giovedì, Settembre 18, 2025
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Agricoltura, Giordano e Del Giudice: “Modello Campania nasce dal confronto, cambiamento solo se condiviso”

(Adnkronos) – ''Parlare di agricoltura significa parlare di ecosistemi, e per questo fin dall’inizio ci è sembrato fondamentale costruire un percorso che coinvolgesse tutti gli attori della filiera''. Così Alex Giordano e Teresa Del Giudice hanno presentato a Campania Mater, in corso al Palazzo Reale di Napoli, il volume dedicato al “Modello Campania”, frutto di un lavoro di ricerca e di confronto che ha messo insieme Istituzioni, imprese, accademia e territori. L’iniziativa, avviata mesi fa con il sostegno dell’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo, ha avuto l’obiettivo di trasformare la Campania in un laboratorio di buone pratiche, capace di valorizzare le eccellenze ma anche di affrontare con realismo le criticità. ''Non volevamo un modello calato dall’alto – hanno spiegato Giordano– ma un lavoro condiviso, fatto con gli agricoltori, con le imprese, con le associazioni e con i territori. Solo così si può creare un ecosistema reale, che tenga insieme produzione, ricerca, innovazione e comunità locali''. Il percorso ha visto la partecipazione attiva di 160 attori diversi: agricoltori, imprenditori, ricercatori, associazioni di categoria, funzionari pubblici e rappresentanti delle istituzioni. ''La cosa più sorprendente – ha dichiarato Teresa Del Giudice – è stata constatare quanto fosse facile costruire un ecosistema se esiste un’istituzione pubblica che svolge il ruolo di attivatore. La Regione Campania ha avuto questa funzione, creando le condizioni per un confronto paritario e aperto''. Dal confronto è emersa una visione dell’agricoltura campana come patrimonio strategico, non solo per l’economia ma anche per l’identità e l’immagine internazionale della regione. ''Le eccellenze agroalimentari – hanno ricordato Del Giudice – sono già bandiere del Made in Italy nel mondo. Il nostro compito è rafforzare questa forza identitaria e, allo stesso tempo, affrontare i nodi ancora irrisolti: dalla frammentazione produttiva alle difficoltà delle aree interne, fino alla necessità di innovare e diversificare i modelli di business''. Il libro presentato a Campania Mater non è dunque soltanto un’analisi, ma anche un manifesto per il futuro: un documento che raccoglie esperienze, proposte e visioni, con l’obiettivo di orientare le scelte politiche e imprenditoriali dei prossimi anni. ''Il cambiamento o è condiviso, o semplicemente non avviene – ha ribadito Del Giudice –. La sfida è costruire un’agricoltura multifunzionale, capace di creare valore aggiunto, attrarre giovani e restituire vitalità anche alle aree più fragili, oggi a rischio spopolamento''. Concludendo il loro intervento, Giordano e Del Giudice hanno sottolineato come Campania Mater sia già un primo risultato concreto: ''Questi due giorni dimostrano che esiste una volontà reale di fare rete e di guardare all’agricoltura non solo come produzione, ma come sistema che tiene insieme ambiente, economia, cultura e comunità. È da qui che può nascere davvero un modello Campania, capace di parlare all’Italia e al mondo''. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Roma, ancora un’aggressione omofoba: 25enne pestato dal branco

