martedì, Dicembre 9, 2025
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Entrano in una fabbrica abbandonata di Torino, giovane precipita da 10 metri: è grave

(Adnkronos) – Un ragazzo di 24 anni è precipitato da un’altezza di 10 metri all’interno di una fabbrica abbandonata alla periferia sud di Torino. La caduta è stata attutita da una trave metallica del tetto e poi da una catasta di legno. Sono stati gli amici del ragazzo a dare l’allarme.  

Quando i sanitari del 118 di Azienda Zero sono giunti sul posto, il giovane era vigile e dopo essere stato soccorso è stato trasportato in codice rosso in ospedale.  

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Certificato di malattia e ricette, cosa cambia con il nuovo disegno di legge e da quando

(Adnkronos) –
Novità in arrivo per il certificato di malattia e le ricette. “Il disegno di legge sulle semplificazioni è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore il 18 dicembre, con due importanti novità per i medici di medicina generale, sostenute dalla Fimmg, ma che non saranno immediatamente operative”. Lo precisa la Federazione italiana medici di medicina generale, che fa chiarezza sui tempi effettivi per l’avvio delle certificazioni di malattia da remoto e delle ricette ripetibili per i malati cronici. 

“La prima novità – spiega il sindacato dei medici di famiglia in una nota – riguarda il rilascio del certificato per l’assenza del lavoratore dovuta alla malattia: il medico di famiglia potrà, diversamente a quanto avviene oggi, rilasciarlo anche a distanza tramite una televisita. L’articolo 58 del provvedimento equipara la certificazione effettuata da remoto, attraverso la telemedicina, a quella tradizionale in presenza. Quando accadrà? Non immediatamente”, puntualizza la Fimmg, sottolineando che “la legge rinvia a un successivo accordo che sarà assunto in Conferenza Stato-Regioni, senza indicare nessuna precisa scadenza: in questa sede, su proposta del ministro della Salute, saranno definiti i casi e le modalità del ricorso alla telecertificazione. Fino ad allora resteranno in vigore le regole attuali: il medico deve accertare di persona le condizioni del paziente. Fimmg vigilerà e parteciperà attivamente alle determinazioni – assicura la sigla – portando la propria esperienza messa in campo nel periodo della pandemia per le certificazioni dei positivi al Covid. Nel provvedimento resta ferma la tutela contro i certificati falsi, con pene severe per i lavoratori e i medici che li rilasciano, sia in presenza che in modalità telematica”. 

“La seconda novità del provvedimento – continua la Fimmg – è contenuta nell’articolo 62 e riguarda la possibilità che hanno i medici di medicina generale di prescrivere i farmaci per patologie croniche fino a 12 mesi, riducendo la necessità di ripetere continuamente le ricette. Anche questa non sarà subito operativa, ma entro 90 giorni a partire dal 18 dicembre, quando entrerà in vigore la legge, previo decreto attuativo del ministro della Salute, di concerto con il ministro dell’Economia, che definirà le modalità di attuazione della norma anche per garantire che non ci siano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Sarà inoltre possibile ottenere i farmaci prescritti anche con documentazione di dimissione ospedaliera o referti del pronto soccorso, senza dover attendere una seconda prescrizione da parte del medico di famiglia, facilitando così la semplificazione e la continuità dei percorsi assistenziali e soprattutto coprendo i periodi festivi e prefestivi viste le numerose dimissioni del venerdì”. Al termine dell’iter normativo, illustra la Fimmg, “il medico indicherà nella ricetta ripetibile la posologia e il numero di confezioni dispensabili nell’arco temporale massimo di 12 mesi. Il medico potrà sospendere in qualsiasi momento la ripetibilità della prescrizione o potrà modificare la terapia, qualora lo richiedano ragioni di monitoraggio sulla ridotta compliance del paziente, la conoscenza e stratificazione dei comportamenti di aderenza alle terapie già a disposizione nei nostri gestionali, in un’ottica di appropriatezza prescrittiva finalizzata agli esiti di salute del paziente”. “Il farmacista, ricevuta la ricetta – conclude il sindacato dei medici di medicina generale – informerà l’assistito sulla corretta modalità di assunzione dei medicinali prescritti e consegnerà un numero di confezioni sufficiente a coprire 30 giorni di terapia in relazione alla posologia indicata e dovrà trasmettere la consegna al paziente del farmaco al rispettivo medico di famiglia nell’ottica di una vera collaborazione interprofessionale nell’ambito delle cure territoriali”. 

