Lotto Zero, Isernia Bene Comune: le ragioni di una giusta battaglia

E’ definito LOTTO ZERO un  progetto di strada di km.5.450 presentato dall’A.N.A.S. che dovrebbe  servire da collegamento  tra la s.s.17, all’altezza del bivio di Pesche  e la s.s.v.  Isernia – Castel di Sangro, all’ altezza del bivio di Miranda.I comuni interessati all’opera sono 4: Isernia, Pesche,  Miranda e Carpinone. Tale collegamento  si realizzerebbe  non seguendo un percorso lineare di  attraversamento della piana di Isernia, ma percorrendo la zona pedemontana  tra Pesche e Miranda, a mezza costa,  collocandosi a monte delle sorgenti del fiume Sordo. Sorgenti  che  dai tempi dei Romani alimentano l’acquedotto che approvvigiona di acqua potabile la città di Isernia. L’opera prevede  la realizzazione di due gallerie, (la Trigno e la galleria delle Piane )  per complessivi 900m. e di otto viadotti per 1640m. di tracciato e di  tre svincoli: uno nei pressi dell’università di Pesche, un secondo per Isernia Nord e, infine, uno presso il bivio di Miranda. Il costo complessivo dell’opera   è stimato in   130  milioni di euro, ossia  circa  25 milioni a km.
Quali sono le motivazioni sostenute  per giustificare   tale rilevante impegno finanziario, e  quali le ragioni  che  emergono  dalle opposizioni che, seppur in un ambito ristretto di addetti ai lavori, sono state fatte alla realizzazione di questo tratto stradale?

Due sono gli  argomenti dei favorevoli :
1)  il collegamento tra la statale 17 e la strada a scorrimento veloce Isernia – Castel di Sangro, va realizzato per terminare un’arteria importante  per le due regioni confinanti. Con la nuova strada, l’asse viario che collega Campobasso con l’Alto Sangro sarebbe  così completato,  con sicuri  vantaggi riguardanti soprattutto  la riduzione dei tempi di percorrenza.
2)  con  la costruzione del  nuovo  tracciato  si evita l’attraversamento del centro abitato di Isernia, diminuendo il traffico altamente inquinante dei mezzi pesanti.
Dalla lettura della corposa documentazione non emergono  altre motivazioni   alla base del progetto.
Fino ad oggi  si sono occupati   del LOTTO ZERO  tecnici, progettisti, responsabili di varie autorità per le più diverse competenze, amministratori dei 4  comuni e qualche proprietario dei terreni attraversati dalla strada.
Alcuni anni fa un gruppo di consiglieri comunali  isernini dell’Italia dei Valori, insieme a  diversi proprietari di terreni  minacciati  di esproprio,  tennero una conferenza stampa nei pressi della sorgente del fiume Sordo. In occasione della campagna elettorale per le elezioni comunali di Isernia del 2013 la critica al Lotto Zero è stata uno dei punti del programma di Isernia Bene Comune, mentre era totalmente ignorata dagli altri raggruppamenti politici.
A parte questi interventi e qualche breve e sbrigativo articolo sui giornali locali, si  può   affermare   che ben pochi sono a conoscenza di quello che, da qui a  breve, potremmo vedere realizzato.
Riteniamo che la decisione di una così importante struttura destinata a durare nel tempo e di così forte impatto, non possa essere delegata a pochi “addetti ai lavori” o  a qualche sindaco distratto  o superficiale.

La nostra contrarietà alla realizzazione di questa opera è nella sua totalità.

Prescinde da rilievi puramente tecnici e formali, come quelli presentati da ricorrenti presso la Commissione per la Valutazione di Impatto Ambientale e che sono stati respinti, sebbene  tutti validamente motivati.

Perché ci opponiamo e continuiamo a farlo anche in presenza di atti formali che indicano che non ci sia, al momento, niente che possa impedire la realizzazione di un progetto che ha  seguito il rituale iter procedurale ed è stato oltretutto già   finanziato?

Le nostre motivazioni e i nostri ragionamenti sono inerenti il rapporto costi-benefici; la tipologia di mobilità che si intende incentivare; i modelli di sviluppo sottointesi; il rispetto e cura del territorio con le sue caratteristiche fisiche; il portato storico-antropologico dell’ambiente   interessato a pesanti alterazioni.

Sintetizzando, le obiezioni rivestono due caratteri:

1) Politico, intendendo con  tale termine  il modello  economico-sociale che,  con la nuova arteria stradale così costosa e impegnativa, viene proposto, senza che ci sia un reale e comprovato bisogno, chiaro e incontrovertibile, tale da giustificarla.