(Adnkronos) – Ancora un'aggressione omofoba a Roma, vittima un ragazzo di 25 anni. Come Partito Gay Lgbt+ "esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza ad Alessandro, giovane di 25 anni, brutalmente aggredito da almeno dieci ragazzi italiani con accento romano, tra i 18 e i 22 anni. Alessandro è stato nostro attivista nel 2021, prima di trasferirsi a Londra per proseguire gli studi, e partecipò alle nostre manifestazioni e sit-in. Ha riportato un trauma cranico-facciale, la frattura del naso e contusioni alle costole, con una prognosi di almeno venti giorni, dopo essere stato picchiato e insultato da un branco di dieci giovani". "Questa violenza – sottolinea Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay Lgbt+ – dimostra ancora una volta quanto l’omofobia sia purtroppo una realtà concreta e diffusa nel nostro Paese, che continua a colpire giovani e persone Lgbt+ nella vita quotidiana. È proprio per contrastare episodi come questo che è nato il Partito Gay Lgbt+, per stimolare la politica a varare leggi concrete a tutela della nostra comunità. Rivolgo un appello ai testimoni: chiunque abbia assistito o ripreso l’aggressione con il cellulare è invitato a contattarmi direttamente o a rivolgersi alle forze dell’ordine. Le immagini e le testimonianze possono essere decisive per assicurare alla giustizia i responsabili di questo vile attacco. Chiediamo inoltre che vengano acquisite e verificate le registrazioni delle telecamere pubbliche e private presenti nella zona di Corso Vittorio Emanuele II e Largo Argentina, così da non perdere alcuna prova utile all’identificazione degli aggressori". "Inoltre, l’avvocata Marina Zela, attivista del Partito Gay Lgbt+, si rende disponibile a fornire supporto legale al ragazzo e alla sua famiglia. Non possiamo restare indifferenti: serve coraggio e solidarietà per rompere il muro di omertà e fare in modo che nessuno debba più subire simili violenze", conclude.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Non solo Russia e (forse) Israele: dove, come e perché colpiscono le sanzioni della Ue

(Adnkronos) – Le sanzioni sono uno degli strumenti che usa l'Unione europea per "promuovere la pace, sostenere la democrazia e i diritti umani e difendere il diritto internazionale". Ce ne sono attive in diverse parti del mondo, non solo contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina o, se si dovesse andare fino in fondo, contro Israele per le operazioni a Gaza.  La maggior parte dei regimi sanzionatori dell'Ue è adottata in considerazione di una situazione specifica, in un determinato paese. Sono state imposte finora sanzioni alla luce della situazione in Russia, Bielorussia, Iran, Corea del Nord, Siria, Repubblica democratica del Congo e Venezuela. Nel caso di Israele, la proposta della Commissione europea prevede la sospensione parziale degli accordi commerciali, sanzioni contro Hamas, due ministri israeliani, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, e anche contro i coloni violenti e le organizzazioni a loro collegate. Ma queste misure per diventare operative devono ottenere il consenso della maggioranza qualificata in Consiglio, ipotesi tutt'altro che scontata vista la posizione molto cauta finora tenuta da Germania e Italia, oltre a Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca.  Il dibattito sull'efficacia delle sanzioni ruota intorno a una domanda fondamentale: ottengono il risultato che si propongono? Qualsiasi risposta deve tenere conto di una premessa: le sanzioni "non sono punitive, ma cercano invece di indurre un cambiamento nella politica o nella condotta dei soggetti cui sono dirette". Sono quindi uno strumento utilizzato per esercitare una pressione 'politica'.  In tutto, sono quasi 50 i regimi sanzionatori in vigore e quasi 5.000 le persone e le entità oggetto di sanzioni europee. Ecco, in sintesi, come funzionano le sanzioni della Ue.  
Cosa prevedono le sanzioni? Comprendono embarghi sulle armi, divieti di viaggio, congelamenti di beni, divieti al commercio, restrizioni economiche e finanziarie e misure diplomatiche.  
Come sono adottate le sanzioni? Le decisioni e i regolamenti in materia di sanzioni sono adottati dal Consiglio dell'UE a maggioranza qualificata e si applicano all'interno della giurisdizione dell'UE. L'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR) o gli Stati membri dell'UE possono proporre questo tipo di sanzioni, che solitamente si applicano per un periodo di 12 mesi. Le misure restrittive sono stabilite nelle decisioni del Consiglio in materia di politica estera e di sicurezza comune (PESC). 
A chi sono rivolte le sanzioni? Le sanzioni dell'UE possono riguardare governi di paesi terzi a causa delle loro politiche; entità (società) che forniscono gli strumenti per l'attuazione delle politiche in questione; gruppi o organizzazioni quali i gruppi terroristici; individui, quali terroristi o persone responsabili di violazioni dei diritti umani. Le sanzioni sono concepite in modo tale da ridurre al minimo le conseguenze negative per chi non è responsabile delle politiche o azioni che hanno portato all'adozione delle sanzioni. In particolare l'UE si adopera per ridurre al minimo gli effetti sulla popolazione civile locale e sulle attività legali svolte nel paese in questione o con esso. 
Quali atti fanno scattare le sanzioni? Le gravi violazioni dei diritti umani: si applicano ad atti quali il genocidio, i crimini contro l'umanità e la tortura. Il Terrorismo: nei confronti di persone, gruppi ed entità coinvolti in atti terroristici. Sono state introdotte a seguito degli attentati terroristici dell'11 settembre 2001. Armi chimiche: contribuiscono agli sforzi dell'UE volti a contrastare la proliferazione e l'uso delle armi chimiche e a sostenere la convenzione sulle armi chimiche. Attacchi informatici: nei confronti dei responsabili di attacchi informatici o tentati attacchi informatici e di coloro che forniscono sostegno finanziario, tecnico o materiale per tali attacchi. 
Cosa comporta la violazione delle sanzioni? Il 28 novembre 2022 il Consiglio ha adottato la decisione di aggiungere la violazione delle misure restrittive all'elenco dei 'reati dell'UE' incluso nel trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Inoltre, il 12 aprile 2024 il Consiglio ha adottato nuove norme per garantire che la violazione delle misure restrittive sia configurata come reato. Grazie a queste nuove norme alcune azioni sono considerate reati in tutti gli Stati membri, ad esempio aiutare a eludere un divieto di viaggio, commercializzare beni oggetto di misure restrittive o effettuare attività finanziarie vietate. Sono punibili anche l'istigazione, il favoreggiamento e il concorso in tali reati. Gli Stati membri devono garantire che la violazione delle misure restrittive dell'UE sia punibile con sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive, diverse a seconda del reato. Tuttavia, la violazione intenzionale delle misure restrittive deve comportare la detenzione quale pena massima. (Di Fabio Insenga) —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Roma, giovedì inaugurazione del Museo Diffuso della Resistenza Porta San Paolo-San Saba

