sabato, Novembre 22, 2025
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Bimbi allontanati dal bosco a Chieti, Meloni sente Nordio: ipotesi invio ispettori

(Adnkronos) – La vicenda della famiglia anglo-australiana stabilitasi nei boschi di Palmoli, a Chieti, con i tre bambini trasferiti con la madre in una casa famiglia su decisione della magistratura, è all’attenzione del governo.  

A quanto apprende l’Adnkronos, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrebbe avuto sulla vicenda un colloquio con il ministro della Giustizia Carlo Nordio e non si esclude che da via Arenula possano essere inviati gli ispettori per fare luce sulle misure del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che ha disposto l’allontanamento urgente dei tre figli della coppia. 

Quello delineato dai giudici è un quadro di “grave pregiudizio per l’integrità fisica e psichica dei bambini, l’assistenza materiale e morale, la vita di relazione e la riservatezza”. I bambini, di 6 e 8 anni, sono stati collocati in casa-famiglia, mentre ai genitori è stata sospesa la responsabilità genitoriale. 

Secondo i giudici, presieduti da Cecilia Angrisan, i bambini hanno finora vissuto in un “rudere fatiscente e privo di utenze”, oltre che in una piccola roulotte. La perizia depositata dai genitori ha confermato “l’assoluta assenza di impianti elettrico e idrico/sanitario”, oltre alla mancanza di infissi e rifiniture. 

Per i giudici è inoltre “del tutto insufficiente” a garantire la sicurezza dei bambini, mancando collaudo statico, certificazioni e verifiche sulle condizioni igienico-sanitarie. Il provvedimento afferma che, in assenza di requisiti di abitabilità, “l’assenza di agibilità… comporta una presunzione ex lege dell’esistenza di pericolo di pregiudizio per l’incolumità e l’integrità fisica dei minori”. Si cita inoltre il rischio sismico, l’assenza di prevenzione incendi e problemi legati all’umidità, che potrebbero incidere a lungo andare “sullo sviluppo di patologie polmonari”. 

 

“Bene che l’appello della Lega e di migliaia di cittadini venga ascoltato. Adesso si vada fino in fondo per riportare quei bambini tra le braccia di mamma e papà. Sono pronto ad andare in Abruzzo già nei prossimi giorni”, il commento di Matteo Salvini, commentando la notizia. 

 

“In questi giorni l’Abruzzo è al centro dell’attenzione nazionale per la vicenda della Famiglia che vive nei boschi di Palmoli, Chieti. Una storia che ha acceso un dibattito profondo, toccando corde delicate che riguardano la libertà, l’educazione, la genitorialità e il rapporto tra istituzioni e cittadini. Non posso e non voglio sottrarmi ad una riflessione. Lo faccio con il massimo rispetto verso la magistratura, le cui decisioni sono e restano un punto fermo in uno Stato di diritto. Le sentenze si rispettano sempre. Ma il rispetto non esclude la possibilità — e talvolta il dovere — di interrogarsi. Sono certo che gli stessi giudici che hanno preso questa decisione lo abbiano fatto non senza averne sentito il peso e la difficoltà”, recita intanto una nota del presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio. 

“Parlo da Presidente della Regione Abruzzo, ma anche da padre. Perché questa vicenda, prima ancora che istituzionale – sottolinea- , è umana. Mi domando dove si collochi il confine tra la libertà di una famiglia che non ha commesso reati, non ha esercitato violenze, non ha sottratto i figli all’istruzione, paga le tasse e sceglie uno stile di vita diverso, e l’intervento dello Stato quando giudica ‘inappropriato’ quel modo di vivere. Viviamo un tempo in cui tutto sembra dover essere moderno, digitalizzato, incasellato. Una società che ci chiede di essere costantemente connessi, uniformi, integrati. Questa famiglia rappresenta l’opposto: una scelta radicale, certamente non comune, ma che appartiene a un modo antico di vivere la relazione con la natura e con il tempo. È legittimo, però, domandarsi se una distanza così forte dalla socialità possa limitare la crescita dei bambini e la loro capacità di confrontarsi con il mondo reale. È una domanda seria, che merita attenzione”.  

Ma accanto a questa riflessione, aggiunge, “ne sorge un’altra, altrettanto importante: questa famiglia non ha fatto male a nessuno. Eppure oggi si trova a vivere un trauma che spesso è riservato a chi commette abusi, a chi trascura, a chi manda i figli allo sbando, per strada, esponendoli alla devianza e al reato, a chi elude tasse e regole. A chi delinque. Anzi, in molti notano con sconcerto che un provvedimento così traumatico qual è l’allontanamento dei figli dai genitori, troppo spesso non viene nemmeno applicato neanche a quelle famiglie che hanno comportamenti devianti e abusanti nei confronti dei figli stessi. Togliere i bambini a chi non ha fatto nulla di male è una decisione che pesa, che lascia un segno. E penso al trauma che questi piccoli stanno già vivendo, lontani all’improvviso da un mondo che per loro rappresentava sicurezza, normalità, affetto e unione”. 