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Terremoto in Irpinia, scossa di magnitudo 3: scuole chiuse a Montefredane

(Adnkronos) – Una scossa di terremoto di magnitudo 3.0 è stata registrata un minuto dopo la mezzanotte di oggi martedì 9 dicembre a Montefredane, in provincia di Avellino, dove il 25 ottobre c’era già stato un evento sismico, ma di magnitudo 4.  

L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha rilevato il movimento sismico, che è stato avvertito dalla popolazione, a una profondità di 11 chilometri. “Al momento non si registrano danni a persone o cose”, ha comunicato nella notte il sindaco del comune irpino, Ciro Aquino in un post social, in cui ha spiegato di essersi “subito messo in contatto con la Prefettura di Avellino” e di aver “emanato un’ordinanza di chiusura della scuola, in via precauzionale, per la giornata di oggi” al fine di “effettuare – si legge nel provvedimento – le verifiche tecniche di integrità strutturale degli edifici”.  

Il sindaco ha aggiunto: “A quanti mi hanno scritto, desidero rassicurare che la situazione sembra sotto controllo. Le verifiche più accurate saranno effettuate con la luce del giorno”.  

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Gianfranco Fini ad Atreju 17 anni dopo: “Ritorno a casa, errore sciogliere Alleanza nazionale”

(Adnkronos) – Nello sport, come in politica, trasformare i fischi in applausi è un’impresa ardua, che richiede sacrificio, abnegazione, tempo, a volte persino anni. A Gianfranco Fini, storico leader della destra italiana, ce ne sono voluti 17 per riuscirci. E quindi rieccolo, ad Atreju, quella festa “di parte, ma non di partito”, acclamato dalla folla, che prima stoppa il suo tour per il villaggio natalizio, poi lo incensa quando fa capolino sul palco, per un altro momento amarcord: il duello ‘trentadue anni dopo’ con Francesco Rutelli. E se nella corsa per il Campidoglio del 1993 era stato la (poi) guida dell’Ulivo ad avere la meglio, oggi non si contano né vincitori, né vinti, solo “un momento bello, emozionante, un ritorno a casa”, come lo battezza lo stesso Fini appena prende la parola nella sala ‘Giustizia giusta’ gremita di persone per lui.  

Di quella sfida accesa, che aveva posto le basi per l’inizio della seconda Repubblica, specialmente dopo l’endorsement – ma solo per il ballottaggio – di Silvio Berlusconi, non è rimasto granché. Lo sanno tutti, specialmente Rutelli, che infatti si autodefinisce “un’esca”. “Sapevo che sarei venuto – dice dal palco – per un tributo a un fondatore e rinnovatore, è stato un pretesto per farlo tornare qua”, tra la sua gente, la sua comunità, che poi è la stessa di Giorgia Meloni.  

Ed è indirettamente alla premier che l’ex presidente della Camera si rivolge quando ammette che “l’errore è stato chiedere e ottenere lo scioglimento di Alleanza nazionale, perché era un movimento politico basato su un senso comunitario”. Dopo i dissapori, nati proprio per essere entrato a far parte del Popolo della Libertà, Fini parla con il cuore in mano quando dice che “il merito che ha avuto Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni è stato ricostruire questa comunità, perché se si rimane al di fuori del proprio perimetro si rischia di essere in qualche modo apolidi”.  

