di cosa si vuole fare del nostro Molise in termini di piano delle infrastrutture, realizzazione di opere e grandi opere, individuazione delle aree, sburocratizzazione e semplificazione delle procedure, avviamento di tutte le azioni locali che tendano al sostegno dello sviluppo territoriale…in definitiva… siamo in grado di elaborare una PROGRAMMAZIONE credibile che oltre le chiacchiere determini ATTRATTIVITA’ vera del nostro territorio per quelle che saranno le aree e le eventuali politiche industriali da proporre ? Oppure pensiamo che il pur interessante ma sicuramente non esaustivo slogan del “Molise da visitare” possa essere la panacea per i mali atavici della nostra Regione considerato che nemmeno il paventato rilancio dell’indotto turistico propone azioni programmatiche strutturali e sinergiche ?


Dopo mesi di disponibilità al confronto, mesi che sono stati attraversati anche da imbarazzanti momenti di empasse Istituzionale derivanti da lotte intestine all’interno di una maggioranza in Regione Molise che sembra più attaccata alle poltrone che alla volontà di rispettare un programma condiviso (ammesso che un programma condiviso esista) pensiamo che, ad iniziare già dai prossimi giorni, sarà necessario alzare il livello di mobilitazione provando ad unificare le vertenze e a fare pressione sulle Istituzioni nei diversi livelli affinchè il Molise venga considerata una Regione d’Italia e un pezzo di territorio europeo non solo negli annunci e nei proclami ma anche nei fatti e nelle azioni.

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