Da padre – continua Marsilio – mi sono chiesto più volte che cosa avrei fatto io, come avrei reagito se mi fossi trovato in una condizione simile. Sotto la pressione mediatica, sotto il giudizio sociale, avrei ceduto? Avrei accolto la modernità per proteggere i miei figli dall’allontanamento? Non so darmi una risposta. La verità è che questa vicenda scuote la coscienza di tutti noi, perché tocca il punto più sensibile della nostra esistenza: i figli”.  

“Da uomo delle Istituzioni, aggiunge, “credo che questa storia imponga una riflessione più ampia sul rapporto tra libertà individuali, responsabilità genitoriale e intervento pubblico. È un tema che non può essere affrontato con superficialità o ideologia. Deve essere affrontato con equilibrio, con prudenza e, soprattutto, con umanità. Perché se la legge è il nostro riferimento, la coscienza è ciò che ci ricorda chi siamo. E allora mi chiedo, e chiedo a tutti noi: in un Paese libero, possiamo ancora scegliere il nostro destino e quello dei nostri figli, se viviamo nel rispetto della legge e dei nostri valori morali? E fino a che punto chi deve vigilare sul benessere dei minori può ricorrere a strumenti che — agli occhi di qualunque genitore — appaiono dolorosi, estremi, capaci di lasciare ferite profonde? Una domanda che rimane aperta, come la mia lettera, e che merita, oggi più che mai, una riflessione profonda e non giudizi affrettati, non le grida di ‘vergogna’ che troppo spesso sostituiscono il dialogo, ma un impegno comune a migliorare il nostro modo di guardare gli altri, anche quando le loro scelte sono diverse dalle nostre. Serve la capacità di valutare ogni storia per ciò che realmente è, con attenzione, umanità e responsabilità. Solo così – continua Marsilio – potremo essere una comunità giusta, capace di tutelare i più fragili senza smarrire il senso profondo della libertà e della dignità di ciascuno”.  

“Mi auguro che nei successivi gradi di giudizio, in appello, la famiglia possa dimostrare la sua capacità di offrire ai figli un percorso di crescita sano ed equilibrato, ricomponendo il nucleo famigliare, innanzi tutto per il bene dei bambini, che sicuramente stanno subendo le conseguenze di questo trauma più di tutti. La Regione, come già sta facendo anche il Comune di Palmoli (che ringrazio per l’impegno in questo senso) è a disposizione per favorire una soluzione positiva, che possa conciliare il rispetto delle regole fondamentali dell’ordinamento con il diritto di scelta e la libertà educativa dei genitori, pronti a mettere a disposizione personale qualificato e risorse, nella volontà di colmare le distanze e restituire serenità a tutta la comunità”, conclude Marsilio. 

 

cronaca

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Pace, Paglia: “Manca visione universale politica, assistiamo a balcanizzazione del mondo”

(Adnkronos) – “Siamo di fronte a uno scenario apocalittico e a 59 guerre aperte, ma ciò che manca tragicamente alla politica internazionale è una visione universale”. Lo ha dichiarato monsignor Vincenzo Paglia intervenendo all’università degli studi Link durante la conferenza su ‘Pace e risoluzione dei conflitti globali’. Richiamando Papa Francesco e l’enciclica ‘Laudato si’, Paglia ha sottolineato come il Pontefice ricordi che “il pianeta è la casa comune di tutti” e che “di fronte alle crisi globali non ci si salva da soli». Una prospettiva che, secondo Paglia, la politica non ha ancora fatto propria: “È questa la visione che manca, la dimensione del noi universale”.  

Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita ha ricordato come “dopo l’89 avremmo potuto sognare la pace universale” citando Mozambico, Oslo e la fine dell’apartheid in Sudafrica, “momenti in cui si capì che si poteva stare insieme”. Oggi invece, ha affermato, “assistiamo al ritorno dei nazionalismi etnici, alla balcanizzazione del mondo”, una dinamica che paragona al conflitto nell’ex Jugoslavia: “Negli anni ’92-’93 c’erano un milione e mezzo di matrimoni misti: la convivenza era possibile”.  