“Sono passati tanti anni, è tutto cambiato, è tutto diverso e quindi mi riconosco, l’ho votata, la voterò. Non condivido al 100%, come è naturale da uomini liberi”, ammette, ma intanto, come sanno sia lei, sia la sorella Arianna, seduta in prima fila tra il pubblico, non ha nulla da chiedere. Che la pace sia cosa fatta, lo testimonia anche la responsabile organizzazione del primo partito italiano: “È stato emozionante oggi rivedere insieme sul palco di Atreju Gianfranco Fini e Francesco Rutelli. Sono passati 30 anni ed è bello vedere dove siamo arrivati, alla guida di un governo di centrodestra solido, efficace e rispettato nel mondo”, scrive sui social la sorella della presidente del Consiglio”. 

Insomma, tutto è bene quel che finisce bene. Al netto, certamente, delle frasi d’odio, che si leggono anche nel Bullometro, che con “certi cattivi maestri, certe parole in libertà generano dei frutti avvelenati”, della situazione in Ucraina, per cui dal governo non ci devono essere tentennamenti, perché la vicenda “non riguarda soltanto quel popolo, che è un popolo semplicemente eroico, e troppi in Italia e in Europa sembra quasi che non se ne rendano conto”, ma riguarda la “difesa dei valori dell’Occidente”, rimarca Fini. E del centrosinistra. Ma il veleno non lo mette l’ex presidente della Camera, ma il suo ‘ormai amico’ Rutelli. “Si riconosce?”, chiede la moderatrice Hoara Borselli per mettere un po’ di pepe. “Faccia la domanda successiva”, la risposta dell’ex sindaco di Roma. Una risposta che forse piace al pubblico di Castel Sant’Angelo, sicuramente non farà impazzire di gioia Elly Schlein, Giuseppe Conte e chi per loro.  

politica

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Giappone, terremoto di magnitudo 7,5: diramata e revocata allerta tsunami

(Adnkronos) – Trenta persone sono rimaste ferite in seguito alla scossa di terremoto di magnitudo 7.5 che ha colpito il nord del Giappone durante la notte, con conseguenti onde di tsunami di 70 cm. A dichiararlo è stata oggi la premier Sanae Takaichi. 

L’Agenzia Meteorologica Giapponese (JMA) ha avvertito la popolazione che il sisma – inizialmente stimato a 7,6 – avvenuto in mare al largo della regione settentrionale di Aomori, alle 23:15 ora locale, potrebbe essere seguito da altre forti scosse nei prossimi giorni. 

“Ascoltate le informazioni della JMA e delle autorità locali per tutta la settimana, e preparatevi a evacuare se sentite una scossa”, ha affermato Takaichi. Un primo allarme tsunami per il rischio di onde fino a tre metri è stato prima ridimensionato, quindi revocato. 

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Ucraina-Russia, Zelensky oggi a Roma: l’incontro con il Papa, poi vede la premier Meloni

(Adnkronos) –
Volodymyr Zelensky oggi martedì 9 dicembre a Roma. Il presidente ucraino andrà in mattinata a Castel Gandolfo per un faccia a faccia alle 9.30 con papa Leone XIV. I due si sono già incontrati a luglio a margine della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina a Roma. In quell’occasione avevano discusso di pace e di aiuti umanitari e in quell’occasione venne evidenziata l’urgenza di una pace giusta e duratura. Il Papa riaffermoò la disponibilità del Vaticano per i negoziati. 

Zelensky sarà poi ricevuto dalla premier Giorgia Meloni nel pomeriggio alle 15 a Palazzo Chigi. La presidente del Consiglio ha avuto ieri una conversazione telefonica con il presidente ucraino e ha partecipato, sempre nella giornata di lunedì, a una videoconferenza conZelensky e altri leader europei per un nuovo punto della situazione sul percorso di pace in Ucraina alla luce degli ultimi colloqui tra le delegazioni americana e ucraina e in vista della visita nella Capitale.  