(Adnkronos) – Il museo diffuso della Resistenza Porta San Paolo-San Saba verrà inaugurato giovedì 18 settembre. L'evento si svolgerà alle 18 sotto le lapidi della resistenza, vicino alla Piramide Cestia. Questo progetto consiste in un percorso di sei QR Code installati a terra che racconteranno la storia della resistenza nei rioni. Quest'anno il percorso si espande per includere anche il rione San Saba, che ebbe un ruolo attivo nella lotta armata contro le truppe naziste. In un momento storico in cui guerre, nazionalismi e autoritarismi tornano a farsi sentire, ricordare coloro che hanno sacrificato la propria vita per la pace, la libertà e la democrazia è un atto di memoria più attuale e necessario che mai. "Il museo diffuso – spiega l’assessore alla Memoria Adriano Labbucci – è un modo per rendere la storia accessibile a tutti e per non dimenticare le nostre radici. Ogni QR Code è una porta che si apre sul passato, un invito a riflettere sui valori di libertà e democrazia per cui i nostri antenati hanno combattuto. In un mondo segnato da nuove minacce, la memoria della resistenza ci offre una lezione preziosa e ci spinge a difendere quei principi con coraggio e determinazione".  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Intoo, per 80% dipendenti aziende sottovalutano impatto licenziamenti su chi resta