Per Paglia “la guerra giusta non ha più senso” perché “i conflitti moderni fanno più vittime civili che militari” e manca un’architettura giuridica internazionale capace di dichiarare la guerra “fuori legge”. La pace, ha ribadito, “non è solo un compito della politica, ma di università, economie, chiese, informazione e società civile”. 

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Università, José Ramos-Horta: “Da partnership con Link opportunità studio per giovani Timor Est”

(Adnkronos) – “Spero che da questa partnership con l’Università possano nascere opportunità per alcuni studenti timoresi di iscriversi qui e proseguire gli studi nei campi offerti dalla Link”. Lo ha dichiarato il presidente di Timor Est e Premio Nobel per la Pace, José Manuel Ramos-Horta, a margine del suo intervento alla Link Campus University di Roma.  

Il leader timorese ha ricordato l’investimento massiccio del suo Paese nella formazione internazionale: “Abbiamo studenti in molti Paesi del mondo. Abbiamo investito decine di milioni di dollari per mandarli nelle università di Asia, Australia, Cina, Vietnam e altri. Il 60% della nostra popolazione ha meno di 30 anni, il 50% meno di 20: abbiamo tantissimi giovani che devono continuare la loro formazione”.  

Ramos-Horta ha poi allargato lo sguardo al contesto internazionale, sottolineando la difficoltà di essere ottimisti di fronte alle crisi globali, ma trovando un segnale di speranza nelle mobilitazioni popolari: “Mi rincuora vedere milioni di persone negli Stati Uniti e in Europa protestare contro le politiche dei loro governi sulla tragedia di Gaza. C’è un grande divario tra i popoli e le élite europee”. Duro il giudizio del presidente timorese sulle posizioni di parte dell’Occidente: “La politica dell’Occidente su Israele ha portato la cosiddetta civiltà occidentale in un abisso di immoralità. Se sei indifferente a un genocidio, cosa sei? In cosa credi?”. Ramos-Horta ha concluso affermando di non voler più ascoltare lezioni sui diritti umani da parte di leader europei: “Se qualcuno parla di democrazia o diritti umani, gli dico: per favore, parli di Gaza. Voglio sentirli parlare di Gaza.” 

internazionale/esteri

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Veneto, Campania e Puglia verso le elezioni regionali: quando e come si vota, i candidati

(Adnkronos) – Meno di 48 ore alla nuova tornata elettorale in Veneto, Campania e Puglia, dove domenica 23 e lunedì 24 novembre si voterà per scegliere i nuovi governatori delle tre Regioni e i componenti del Consiglio regionale. Sono quasi 12 milioni in totale i cittadini chiamati alle urne, migliaia le sezioni coinvolte. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica e quindi lunedì dalle 7 alle 15. Ma quali sono i candidati e come si vota? Ecco un vademecum regione per regione. 

Sono 4.296.562 gli elettori che in Veneto domenica e lunedì saranno chiamati a eleggere il nuovo presidente della Regione che, con il suo avversario diretto e altri 49 nuovi consiglieri regionali eletti tra gli 845 candidati delle 16 liste che si presentano al voto, andranno a comporre il nuovo consiglio regionale di Palazzo Ferro Fini.  

Sono 5 i candidati alla presidenza: Alberto Stefani per il centrodestra (Lega, Fdi, Fi, Udc, Noi Moderati, Liga Veneta Repubblica); Giovanni Manildo per il campo largo (Pd, M5s, Avs, Il Veneto che Vogliamo, Rete delle Civiche Progressiste, +Europa, Volt Italia, Psi, Movimento Socialista Liberale); Fabio Bui per i Popolari per il Veneto; Marco Rizzo per Democrazia sovrana popolare; Riccardo Szumski per la lista Resistere. 

Rispetto a cinque anni fa saranno chiamati a votare complessivamente 140mila elettori in più, tra i quali ci sono 252.238 ragazzi e ragazze al loro primo voto regionale – il 5,87% del totale – e 22.076 neo-diciottenni al loro primo voto in assoluto.  

Le sette circoscrizioni elettorali corrispondono alle province, tra le quali è Treviso quella con più elettori. Ne conta quasi 830mila (19,3% del totale), seguita da Padova (18,4%), Vicenza (18%), Verona (17,7%), Venezia (16,6%) a chiudere Belluno e Rovigo co poco più di 200mila elettori. Dal computo degli elettori vanno però tolti i veneti iscritti all’Aire che non votano alle regionali, a meno che non tornino appositamente per farlo. Attualmente sono 524.000, il 12% degli aventi diritto, e anche in questo caso la provincia che ne conta di più in assoluto è Treviso (28,6%), seguita da Vicenza (20,4%), Padova (13%), Venezia, Verona, Belluno e Rovigo (solo il 4,4%). Ed è inoltre da considerare che il 76% degli elettori veneti iscritti all’Aire risiede al di fuori dell’Unione europea. Una singolarità è però la loro incidenza sul totale degli elettori di ogni singola provincia che fa cambiare il quadro complessivo. In questo caso, la percentuale più elevata si registra a Belluno (25,7%), seguita da Treviso (18,1%), Vicenza (13,8%) e Rovigo (11,3%) e le restanti tre con valori inferiori al 10%. Una circostanza che fa sì che in 115 comuni (il 21% del totale) il numero degli iscritti alle liste elettorali superi quello della popolazione residente. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di piccoli comuni della fascia pedemontana e di montagna.  