Meloni, ha riferito Palazzo Chigi, ha nuovamente posto l’accento sull’importanza dell’unità di vedute tra partner europei e Stati Uniti per il raggiungimento di una pace giusta e duratura in Ucraina. E’ “fondamentale in questo momento, ad avviso dei leader riuniti, aumentare il livello di convergenza su temi che toccano gli interessi vitali dell’Ucraina e dei suoi partner europei, come la definizione di solide garanzie di sicurezza e l’individuazione di misure condivise a sostegno dell’Ucraina e della sua ricostruzione”, è emerso dalla videocall. 

Nel corso del colloquio tra la presidente del Consiglio e Zelensky, hanno inoltre fatto sapere da Palazzo Chigi, la premier “ha innanzitutto voluto rinnovare la solidarietà italiana a seguito di una nuova serie di attacchi indiscriminati russi contro obiettivi civili ucraini e ha annunciato al presidente Zelensky l’invio di forniture di emergenza a sostegno delle infrastrutture energetiche e della popolazione. I generatori forniti da aziende italiane verranno inviati in Ucraina già nelle prossime settimane”. 

“Sono grato per la grande attenzione prestata agli sforzi diplomatici e per il sostegno alle nostre infrastrutture energetiche con le attrezzature che l’Italia consegnerà nei prossimi giorni”, ha scritto su X Zelensky riferendo del “colloquio molto approfondito” avuto con Meloni con la quale ha discusso “i risultati del nostro impegno con la parte americana, nonché le prospettive e le sfide attuali”. Secondo quanto scritto su X dal presidente ucraino dopo il loro colloquio telefonico, “c’è ancora molto lavoro da fare insieme per garantire che la Russia si impegni realmente a porre fine alla guerra. L’Italia sostiene chiaramente la necessità di una reale sicurezza e di prevenire lo scoppio di nuove guerre”.  

“Stiamo preparando sforzi congiunti in Europa per far funzionare la diplomazia”, ha concluso Zelensky che ieri è stato a Londra dove è stato accolto dal premier britannico Keir Starmer a Downing Street dove ha incontrato anche il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Due ore di colloquio serrato per fare il punto sui negoziati per mettere fine alla guerra tra Russia e Ucraina prima di volare a Bruxelles per una cena con i vertici Ue a cui ha partecipato anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte.  

“Oggi abbiamo discusso approfonditamente del nostro lavoro diplomatico congiunto con la parte americana, abbiamo concordato una posizione comune sull’importanza delle garanzie di sicurezza e della ricostruzione e abbiamo concordato i prossimi passi”, ha fatto sapere via X Zelensky al termine del vertice. “Separatamente abbiamo anche discusso dell’ulteriore sostegno alla difesa dell’Ucraina. Sono grato ai leader per la loro disponibilità a stare al fianco del nostro popolo e ad aiutarci nel cammino verso un avvicinamento alla pace”, ha aggiunto Zelensky, ribadendo che “ciò che oggi è cruciale è l’unità tra Europa e Ucraina, così come l’unità tra Europa, Ucraina e Stati Uniti”. 

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Migranti, la svolta Ue su rimpatri e Paesi sicuri: cosa cambia adesso

(Adnkronos) –
L’Unione europea cambia registro sulla gestione dell’immigrazione. I ministri dell’Interno dell’Ue hanno trovato a Bruxelles un accordo sulla posizione negoziale del Consiglio su un rilevante pacchetto di norme: il regolamento Ue sui rimpatri, quello sui Paesi di origine sicuri, la modifica del concetto di Paesi terzi sicuri e il cosiddetto ‘solidarity pool’, gli impegni che i Paesi Ue non di primo arrivo si assumono nei confronti di quelli considerati come sottoposti a pressione migratoria, che ora sono Grecia, Cipro, Spagna e Italia.  

Per il commissario europeo alle Migrazioni, l’austriaco del Ppe Magnus Brunner, si tratta di una “svolta della nostra politica migratoria e di asilo”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi può rivendicare che “la svolta che il governo italiano ha chiesto in materia di migrazione c’è stata”. Per il ministro dell’Interno tedesco, Alexander Dobrindt della Csu bavarese, nell’Ue si assiste finalmente ad una “riorganizzazione” della politica migratoria.  