(Adnkronos) – In un contesto macroeconomico segnato da profonde incertezze, c’è la preoccupazione dei lavoratori per possibili licenziamenti: il 53% a livello globale – e il 37% degli italiani – teme, infatti, di essere coinvolto in esuberi entro un anno. La quasi totalità non si sente pronta ad affrontare l’eventuale ricerca di un nuovo impiego, sia dal punto di vista del network professionale, sia da quello delle competenze e delle capacità necessarie per candidarsi in una nuova posizione; 1 persona su 6 ritiene, inoltre, che questa ricerca potrebbe richiedere molto tempo (per il 24% degli italiani più di un anno). E le aziende non sembrano essere sufficientemente preparate: il 58% degli hr (65% in Italia) ammette che la propria azienda non fornisce un adeguato sostegno in caso di riduzione del personale, anche se due terzi di loro (il 64% in Italia) dichiarano che la propria realtà si impegna a essere corretta nel processo di licenziamento.  Condividendo solo in parte questa percezione, il 60% dei dipendenti a livello globale e 1 su 2 in Italia ritiene che i propri dirigenti manchino di empatia durante i licenziamenti. Vulnerabilità latenti che, se non affrontate con gli strumenti adeguati, rischiano di creare ulteriori tensioni e difficoltà in caso di crisi. Sono queste tra le principali evidenze che emergono dalla ricerca internazionale 'Culture in the balance: leading through layoffs without losing trust' (La cultura in equilibrio: gestire i licenziamenti senza perdere la fiducia) condotta da Intoo, società di Gi Group Holding leader nel settore dell’employability, sviluppo e transizione di carriera, con l’obiettivo di capire le sfide che dipendenti ed hr devono affrontare durante i licenziamenti, l’impatto dei medesimi e come le aziende possano mitigarli per preservare chi resta, la loro cultura e l'integrità del brand. La survey, realizzata in collaborazione con la società di ricerca Workplace Intelligence, ha coinvolto – oltre all’Italia – anche Argentina, Brasile, Regno Unito e Stati Uniti, intervistando 1.100 responsabili hr e 1.100 dipendenti a tempo pieno.  “Anche quando approcciate con le migliori intenzioni – commenta Cetti Galante, ceo di Intoo (Gi Group Holding) – le riduzioni del personale, le uscite volontarie, gli esuberi e i licenziamenti rappresentano momenti complessi e delicati nella vita di un'organizzazione. Bisogna considerare come la gestione dell’uscita rifletta inevitabilmente la cultura e l’immagine aziendale . A prescindere dalle difficoltà operative emerse dalla ricerca, è oggi sempre più rilevante una gestione ponderata di queste situazioni, che ne consideri tutte le conseguenze a livello interno ed esterno. E' comunicando chiaramente le ragioni di queste scelte e offrendo sostegni concreti, caratterizzati da approcci umani e in linea con i valori aziendali, che si può operare per preservare nel lungo periodo la responsabilità sociale dell’azienda, l’occupabilità delle persone dentro e fuori la propria realtà, il coinvolgimento di chi resta e l’attrattività verso l’esterno, necessaria per la sostenibilità e la resilienza del business”. Gestire male un processo di licenziamento può avere infatti un effetto negativo sulla forza lavoro rimanente, in termini di benessere e motivazione: l’80% dei dipendenti su scala globale (78% in Italia) ritiene che le imprese tendano a sottovalutare questo impatto. Dopo aver assistito a un licenziamento, il 71% dei lavoratori (68% in Italia) inizierebbe subito a cercare un nuovo impiego, mentre il 62% (56% in Italia) ha perso fiducia nel proprio datore di lavoro.  Ma non solo: 1 intervistato su 6 (12% in Italia) ha smesso di impegnarsi a fondo, il 44% (31% in Italia) riferisce che la propria produttività sia stata compromessa e che sia aumentato lo stress (oltre 60% in Italia, 71% a livello globale). Un quadro che stride con la percezione degli HR, 1 su 2 dei quali (42% per in Italia) pensa che il personale restante lavorerebbe invece più duramente, a dimostrazione di un evidente disallineamento.  I licenziamenti possono avere conseguenze significative anche a livello reputazionale e incidere sulla capacità delle aziende di attrarre nuovo personale in futuro. Quasi la metà delle imprese a livello globale (46% in Italia) ha subìto ripercussioni online e circa 1 lavoratore su 5 sarebbe pronto a lamentarsi pubblicamente – % che si alza a 1 su 4 se si considera solo il campione dei lavoratori Gen Z. Cosa può fare, allora, un’impresa per gestire correttamente il processo di riduzione del personale supportando chi esce e tutelando al contempo la motivazione e la fiducia di chi resta, oltre alla propria attrattività verso l’esterno?  Considerando che il 54% dei dipendenti (49% in Italia) non ha fiducia nella capacità dei dirigenti di gestire i licenziamenti in modo etico e segnala una mancanza di empatia, formare il management su una migliore gestione di eventuali esuberi diventa cruciale per ricostruire il clima in azienda. In termini poi di supporti concreti, la maggioranza dei responsabili hr e dei dipendenti intervistati – anche in Italia -, con valori superiori all’80%, ritiene che alle persone licenziate dovrebbero essere offerti servizi di outplacement e ricollocamento. Chi lo fa dimostra di preoccuparsi maggiormente delle proprie persone. In un contesto in cui la diffusione di tali servizi varia notevolmente da Paese a Paese – si passa dal 48% del Brasile al 17% dell’Italia – vi è spesso una scarsa consapevolezza: solo il 18% dei dipendenti (21% in Italia) è a conoscenza dei programmi di outplacement offerti dal proprio datore di lavoro, evidenziando una chiara opportunità di migliorarne la comunicazione dei benefici alle persone. “La maggior parte delle persone – continua Galante – fatica ad affrontare da sola il mercato del lavoro, per questo è necessario riflettere sempre di più sulla long term employability protection, attività che spetta tanto alle aziende quanto alle persone perché questa è la sfida più attuale. Da un lato le imprese devono riuscire ad affrontare i cambiamenti repentini, gestendone i rischi operativi e reputazionali, mantenendo al tempo stesso engagement, attrattività e fornendo supporti e risorse di qualità alla propria popolazione aziendale nelle diverse fasi lavorative. Dall’altro, ciascuno di noi ha la responsabilità di mantenersi employable e aggiornato, in termini di competenze e network, per trovarsi pronto a possibili trasformazioni e transizioni di carriera, anche volontarie, sempre più frequenti e connaturate ai cambiamenti del mercato del lavoro stesso”. La ricerca evidenzia infatti come molti dipendenti non siano pronti ad affrontare il mercato del lavoro in caso di uscita: in Italia il 26% dichiara di non avere le competenze necessarie, mentre il 40% non si sente preparato a presentare una candidatura, aggiornare il curriculum o affrontare un colloquio. Più della metà (56%) non ritiene di disporre di una rete professionale solida e il 54% ammette di non poter contare sul proprio network per trovare una nuova occupazione.  —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Infortuni, Marmigi (Safety Expo): “Decreto emergenza non è sufficiente”