In Veneto le donne rappresentano il 50,9% del corpo elettorale chiamato al voto, con Venezia (51,34%), Padova (51,07%) e Rovigo (51,02%) che registrano una presenza femminile superiore alla media regionale, ma il divario con gli elettori maschi si è progressivamente ridotto negli ultimi dieci anni. Urne aperte domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. 

 

Circa 5 milioni di elettori in Campania saranno chiamati a scegliere il nuovo governatore della Regione e i 50 componenti del Consiglio regionale. Domenica 23 e lunedì 24 novembre, i cittadini campani sceglieranno il successore di Vincenzo De Luca, che conclude il suo secondo mandato. Il 20 e 21 settembre 2020, l’ex sindaco di Salerno stravinse le elezioni sfiorando il 70% dei consensi, in piena emergenza Covid. Il dato più significativo, però, fu quello dell’astensione: alle urne si recò solo il 55% degli aventi diritto. 

Sono 5825 le sezioni in cui si vota, delle quali la metà – 2896 – a Napoli. La soglia di sbarramento per tutte le liste è passata dal 3% al 2,5%, che sarà sufficiente per assegnare uno dei 50 seggi. La ripartizione per la composizione del Consiglio regionale della Campania prevede 27 seggi assegnati a Napoli e provincia, 9 a Salerno, 8 a Caserta, 4 ad Avellino e 2 a Benevento.  

Sono 20 le liste a sostegno dei 6 candidati alla presidenza: 8 ciascuno per il candidato di centrosinistra Roberto Fico e di centrodestra Edmondo Cirielli, ed una ciascuna a sostegno degli altri 4 candidati indipendenti Nicola Campanile (Per – per le persone e la comunità), Giuliano Granato (Campania popolare), Carlo Arnese (Forza del popolo) e Stefano Bandecchi (Dimensione Bandecchi).  

 

Devono scegliere tra quattro candidati alla presidenza e 13 liste gli oltre 3 milioni e 500 mila elettori pugliesi che domenica e lunedì 23 e 24 novembre sono chiamati alle urne per designare il governatore, che subentrerà a Michele Emiliano (in carica per 10 anni), e per rinnovare il Consiglio regionale.  

Sono sei le circoscrizioni elettorali per cinque province (Foggia, Bat, Taranto, Brindisi e Lecce) e un’area metropolitana (Bari). I seggi sono 4.032, distribuiti nei 258 comuni della regione. Si vota domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. Rispetto al 2020 sono diminuiti i candidati alla presidenza: allora furono 8. E anche il numero di liste è sensibilmente calato: sono 13 e all’epoca furono addirittura 29.  

Gli aspiranti alla guida della Regione sono Ada Donno, per Puglia pacifista e popolare (con una unica lista che raggruppa Partito comunista italiano, Potere al Popolo, Risorgimento socialista); Sabino Mangano per l’Alleanza civica della Puglia, con una unica lista che mette insieme i movimenti Marziani e Next Italia; Antonio Decaro, candidato dei Progressisti con sei liste: Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Decaro presidente, Per la Puglia–Decaro Presidente, Avanti Popolari con Decaro (dove c’è anche il Psi che presenta alcune candidature in Salento); Luigi Lobuono candidato della coalizione di centrodestra con cinque liste: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega (insieme a esponenti di Udc, Nuovo Psi e Puglia popolare), Noi Moderati-Civici per Lobuono, La Puglia con Noi (solo nelle circoscrizioni Bat, Lecce, Taranto).  

In Puglia è consentito il voto disgiunto tra la lista e il candidato presidente. Cinquanta i seggi in palio in Consiglio regionale più il presidente eletto. La legge elettorale prevede una soglia di sbarramento più abbordabile, il 4%, per le liste che si presentano in coalizione, più ostica, l’8% , per quelle che si presentano da sole a sostegno del candidato. Sono al massimo due le preferenze che gli elettori possono esprimere ma soltanto se sono a favore di candidati di sesso diverso e che facciano parte della stessa lista. Se si indicano candidati dello stesso sesso o di liste diverse la scheda viene annullata.  