Piantedosi ha sottolineato che il governo italiano ha lavorato con Francia e Germania per arrivare a un approccio comune e ha rivendicato di aver portato Berlino sulle posizioni dell’Italia su un punto politicamente ‘caldo’: considerare le Ong che salvano i migranti in mare come un “pull factor”, un fattore di attrazione delle migrazioni. Nell’Ue il clima è cambiato e prevale la linea dura contro l’immigrazione illegale: come ha detto chiaramente la commissaria al Mediterraneo Dubravka Suica di recente a Bruxelles, i migranti illegali devono essere “deportati” altrove.  

Il copresidente dell’Ecr Nicola Procaccini ha sottolineato che la politica Ue ora fa differenza tra la migrazione “legale” e quella “illegale”. La posizione negoziale concordata dal Consiglio ora andrà nel trilogo con il Parlamento per dare forma definitiva ai testi di legge, ma di fatto anche nell’Aula gli equilibri politici sono cambiati. “Mi auguro – dice Procaccini – che la prossima settimana a Strasburgo non vi sia chi vuole riportarci indietro, verso le morti in mare e l’immigrazione di massa che sta alimentando povertà, degrado, violenze e business criminali”. 

Di fatto, i quattro provvedimenti votati ieri in Consiglio introducono cambiamenti rilevanti nel quadro legislativo. Il regolamento sui rimpatri Ue dà tra l’altro la possibilità ai Paesi membri di stipulare accordi con Paesi extra Ue per creare hub di rimpatrio, rispettando determinati parametri. Prevede anche misure speciali nei confronti dei migranti considerati un rischio per la sicurezza, con la possibilità di vietare loro l’ingresso a tempo indeterminato e di detenerli, anche in carcere. La legge mira ad aumentare il tasso di rimpatrio di coloro che si vedono respinta la domanda di asilo, che oggi è inferiore a “uno su quattro”, come ha detto il ministro dell’Immigrazione danese Rasmus Stoklund, socialdemocratico.  

Il regolamento sui Paesi sicuri di origine stila per la prima volta un elenco Ue di Paesi di origine considerati, appunto, sicuri: di conseguenza, le domande di asilo presentate dai cittadini di questi Paesi verranno esaminate con procedura accelerata, perché considerate a priori meno fondate rispetto a quelle presentate da richiedenti asilo provenienti da altri Paesi. L’elenco dei Paesi di origine sicuri comprende, oltre ai Paesi candidati ad aderire all’Ue (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Serbia, Turchia), anche Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia. 

“Ogni anno – ha detto il ministro danese Stoklund – decine di migliaia di persone arrivano in Europa e chiedono asilo, pur partendo da Paesi sicuri, dove generalmente non sussiste alcun rischio di persecuzione. Il primo elenco Ue di Paesi di origine sicuri contribuirà a creare procedure di asilo più rapide ed efficienti e al rimpatrio di coloro che non necessitano di protezione”. Si tratta di “un traguardo importante per la politica di asilo dell’Ue”. 

Non solo. La modifica del concetto di Paese terzo sicuro consente agli Stati membri dell’Ue di respingere una domanda di asilo come inammissibile, senza esaminarne il merito, quando i richiedenti asilo avrebbero potuto chiedere e ottenere protezione internazionale in un Paese extra-Ue considerato sicuro per loro, per esempio passandoci.  

Gli Stati membri potranno applicare il concetto di Paese terzo sicuro sulla base di tre opzioni. Prima opzione: esiste un legame tra il richiedente asilo e il Paese terzo. Tuttavia, il legame non sarà più un criterio obbligatorio per l’utilizzo di questo concetto. Seconda opzione, il richiedente asilo ha transitato attraverso il Paese terzo sicuro prima di raggiungere l’Ue. Terza opzione, esiste un accordo o un’intesa con un Paese terzo sicuro che garantisca che la richiesta di asilo di una persona venga esaminata nel Paese terzo in questione. L’applicazione del concetto di Paese terzo sicuro sulla base di un accordo o di un’intesa non è possibile nel caso di minori non accompagnati.  