(Adnkronos) – "Purtroppo, gli incidenti sul lavoro continuano ad aumentare: un dato, questo, certificato anche dall'Inail. E bisogna ragionare su cosa fare; serve una cultura della prevenzione ed è proprio questo che si propone Safety Expo 2025-Prevenzione incendi". Lo dice, all'Adnkronos/Labitalia, Daniele Marmigi, direttore tecnico dell'Istituto Informa e di Safety Expo 2025-Prevenzione incendi, l’evento di riferimento in Italia per la prevenzione e la sicurezza antincendio in corso alla Fiera di Bergamo. Con circa 100 eventi tra convegni tecnici, laboratori pratici, seminari aziendali e corsi di formazione, più di 160 espositori e un’area espositiva di oltre 10.000 mq, Safety Expo 2025 offre un programma ricco e articolato.  "Ora – sostiene – a livello nazionale si pensa a un decreto di emergenza ma dovremmo cominciare a lavorare per creare una fase strutturata e organica per contrastare il fenomeno degli infortuni. E il motivo per cui la fiera coinvolge diverse figure tra vigili del fuoco ed esperti del settore, è proprio questo, creando così momenti di confronto. Fondamentale – sottolinea – è l'operato dei vigili del fuoco, che ricoprono un ruolo importante anche nella prevenzione degli incidenti. E noi dobbiamo sempre ricordare di lavorare in un'ottica di prevenzione, che è l'unica arma che abbiamo per dire basta agli incidenti sul lavoro". "Safety Expo – aggiunge – è un'opportunità concreta per rafforzare la cultura della sicurezza attraverso soluzioni tecnologiche innovative e il dialogo tra istituzioni, tecnici e imprese su un tema oggi più che mai urgente, offrendo contributi concreti sulla semplificazione dei procedimenti e su alcune criticità normative che necessitano di essere rese più accessibili ai professionisti del settore, spesso alle prese con regole complesse e frammentarie".   —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Infortuni, Mannino (Vigili del fuoco): “Snellire procedure senza abbassare livelli sicurezza”