2) Ecologico-ambientale, per i rischi  ( appurati da diverse relazioni ) connessi alla presenza nell’area interessata del bacino idro-geologico che alimenta da sempre l  ‘acquedotto della città   di Isernia. Città talmente legata all’elemento acqua, da fare affermare a diversi storici  che la radice stessa della sua denominazione derivi da questo legame.

Iniziamo una disanima delle diverse questioni a nostro avviso più rilevanti:

TEMPI di PERCORRENZA.

Quali potrebbero essere i miglioramenti nel collegamento tra Campobasso-Castel di Sangro, in base a quanto sostenuto dall’’A.N.A.S. nelle sua relazione?
Attualmente la distanza tra il bivio di Pesche, dove dovrebbe connettersi il nuovo tracciato,  e l’imbocco   della statale all’altezza del bivio di Miranda è di circa 5,7km. Il nuovo tratto, come già detto, sarà di 5,45km. La differenza   tra i due percorsi è di poche centinaia di metri, al di sotto del mezzo chilometro.
Paragonando i  tempi di percorrenza, (tenendo  presenti  le regole del codice stradale), notiamo quanto segue:  nelle ore di punta (per Isernia città circa 3 al giorno),  si può ipotizzare, con gli attuali livelli di traffico, un risparmio calcolabile tra i 3 e i  5 minuti. Nelle restanti ore della giornata, si può ragionevolmente ipotizzare  una  riduzione di  1 minuto o poco più.
Possiamo quindi affermare che il nuovo percorso farà risparmiare, in media , circa 2-3 minuti.
Può mai essere giudicato conveniente un risultato finale  così infimo, rispetto ad un investimento così oneroso?

VOLUMI e TIPOLOGIA di TRAFFICO.

Non c’è alcuno studio o relazione, redatto da enti o istituzioni, che quantifica l’attuale volume di traffico tra le province di Isernia-Campobasso  e la regione Abruzzo. Non sappiamo cioè dare  consistenza numerica e  basi solide ad  un progetto  che prevede un  enorme investimento economico, e non solo.
Né è riscontrabile traccia di analisi sui volumi prevedibili.
E’ ugualmente assente un’analisi della tipologia del traffico attuale, e di quella ipotizzabile.
Non sappiamo, cioè, per quanti, e per chi (mezzi pesanti o autovetture),  dovremmo  realizzare la nuova opera.
Basandoci sull’ esperienza diretta e l’osservazione   “sul campo” si può realisticamente ipotizzare che il traffico in uscita e in entrata  da Isernia rimarrà invariato, essendo gli svincoli previsti più lontani dal centro abitato rispetto agli attuali e quindi, a meno che non si voglia fare un giro panoramico, si continuerà ad utilizzare i percorsi abituali. Inoltre  non si comprende  (visti i ridicoli risparmi sui tempi di percorrenza), quale sarebbe    la considerevole  convenienza  a scegliere il  nuovo percorso per i flussi veicolari interprovinciali, o addirittura interregionali, in  assenza di vantaggi connessi al nuovo tracciato.

RAPPORTO COSTI BENEFICI

Se l’obiettivo è il miglioramento della rete stradale, e quindi la mobilità generale, nel Molise avremmo solo l’imbarazzo della scelta nel definire i possibili  interventi alternativi.
L’elenco potrebbe iniziare dalla messa in sicurezza delle strade interessate da  frane che funestano il nostro territorio praticamente in tutte le sue diverse aree; proseguire con l’ultimazione di diversi tratti incompiuti in entrambe le province;  con la cura e la manutenzione della rete di strade “minori”, che rappresentano spesso l’unica forma di collegamento di tanti nostri paesi; la manutenzione delle nostre fondo-valli, vera spina dorsale del  sistema viario molisano  in perenne stato di incuria.
Dopo l’abbandono del progetto dell’autostrada Termoli-San Vittore,  invece di impelagarci nell’ennesima  GRANDE OPERA, si potrebbe ragionare in termini nuovi sul modello di sviluppo che vogliamo per i nostri territori, partendo dalle nostre ricchezze naturali, paesaggistiche, culturali,  storiche, pensare a un sistema sociale armonioso e compatibile con l’ambiente.
Gli investimenti andrebbero  programmati per migliaia di piccole opere, per filiere produttive integrate col territorio di  appartenenza, creando economia diffusa, equilibrata ed armonica, rispettando  i luoghi e i territori.