 

Il combinato disposto delle norme cui il Consiglio ha dato via libera, di fatto, convalida la scelta del governo italiano di creare centri per il rimpatrio dei migranti irregolari in Albania. Piantedosi ha rivendicato che il Cpr di Gjader e il centro di Shengjin, in Albania, si “ricandidano con forza” ad “essere attivi su tutte le funzioni per i quali erano stati concepiti: luoghi di trattenimento per l’esercizio delle procedure accelerate di frontiera”, ma soprattutto “ad essere il primo esempio di quegli hub per il rimpatrio che sono citati da uno dei regolamenti”, sui quali oggi il Consiglio Ue ha concordato una posizione negoziale. 

Lo stesso Stoklund, che è socialdemocratico (gruppo S&D, lo stesso del Pd), ha definito il tentativo dei Paesi Bassi di trovare un’intesa con l’Uganda per crearvi un hub per i rimpatri come un modello “interessante”, che potrebbe essere replicato da altri Paesi. La stessa Germania sta lavorando per creare un hub per i rimpatri in Africa, ha riferito il ministro greco per le Migrazioni Thanos Plevris la settimana scorsa.  

Il Consiglio Ue ha anche trovato un’intesa sul ‘solidarity pool’, l’insieme degli impegni che gli Stati membri non di primo arrivo si assumono per aiutare quelli di primo arrivo, considerati come sottoposti a pressione migratoria. Per la seconda metà del 2026, a partire dal 12 giugno, il ‘pool’ prevede 21mila ricollocamenti o altri impegni materiali, oppure 420 milioni di euro di contributi finanziari. Per Piantedosi, non è la priorità: il governo Meloni, ha spiegato, punta al “controllo delle frontiere”, in modo da non trovarsi ad avere bisogno del meccanismo di solidarietà. 

 

Il primo ministro ungherese Viktor Orban, che è in piena campagna elettorale, ha tuonato via social che “Bruxelles sta cercando di costringere l’Ungheria a pagare ancora di più o ad accogliere migranti. Questo è inaccettabile. L’Ungheria spende già abbastanza per proteggere la frontiera esterna dell’Unione. Non accoglieremo nemmeno un singolo migrante e non pagheremo per i migranti degli altri. L’Ungheria non applicherà le misure del patto. Inizia la ribellione”. 

Posture elettorali a parte, la linea sull’immigrazione decisa dal governo Meloni ha cambiato nettamente la posizione dell’Italia nell’Ue, portando ad una oggettiva convergenza con quelle di altri Paesi membri, a partire da quelli destinatari dei movimenti secondari, come la Germania governata dalla Grosse Koalition, ma anche la Danimarca a guida socialdemocratica. Il tema delle migrazioni è politicamente ultrasensibile in molti Paesi Ue, a partire dalla Germania dove l’AfD è in testa nei sondaggi. Il fatto che l’Italia ora si sia spostata su posizioni più dure sui controlli di frontiera ha oggettivamente facilitato l’intesa con i Paesi del nord, che hanno il problema dei movimenti secondari, cioè l’immigrazione di richiedenti asilo provenienti da altri Paesi membri.  

Più che porre l’accento sulla necessità di ricollocare i richiedenti asilo arrivati, come facevano i governi passati, ora il focus è sul controllo dei confini, come dice Piantedosi e come Meloni diceva da ben prima di diventare premier. Di fatto, riducendo i numeri, la speranza è quella di ridurre i flussi in arrivo a un rivolo (Libia permettendo). E, una volta ridotti i numeri, allora l’intesa sulla solidarietà si potrà trovare. Anche con i Paesi dell’ex blocco di Visegrad. Ungheria compresa, ma solo dopo le elezioni. (di Tommaso Gallavotti) 

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Atalanta-Chelsea oggi in Champions League: orario, probabili formazioni e dove vederla

(Adnkronos) – L’Atalanta torna in campo in Champions League oggi, 9 dicembre 2025, per il match – in diretta tv e streaming alle 21 – contro il Chelsea. I nerazzurri, reduci dalla sconfitta in campionato sul campo del Verona, ricevono i blues nella sfida della sesta giornata. Nella classifica di Champions, le due squadre sono appaiate a 10 punti. 