(Adnkronos) – "Sul fronte della sicurezza c'è un grande tema che è quello della semplificazione normativa, che non deve comportare un minor controllo, ma uno snellimento delle procedure. E' un tema su cui si lavora da molti anni. La richiesta è sempre quella di snellire e semplificare le procedure, evitando che siano troppo pesanti o percepite come oppressive. Allo stesso tempo, però, dobbiamo garantire che i livelli di sicurezza non si abbassino. E' un equilibrio difficile da raggiungere, ma è un impegno costante". Lo dice, all'Adnkronos/Labitalia, Eros Mannino capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in occasione del Safety Expo 2025-Prevenzione incendi, l’evento di riferimento in Italia per la prevenzione e la sicurezza antincendio in corso alla Fiera di Bergamo. "C’è bisogno – auspica – di più vigili del fuoco in Italia. Come si dice i vigili del fuoco non sono mai abbastanza. Tuttavia, bisogna considerare anche la sostenibilità, la copertura del territorio e i tempi di intervento. Stiamo lavorando per migliorare la nostra capacità di inserire nuovo personale, non solo per compensare il turnover dovuto ai pensionamenti, ma anche per rafforzare le sedi che presentano maggiori criticità di organico". L'Italia come si colloca rispetto agli altri paesi europei rispetto al tema della prevenzione? "Siamo soddisfatti – spiega – perché i risultati della prevenzione non sono sempre immediatamente visibili: quando funziona, non ci sono incendi. Ma confrontando le statistiche con quelle europee e mondiali, l’Italia rappresenta un’eccellenza. Le normative di prevenzione funzionano e hanno sempre funzionato: già dal 1955, con il DPR n. 547 sulle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, il nostro sistema si è strutturato. Questa tradizione normativa ha portato benefici concreti in termini di riduzione delle probabilità di incendio e limitazione dei danni". "Stiamo – fa notare – costantemente aggiornando, migliorando e semplificando le normative, in modo che siano più accettabili dal punto di vista amministrativo e non vissute come un peso per il cittadino. Forse la sfida più grande oggi è far comprendere che gli investimenti in sicurezza non sono un costo, ma un vero e proprio investimento per imprenditori e gestori di attività. L’obiettivo è garantire sicurezza senza imporre oneri economici eccessivi: questa sarà la sfida centrale per il prossimo futuro". "Il cambiamento climatico – precisa il capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco – non porta nulla di positivo, né sul fronte del soccorso né su quello dell’applicazione delle norme di prevenzione incendi. Amplifica infatti la criticità degli scenari che possono presentarsi e, in alcuni casi, i fenomeni meteorologici avversi possono addirittura compromettere il funzionamento degli stessi impianti antincendio. E' quanto accaduto, ad esempio, in Emilia Romagna, dove durante l’alluvione alcuni impianti antincendio sono andati in tilt". —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Comune di Campobasso/Contributi una tantum per trasporto scolastico alunni con disabilità

foto MDL 2019

Pubblicato l’avviso per l’erogazione di contributi una tantum a favore dei nuclei familiari residenti nel comune di Campobasso, finalizzati al potenziamento del trasporto scolastico per gli alunni con disabilità frequentanti le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado per l’anno scolastico 2025/2026.