 

politica

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Malattie rare, Pasinelli (Arisla): “Una cura diversa per ogni tipo di Sla”

(Adnkronos) – “La Sla è una patologia eterogenea: identificare i vari sottogruppi significa identificare i bersagli terapeutici da colpire. Penso che il passo più concreto dal 2026 sarà la stessa trasformazione che abbiamo visto in oncologia: una terapia diversa per ogni tipo di tumore. Perché anche la Sla, come il cancro, non è uguale per tutti. La tecnologia esiste, ma va sostenuta”. Così Piera Pasinelli, fondatrice e direttrice del Weinberg Als Center alla Thomas Jefferson University di Philadelphia, e membro del’advisory board di Arisla, la Fondazione italiana di ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), partecipando all’evento di sensibilizzazione e beneficenza organizzato da Aisla, l’Associazione italiana Sla, ‘La promessa 2025’, a Roma. 

Pasinelli auspica per il 2026 “l’arrivo di trial sempre più mirati, sia per le persone con mutazioni genetiche sia per quelle senza mutazioni note. Si tratta di studi clinici focalizzati su sottogruppi definiti da biomarcatori molecolari, identificati grazie alle biobanche e alle analisi delle firme cellulari che caratterizzano ogni piccolo sottogruppo di pazienti”. Un ottimismo dettato anche dai recenti risultati scientifici. “Fino a 2 anni fa pensavamo che la Sla fosse una malattia incurabile – ricorda la specialista – ma l’efficacia di qalsody, la prima terapia contro la mutazione del gene Sod-1”, la mutazione responsabile della Sla, “ha dimostrato che se individuiamo il target giusto la Sla può essere affrontata terapeuticamente”. 

Per permettere alla scienza di progredire fino a identificare i bersagli terapeutici citati da Pasinelli, sono però necessari “biobanche e registri coordinati, test genetici al momento della diagnosi, collaborazioni solide e investimenti adeguati”, approfondisce Pasinelli che conclude con l’augurio “che il 2026 sia l’anno in cui anche in Italia entreremo pienamente nell’era della medicina di precisione per la Sla. Anche se ci arriveremo un passo alla volta, sarà un passo concreto e molto importante”. 

salute

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Pubblicato il Bando di Concorso della Regione Puglia per 1000 OSS

In esecuzione della deliberazione del Commissario Straordinario n. 608 del 23/10/2025, è indetto un concorso
pubblico unico regionale, per titoli ed esami, per la copertura, a tempo indeterminato, di n. 1.000 posti di
Operatore Socio sanitario – Area degli Operatori nelle Aziende ed Enti di diritto pubblico appartenenti al
S.S.R. Data di Scadenza per partecipare al bando fissata al 21 dicembre 2025

I complessivi posti n. 1.000 sono così individuati per ciascuna delle sotto riportate Aziende aderenti al concorso
unico regionale per Operatore Sociosanitario – area degli Operatori:
AZIENDA/ENTE SSR N. POSTI CONCORSO
ASL BA 99
ASL BR 47
ASL BT 14
ASL FG 312
ASL LE 188
ASL TA 113
AOU POLICLINICO BARI 152
AOU OO.RR FOGGIA 46
IRCCS TUMORI “GIOVANNI PAOLO” – BARI 10
IRCCS “S. DE BELLIS” – CASTELLANA GROTTE 19
TOTALE 1000

Riserve di Posti

Sui 1.000 posti disponibili sono previste le seguenti riserve secondo le normative vigenti:

30% (300 posti) riservati ai volontari delle Forze Armate (art. 1014 e 678 D.Lgs. 66/2010)

5% (50 posti) riservati al personale interno ASL/ASP (art. 20 comma 2 D.Lgs. 75/2017)

1% (10 posti) riservati alle categorie protette (art. 18 e 19 L. 68/1999)

Requisiti Generali

Per partecipare al concorso è necessario possedere i seguenti requisiti alla data di scadenza del bando:

  • Cittadinanza: Italiana o di uno Stato membro dell’Unione Europea, oppure essere cittadino non comunitario con regolare permesso di soggiorno
  • Età minima: 18 anni compiuti
  • Idoneità fisica: Idoneità fisica all’impiego (verificata prima dell’assunzione)
  • Diritti civili e politici: Godimento dei diritti civili e politici
  • Posizione militare: Essere in regola con gli obblighi di leva per i nati prima del 1986
  • Condotta: Non essere stati destituiti/licenziati da impieghi pubblici e non avere condanne penali ostative

Requisiti Specifici – Titolo di Studio

È richiesto il possesso di uno dei seguenti titoli:

Attestato di qualifica di Operatore Socio-Sanitario conseguito a seguito di superamento di apposito corso di formazione ai sensi dell’accordo Stato-Regioni del 22/02/2001 o del 03/10/2024

Titolo equivalente riconosciuto dalla normativa vigente

Maggiori Informazioni Gazzetta Ufficiale

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A Ripalimosani l’evento di sensibilizzazione e riflessione intitolato “Te la sei cercata”

In occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, la comunità di Ripalimosani ospiterà un evento di sensibilizzazione e riflessione intitolato “Te la sei cercata“.