E’  stato calcolato che le opere pubbliche in Italia costano il 269% in più rispetto la cifra prevista inizialmente.
I 130 milioni di spesa programmati   potrebbero arrivare, ragionevolmente, a 250-300.

Quali e quante altre opere potremmo realizzare, al posto della folle stupidaggine che si prospetta?
Invece di investire sempre e soltanto in maniera massiccia sul trasporto privato su gomma, perché non si affronta , seriamente, il tema della mobilità collettiva e su rotaia, con grandi investimenti che possano corposamente spostare   i flussi di traffico? Non sarebbe più sensato e ragionevole, per esempio, elettrificare la rete ferroviaria regionale, rendendola più snella, e ammodernandola in tanti suoi aspetti?

Il prezzo   economico da pagare  (certo), non è   giustificato da nessun riscontro (ipotetico)  sui benefici indotti, tutti da dimostrare.

Analizziamo ora aspetti che non sono di carattere economico.

RISCHIO ECOLOGICO-AMBIENTALE

La questione più seria e potenzialmente più drammatica riguarda la possibilità, da nessuna relazione tecnica esclusa in maniera categorica,  di conseguenze sulla falda acquifera che alimenta le sorgenti del fiume SORDO.  Tali sorgenti si trovano a metà circa del tracciato.
Le vigenti norme in materia impongono una distanza di rispetto, in caso di interventi strutturali nei pressi di sorgenti di  “acque superficiali per consumo umano”, calcolata in 200 metri.
Questo punto così importante è alquanto controverso: il progettista indica tale distanza in 215m nel punto più vicino; l’autorità di bacino   competente, che è quella del fiume Volturno, indica la cifra di 174m.; a tanti lettori del progetto, tra cui diversi tecnici, risulta che per alcune centinaia di metri le distanze variano da un minimo di 84m. ad un massimo di160m.

Come sia possibile una lettura così diversificata dei dati a disposizione è difficile da comprendere, ma tant’è.
E la questione non si esaurisce a queste considerazioni sulle distanze, ma investe, a nostro parere, anche altri  significativi rilievi.
Come interpretare ciò che scrive l’autorità competente di bacino quando, dopo aver preso atto che si è al di  sotto delle distanze  richieste dalla legge, invece di  esprimere parere negativo, si limita a fare una serie di raccomandazioni sulla tipologia di lavori da eseguire?
Inoltre la stessa autorità dichiara che “lo scavo della galleria (Trigno)  verrà realizzato in falda , determinandosi inevitabilmente modifiche del deflusso naturale della falda; tali modifiche, in base a quanto riferito dagli elaborati progettuali, non risultano ad oggi valutabili; stessa cosa si rileva per la galleria delle Piane”.
E allora  perché viene espresso   parere favorevole all’esecuzione dell’opera?

La lettura delle osservazioni tecniche nel suo complesso lascia piuttosto dubbiosi sulla congruità del giudizio finale con le tante, troppe osservazioni e rilievi critici emersi, che, per ragioni di brevità, non possiamo mettere tutte in rilievo.

Le contraddizioni che emergono nella progettazione del LOTTO ZERO inerenti le questioni idro-geologico e ambientali sono così macroscopiche da doversi seriamente preoccupare delle conseguenze su un’area così importante e allo stesso tempo fragile nei suoi equilibri.

Possibile che siamo diventati così cinici e spregiudicati da mettere a rischio beni collettivi vitali e primari come sorgenti e corsi d’acqua, per acquisire vantaggi di sicuro scarso valore?

GRANDI OPERE, AFFARI E BISOGNI

Ciò che emerge dalla lettura del progetto del nuovo asse viario non è certamente uno sforzo per il progresso e il miglioramento del sistema della mobilità interna delle nostre regioni.
Come si può evincere dall’analisi dei documenti, l’opera in questione non ha dalla sua parte valide e corpose ragioni per  essere realizzata.
Probabilmente queste vanno ricercate altrove.
Da un lato attribuirle ad un errore di fondo, che potremmo definire di tipo ideologico, che consiste nel pensare  alla crescita in termini di grandi infrastrutture, considerandole tuttora elementi portanti di una crescita “spontanea“ dell’economia .
Questa impostazione, che ha avuto le sue ragioni in tutt’altra epoca e momento storico, ha perso, nell’era delle “reti immateriali “ e dell’ economia sempre più legata ai servizi alla persona, la forza propulsiva del passato.
L’Italia non è da tempo il paese del primo dopoguerra, bisognoso ed arretrato, senza solide e diffuse vie di comunicazioni tese a facilitare scambi e commerci. E il nostro Molise non è da meno. In un rapporto dell’A.N.A.S. sulla nostra  rete viaria, risalente a pochi anni addietro, la nostra  regione veniva  considerata nel rapporto tra abitanti, estensione del territorio e volumi di traffico, tra le migliori d’Italia.