Tra i requisiti di accesso al beneficio si evidenziano:

il possesso della certificazione di disabilità ai sensi della Legge n. 104/1992, art. 3, comma 3 oppure comma 1;

la non fruizione del servizio di trasporto scolastico collettivo erogato direttamente dal Comune di Campobasso o tramite Enti del Terzo Settore.

L’istanza, redatta mediante autocertificazione ai sensi del DPR 445/2000, deve essere presentata da entrambi i genitori, dal tutore del minore o dal legale rappresentante, utilizzando esclusivamente il modulo predisposto “Modello A”. La domanda dovrà essere indirizzata al Comune di Campobasso – U.O. Settore Servizi Sociali – entro e non oltre il 15 ottobre 2025.

Le modalità di presentazione sono le seguenti:

invio tramite PEC all’indirizzo: comune.campobasso.protocollo@pec.it, indicando nell’oggetto: “Domanda per l’erogazione contributo una tantum finalizzato al sostegno del trasporto scolastico per gli alunni con disabilità frequentanti la scuola infanzia, primaria e secondaria di primo grado”;

consegna a mano presso lo Sportello Unico Servizi alla Persona, sito in via Cavour n. 5 – Campobasso, negli orari di apertura al pubblico.

In caso di partecipazione di più minori appartenenti allo stesso nucleo familiare, è necessario presentare una richiesta distinta per ciascun minore.
P

er assistenza nella compilazione della domanda e per ulteriori informazioni, è possibile contattare i numeri telefonici 0874-405576, 0874-405553 e 0874- 405598.

L’avviso e il modello di domanda sono consultabili sul sito del Comune al seguente link:
https://www.comune.campobasso.it/campobasso2/po/mostra_news.php?id=2161&area=H

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Il Milan Club Castel del Giudice al fianco di Gaza: devoluto l’intero ricavato del torneo estivo di calcio a 5

Dal campo alla solidarietà: il Milan Club Castel del Giudice devolve l’intero ricavato del torneo di calcio a 5 organizzato a Castel del Giudice
a Medici Senza Frontiere per Gaza.
Il Milan Club Castel del Giudice è lieto di comunicare che il ricavato delle iscrizioni al torneo di calcio a 5 interno, organizzato quest’estate, è stato interamente devoluto a Medici Senza Frontiere, a sostegno delle attività umanitarie a Gaza.

Il ricavato complessivo delle iscrizioni, pari a 300 euro, è stato destinato a sostenere le équipe mediche che ogni giorno operano in un contesto di estrema emergenza.

Con questo gesto, il Club intende unire la passione sportiva alla solidarietà, dimostrando che il calcio può essere non solo divertimento e aggregazione, come lo è stato quest’estate, ma anche un’occasione per dare un contributo concreto a chi vive
situazioni di emergenza.
“Ringraziamo tutti i partecipanti al torneo che hanno reso possibile questa iniziativa: insieme, lo sport può diventare un mezzo per costruire speranza.” – dice il presidente del Milan Club Castel del Giudice Carmelio Cenci – “La situazione attuale a Gaza è sotto gli occhi di tutti e il nostro vuole essere un piccolissimo gesto concreto nel silenzio assordante delle istituzioni nazionali. Come Milan Club Castel del Giudice
abbiamo voluto che il torneo non fosse solo un momento di sport e divertimento, ma anche un’occasione per fare del bene. A Gaza la fame è usata deliberatamente come arma. Devolvere il ricavato a Medici Senza Frontiere significa dare un piccolo contributo a chi opera ogni giorno in prima linea per salvare vite a Gaza. È un gesto che sentiamo doveroso come comunità e come club, convinti che la passione per il calcio debba andare di pari passo con la solidarietà. Continueremo con iniziative di questo tipo perché è quello che cerchiamo di fare ormai da sette anni a questa parte.