L’iniziativa, promossa dal Comune e realizzata in collaborazione con la Nuova Proloco e alla FISE Molise, mira a contrastare la violenza di genere attraverso l’informazione e il dibattito pubblico.

Sarà una serata in cui all’informazione si alterneranno spazi di spettacolo e di riflessione, nella quale si affronterà il tema nella sua totalità, con testimonianze dirette di chi lavora e opera nel contrasto alla violenza di genere.

L’incontro vedrà la partecipazione di relatori esperti provenienti da vari ambiti professionali, uniti nell’obiettivo comune di fare rete e fornire supporto alle vittime.

Nello spazio dedicato al talk, coordinati dalla giornalista Antonella Iammarino,  interverranno: Maria Pia Sabelli, vice questore della Polizia di Stato a Campobasso; Piera Ferrigno, sovrintendente Squadra Mobile Polizia di Stato; Raffaella d’Apolito, avvocato; Gabriela Di Cesare, psicologa psicoterapeuta; Laura Praitano, presidente delegato FISE Molise; Cristian Sceppacerqua, comandante della Stazione dei Carabinieri di Ripalimosani.

Innanzitutto verrà analizzato il fenomeno nei numeri e nelle modalità di contrasto sin dal momento della denuncia; quindi si passerà alla gestione delle conseguenze di una violenza sul piano legale, emotivo e anche materiale; quindi si analizzeranno le misure esistenti per aiutare le donne vittime a ricostruire se stesse. 

In questo quadro si inserisce il ruolo della Federazione sport equestri (FISE) che anche e soprattutto in Molise porta avanti iniziative di carattere sociale rivolte alle donne vittime di violenza. Ci sarà il contributo in video di Gessica Notaro, sfregiata con l’acido dall’ex compagno, per la quale l’equitazione è diventata uno strumento determinante di ricostruzione della propria esistenza. 

L’evento è organizzato con il prezioso contributo di Coriolis e AG Master Dance Scuola di Danza, oltre che dei ragazzi della scuola secondaria di Ripalimosani. Una raccolta fondi volontaria andrà a sostenere le azioni della Fise rivolte alle donne vittime di violenza.

L’appuntamento è per domenica 23 novembre, alle 17.30, nella sala convegni del Coriolis di Ripalimosani.

Tutti sono invitati a partecipare per affrontare un tema che, purtroppo, rappresenta un’emergenza nazionale delle più preoccupanti.

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Castel del Giudice sorprende la Biennale di Venezia: il nuovo abitare nasce nei piccoli paesi

L’esperienza delle nuove politiche del riabitare in atto nel borgo simbolo di rinascita delle aree interne è stata presentata dall’ing.
Rosita Levrieri alla Mostra Internazionale di Architettura nel corso di un incontro sul Community Land Trust in Italia.

C’è chi dice che, mentre le correnti artistiche mutano in base al contesto storico, il bisogno dell’uomo di una dimora resta permanente: l’architettura, in questo senso, non conosce pause, neanche quando si avverte la vertigine della caducità dei territori che si abitano.
Anzi. La spinta alla rigenerazione dei paesi nasce spesso da un presagio di fine, e progettare spazi in queste aree significa fare i conti con l’inevitabile invecchiamento, sia strutturale che demografico. Significa avere costantemente tra le mani l’eco del limite, da cui può emergere la rinascita. Nel contesto delle recenti pratiche di rigenerazione delle aree interne dell’Appennino, il caso di Castel del Giudice è stato protagonista all’ultima edizione della Biennale di Venezia, dove ogni anno si immaginano città e futuri possibili.
 
Il 13 novembre 2025, alle Corderie dell’Arsenale, nell’ambito della Mostra Internazionale di Architettura curata da Carlo Ratti, si è svolto un incontro dedicato alle politiche per riabitare le aree marginali. Una discussione che sta attirando l’attenzione di ricercatori, amministrazioni e progettisti, perché il tema dell’abitabilità e dell’inclusività abitativa dei territori fragili non è puro esercizio di parole, ma una questione che tocca la sostanza stessa dei territori e delle comunità: un terreno che l’ing. Rosita Levrieri, Responsabile Unico del Progetto “Castel del Giudice Centro di (ri)Generazione dell’Appennino”, frequenta e interpreta con competenza.