Banalizzando, potremmo affermare che la quantità non manca, ciò di cui abbiamo bisogno è la qualità: cura e  manutenzione dell’esistente, messa in sicurezza contro frane e smottamenti e completamento di alcuni  importanti collegamenti avviati e mai terminati.

Questi ragionamenti attengono per così dire alla parte “nobile” del discorso pubblico, del libero confronto delle idee,
nel rispetto delle diverse tendenze e orientamenti  fisiologicamente presenti nell’opinione pubblica.
Ma quando parliamo di opere pubbliche, soprattutto “grandi”, come si può definire quella in oggetto, entrano in ballo altre e molto più prosaiche considerazioni.
L’esperienza consolidata ci dice che spesso tali operazioni sono da sempre una incredibile fonte di approvvigionamento delle più svariate consorterie delinquenziali, variamente caratterizzate: da quelle  malavitose di stampo classico alle varie cricche che abitano i piani alti dei nostri ministeri e delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli, centrali e periferici.
Non c’è opera pubblica che non veda scatenarsi gli appetiti della nostra rapace e incapace classe politica e imprenditoriale, che non esita a falsificare e inventare esigenze e bisogni per il proprio tornaconto.

Sono stati capaci di sfruttare catastrofi e creare i più svariati e improbabili eventi per giustificare opere che non avevano alcuna ragione per essere realizzate.

Un piccolo e illuminante esempio l’abbiamo avuto con la costruzione dell’auditorium di Isernia, costato 55 milioni, a fronte dei 4 inizialmente previsti (e non è stato neanche completato). Le varie P2 , P3 e P4 vivamente ringraziano.
A quale camarilla toccherà la realizzazione del LOTTO ZERO? C’è già qualche fortunato predestinato?’

CONCLUSIONI

Non c’è regione, luogo o territorio in Italia che non sia ormai interessato da progetti che mettono a repentaglio gli equilibri ecologici e le risorse naturali, dall’acqua ai boschi, dai monti al mare, dalle pianure al sottosuolo.
Il nostro Molise è sempre più investito dai processi di “messa al lavoro” della natura, dalle centrali a bio-masse ai progetti di megastalla, dall’eolico in zone protette alle discariche abusive, dalle industrie inquinanti alle trivellazioni marine.
E  potremmo proseguire a lungo.
La logica seguita è sempre uguale: mercificazione del territorio e delle sue risorse.  E’ in atto una guerra senza quartiere che vede impegnato il grande capitale, spesso malavitoso, che tende a mettere a frutto ciò che dovrebbe essere salvaguardato e trattato col massimo rispetto.
E’ la bio-politica che occupa tutti gli spazi potenziali fonti di profitto, dal corpo umano all’intero pianeta.

Con il provvedimento denominato SBLOCCA ITALIA, da poco varato dal governo Renzi, i processi di sfruttamento del territorio sono accelerati e sempre più “militarizzati”. E il Molise, con il suo 65% di territorio indicato per possibili perforazioni petrolifere, è pienamente coinvolto da tali progetti di rapina.
Il compito dei cittadini è di mettersi di traverso, bloccare  tale processo che va a vantaggio di pochi e a discapito della collettività.

Nel caso del collegamento Pesche-Miranda  ci stiamo impegnando con tutte le nostre forze per rimettere in discussione e bloccare la decisione presa.
Invitiamo i Consigli Comunali a rivedere l’intera materia, esprimendosi in modo fermamente contrario alla realizzazione dello scempio che si prospetta. Anche gli altri Enti Pubblici devono fare la loro parte in difesa del territorio, così come le associazioni ambientaliste riprendendo la battaglia insieme a tutta la comunità.
E’ nostro dovere lottare per fermare il saccheggio programmato delle nostre risorse e per imporre un nuovo modello sociale, individuando nella agricoltura di qualità e di prossimità, nell’artigianato tradizionale e d’arte, nelle energie rinnovabili, nel sapere e nei servizi alle persone, nel ripopolamento dei nostri bellissimi borghi, nel turismo leggero e compatibile e nelle nuove tecnologie i settori dove investire il fiume di denaro che invece vorrebbero regalare alle varie mafie e ai signori dell’asfalto e del cemento.

CELESTE CARANCI.
ISERNIA BENE COMUNE

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