Unire la passione per lo sport e per i colori rossoneri con iniziative di beneficenza in piccola e larga scala.” Medici Senza Frontiere (MSF) è un’organizzazione medico-umanitaria indipendente che porta cure d’emergenza in oltre 70 Paesi del mondo. A Gaza, le équipe di MSF lavorano da anni per garantire assistenza sanitaria alla popolazione colpita dal conflitto, offrendo cure chirurgiche e mediche, supporto psicologico e fornendo materiali di primo soccorso agli ospedali locali.

Chiunque voglia contribuire alla causa, può visitare il seguente sito/link:
https://www.medicisenzafrontiere.it/landing/gaza/

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Virtus Italia, crescita record impegno sociale e giovani al centro

(Adnkronos) – In un momento storico in cui salute, sostenibilità e impatto sociale sono al centro delle scelte dei consumatori, c’è un’azienda italiana che ha fatto di questi tre pilastri la propria missione. Si chiama Virtus Italia, è nata a Roma, ed è oggi tra le realtà più dinamiche e in crescita nel settore dei sistemi di depurazione dell’acqua. Negli ultimi mesi l’azienda ha registrato una crescita del 102%, con un incremento complessivo del +60% da inizio anno, dopo un 2024 già segnato da un +70%. Numeri che raccontano non solo un successo commerciale, ma anche la risposta concreta a un’esigenza crescente: quella di avere accesso a un’acqua buona, sana e libera da sostanze nocive, senza rinunciare a risparmio e rispetto per l’ambiente. Oggi, grazie alla guida di Lorenzo Malara ceo dell’azienda, Virtus Italia punta a raggiungere un fatturato di 8 milioni di euro entro il 2025. Virtus intercetta questa tendenza, offrendo soluzioni su misura e un’assistenza capillare nei territori di Lazio, Campania, Abruzzo, Emilia-Romagna e Veneto, con l’ingresso imminente anche in Lombardia. E proprio su questi territori Virtus ha svolto un recente sondaggio su un campione di 1000 famiglie, dal quale emerge che sempre più famiglie scelgono di installare sistemi di depurazione domestica: 1 famiglia su 3 ha già un depuratore, il 72% lo sceglie per l’ambiente, il 61% per il gusto, il 47% lo vede come un investimento.  Ciò che distingue Virtus Italia è il suo servizio di assistenza tecnica interno, che garantisce interventi di alta qualità e rapidi. Inoltre, gli impianti Virtus offrono un flusso d'acqua molto più abbondante rispetto ai classici sistemi di depurazione d’acqua domestici, migliorando l'esperienza degli utenti, e l’integrazione di tecnologie avanzate con un approccio eco-friendly. Dalla depurazione dell’acqua domestica, che elimina la necessità di bottiglie di plastica, al lavaggio con ozono che riduce l’uso di detersivi fino al 90%, ogni soluzione proposta è pensata per garantire un ambiente più sano e un risparmio concreto. A trainare questa crescita è un team giovane e motivato: oltre 50 risorse impiegate, gran parte under 35. Virtus ha fatto della valorizzazione del talento giovanile un vero punto di forza, investendo nella formazione e nello sviluppo professionale, in un settore dove passione, etica e relazione umana fanno la differenza. Ma il successo economico per Virtus non è mai disgiunto dall’impatto sociale. Per ogni traguardo raggiunto, l’azienda reinveste parte del fatturato in progetti umanitari concreti. Ad oggi, sono già stati realizzati quattro pozzi d’acqua in Kenya, altri quattro sono in costruzione, di cui uno in una fattoria didattica per la comunità locale. Il prossimo grande obiettivo? La costruzione di una scuola entro il 2026. “Il nostro – racconta Lorenzo Malara – è un modello imprenditoriale che mette al centro la persona: chi lavora con noi e chi beneficerà, anche a chilometri di distanza, dei nostri risultati vendere un depuratore per noi significa offrire benessere, ma anche restituire valore e futuro a chi è meno fortunato”. —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Campobasso

Isernia

Termoli