Invitata come speaker all’incontro “Il modello di abitare collaborativo del Community Land Trust in Italia: prime sperimentazioni e oltre”- organizzato in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia – l’ing. Levrieri ha raccontato l’esperienza concreta del borgo molisano, in cui la rigenerazione non è pensata come la vana ripetizione del nuovo, ma una pratica consapevole di progettazione che interpreta i segni del tempo e li trasforma in opportunità di vita futura. Questo è possibile quando il cantiere diviene prima di tutto un laboratorio privilegiato per interrogare la dimensione delle politiche abitative, partendo prima di tutto da quella etica. “Laddove la crisi dei territori marginali” – ha spiegato l’ing. Levrieri – ha provocato desertificazione demografica, impoverimento simbolico e dissoluzione delle forme tradizionali di assetti abitativi, l’esperienza di Castel del Giudice mostra la possibilità di riattivare un nuovo approccio integrato che unisce welfare locale, sostenibilità e visione di lungo periodo. Un lavoro che affronta direttamente l’emergenza abitativa nelle aree interne, con l’obiettivo di garantire spazi dignitosi e accessibili anche alle persone più vulnerabili e alle generazioni future”.
 
Un confronto aperto e stimolante che ha riunito voci autorevoli del mondo accademico, del Terzo Settore e della società civile tra cui Antonio Vercellone (Università degli Studi di Torino), Laura Fregolent (Università IUAV di Venezia), Donatella Toso (Gruppo “Salviamo San Piero e Sant’Anna”), Remi Wacogne (OCIO – Osservatorio Civico indipendente sulla casa e sulla residenzialità), Maurizio Trabuio (Fondazione La Casa onlus Padova), Francesca Mereta (Assifero – ECFI), Laura Colini (IUAV), Ivonne de Notaris (dirigente Comune di Napoli – Area Trasformazione Urbana e Politiche dell’Abitare), Maria Pina Musio (dirigente Servizio Politiche per l’Abitare e Sostegno al Reddito, Comune di
Settimo Torinese), e i rappresentanti della Fondazione Community Land Trust – Terreno Comune: Karl Krähmer, Cecilia Guiglia e Santiago Gomes.
 
Il Comune di Castel del Giudice avanza ora verso la costituzione di una Fondazione del Terzo Settore, per affrontare le sfide dell’abitare nelle aree marginali e rendere stabile il modello di rigenerazione avviato.

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Cibi ultraprocessati: anche Neuromed firma la nuova collezione tematica della rivista The Lancet

L’aumento degli alimenti ultra-processati nelle diete di tutto il mondo rappresenta una sfida
urgente per la salute pubblica, che richiede politiche coordinate e azioni di sensibilizzazione a
livello globale. È quanto afferma una nuova serie di tre articoli pubblicata dalla prestigiosa rivista
The Lancet e firmata da 43 esperti internazionali, tra i quali figura Marialaura Bonaccio,
ricercatrice dell’Unità di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS).
Le Lancet Series sono collezioni tematiche di articoli scientifici dedicate ai grandi temi della
medicina e della salute pubblica. Quella appena pubblicata, interamente incentrata sugli alimenti
ultra-processati (UPF), analizza il loro impatto sulla salute, la crescente influenza delle grandi
aziende alimentari e la necessità di un’azione politica coordinata. Gli esperti delineano una visione
d’insieme che unisce ricerca scientifica, regolamentazione pubblica e partecipazione sociale, con
l’obiettivo di promuovere sistemi alimentari più equi e sostenibili.
“La diffusione degli alimenti ultra-processati – dice Marialaura Bonaccio – sta modificando in
profondità il nostro modo di mangiare e di intendere l’alimentazione. Anche in contesti come quello
mediterraneo, tradizionalmente riconosciuto come modello di equilibrio e salute, stiamo assistendo
a una progressiva sostituzione di cibi freschi e preparazioni domestiche con prodotti industriali
pronti al consumo, spesso ricchi di zuccheri, grassi e additivi. Questo cambiamento, da noi
ampiamente riscontrato nell’ambito del Progetto Moli-sani, non riguarda solo la qualità
nutrizionale, ma anche gli aspetti sociali e culturali legati al cibo, che rappresentano parte integrante
del benessere collettivo. Comprendere e contrastare questa trasformazione è oggi una priorità di
salute pubblica, che richiede politiche mirate e un rinnovato impegno nella promozione di abitudini
alimentari sane e sostenibili”.
Dalle analisi raccolte emerge che i cibi ultra-processati stanno progressivamente sostituendo
alimenti freschi e tradizionali, con effetti misurabili sulla qualità complessiva della dieta e sul
rischio di malattie croniche. Secondo i ricercatori, il fenomeno non riguarda solo le scelte

individuali, ma un sistema alimentare globale che privilegia prodotti industriali ad alto contenuto
calorico e basso valore nutrizionale.
“Il crescente consumo di alimenti ultra-processati sta rimodellando le diete in tutto il mondo,
sostituendo alimenti e pasti freschi o minimamente trasformati – dice Carlos Monteiro, professore
all’Università di San Paolo in Brasile e inventore della classificazione Nova utilizzata per valutare il
consumo degli UPF negli studi epidemiologici -. Questo cambiamento nelle abitudini alimentari è
alimentato da potenti corporation globali che traggono enormi profitti dando priorità a prodotti
ultra-processati, sostenuti da vaste campagne di marketing e da pressioni politiche volte a bloccare
politiche di salute pubblica efficaci a favore di un’alimentazione sana”.
La serie invita dunque a una risposta globale, sottolineando la necessità di politiche coraggiose e
coordinate per contenere l’espansione di questi prodotti e rendere più accessibili le alternative sane.
È un appello che coinvolge governi, istituzioni e società civile, chiamati a ridurre la dipendenza da
cibi industriali e a rafforzare le basi di una cultura alimentare consapevole.
In Brasile, il programma nazionale per l’alimentazione scolastica mostra che cambiare rotta è
possibile: nelle mense sono stati quasi eliminati i cibi ultra-processati e l’obiettivo, entro il 2026, è
servire solo alimenti freschi o poco trasformati. Secondo gli esperti, politiche di questo tipo
dovrebbero andare di pari passo con interventi che rendano più accessibili i cibi sani, ad esempio
sostenendo le famiglie a basso reddito.
“Migliorare le diete a livello mondiale richiede politiche adattate alle condizioni specifiche di
ciascun Paese e al grado di diffusione degli alimenti ultra-processati nelle abitudini quotidiane –
sottolinea Marion Nestle, Università di New York (Stati Uniti) – Sebbene le priorità possano
variare, è necessario agire ovunque con urgenza per regolamentare questi prodotti, affiancando tali
misure agli sforzi già in corso per ridurre grassi, sale e zuccheri”.
Per i ricercatori, affrontare la questione degli alimenti ultra-processati significa ripensare i sistemi
alimentari in un’ottica di salute pubblica, tutela delle tradizioni locali e sostenibilità. Un impegno
che trova nella ricerca scientifica uno strumento fondamentale per orientare le scelte politiche e
sociali verso un futuro alimentare più equilibrato.

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GdiF Roan Termoli: Sequestro di beni e conti correnti per un valore di 150mila euro ad una azienda termolese

I militari del Reparto Operativo Aeronavale di Termoli, all’esito di un’attività investigativa in materia di Fondi Europei per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare reale disposta dalla Procura Europea (EPPO) – Ufficio di Bari, per il reato ipotizzato di indebita percezione di erogazioni pubbliche.

L’analisi dei flussi finanziari erogati dall’Unione Europea alle imprese di pesca operanti in Molise e l’approfondimento dei relativi bandi di gara ha consentito ai finanzieri di evidenziare all’Autorità Giudiziaria alcune discrasie tra le prescrizioni richieste dal bando per la percezione dei contributi rivolti alle società di pesca, ai fini dell’ammodernamento della flotta, e le modalità di impiego delle risorse finanziarie disponibili per l’esecuzione dei lavori.

L’EPPO (European Public Prosecutor’s Office), la cui competenza riguarda le indagini e il perseguimento dei reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione Europea, ha delegato i finanzieri della Stazione Navale ai necessari approfondimenti investigativi ed all’esecuzione della misura cautelare reale operata nei confronti del titolare di un’impresa di pesca e che ha interessato un immobile, sito a Termoli, e diversi conti correnti bancari, sino alla concorrenza di 150mila euro.

L’operazione testimonia il costante impegno dell’EPPO e della Guardia di Finanza a tutela della spesa pubblica dell’Unione Europea e a difesa delle libertà economiche dei cittadini per affermare i principi di legalità, giustizia ed equità.

Il presente comunicato viene diramato previo nulla osta dell’Autorità Giudiziaria e con l’avvertenza che i provvedimenti giudiziari sono stati emessi nell’ambito della fase delle indagini preliminari, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e che, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di non colpevolezza.

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