 

ATALANTA – (3-4-2-1) – Carnesecchi; Kossounou, Hien, Djimsiti; Bellanova, de Roon, Ederson, Zappacosta; De Ketelaere, Lookman; Scamacca. All: Palladino. 

CHELSEA – (4-2-3-1) – Sanchez; Gusto, Fofana, Chalobah, Cucurella; James, Caicedo; Estevao, Enzo Fernandez, Garnacho; Pedro Neto. All: Maresca. 

 

Atalanta-Chelsea è visibile in tv in esclusiva su Sky (Sky Sport Uno, Sky Sport Calcio, Sky Sport 4K, Sky Sport 251). In streaming, il match è visibile su Sky Go e NOW. 

Per guardare Atalanta-Chelsea live i canali su NOW, Sky e Sky Go sono in particolare i numeri 202 (Sky Sport Calcio) e 253 (Sky Sport). 

 

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Sciopero Atac oggi a Roma, stop bus e metro: gli orari

(Adnkronos) – Sciopero dei trasporti pubblici Atac oggi a Roma, con lo stop a bus e metro. Martedì 9 dicembre “il servizio di trasporto pubblico gestito da Atac sarà interessato da un’agitazione sindacale di 24 ore”. La protesta è stata indetta dal sindacato SUL e l’interruzione del servizio riguarderà esclusivamente la rete Atac. Regolari le linee gestite dagli operatori privati e anche quelle di Cotral e Trenitalia. Regolare anche il servizio di bus a chiamata. 

Sono previste fasce di garanzia, con orari in cui il servizio è garantito: il regolare svolgimento delle attività è garantito fino alle ore 8.30 e successivamente nella fascia oraria compresa tra le 17.00 e le 20.00. 

 

Nessuno sciopero, e servizio quindi regolare, sui diciassette collegamenti bus che Atac dà in sub-affidamento. Si tratta delle linee 021, 043, 075, 33, 77, 113, 246, 246P, 313, 319, 351, 435, 500, 515, 551, 669 e 980.  

Regolare, poi, il servizio di bus a chiamata dei quartieri Massimina-Villa Troili-Maglianella di Sopra. 

Servizio regolare anche sui 91 collegamenti bus gestiti in città dagli operatori privati Atr, Bis, Troiani e Tuscia. 

Si tratta delle linee 011, 013, 017, 018, 022, 024, 025, 027, 028, 030, 031, 032, 033, 035, 036, 036L, 037, 039, 040, 041, 042, 048, 049, 051, 053, 054, 055, 056, 057, 059, 066, 078, 08, 081, 088, 135, 146, 213, 218, 226, 235, 314, 339, 340, 343, 349, 404, 437, 441, 444, 445, 447, 502, 503, 505, 533, 541, 543, 546, 548, 552, 555, 657, 660, 663, 665, 701, 702, 710, 711, 721, 764, 771, 777, 778, 787, 789, 808, 889, 892, 907, 908, 912, 982, 985, 992, 993, 998, 999, C1 e C19. 

 

L’Atac rende note le motivazioni della protesta: cambi turno individuali degli autisti, disagio del pasto, discriminazioni premiali nei diversi settori produttivi aziendali e negli adeguamenti parametrali, valorizzazione delle professionalità interne, la disciplina, i livelli di sicurezza nelle rimesse e all’uscita pedonale della rimessa Portonaccio, l’applicazione della sentenza di Cassazione dal punto di vista normativo ed economico relativa alla IV area a tutti i lavoratori interessati, la riorganizzazione del settore biglietteria, eccetera. 

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Inter-Liverpool oggi in Champions League: orario, probabili formazioni e dove vederla

(Adnkronos) –
L’Inter torna in campo in Champions League oggi, 9 dicembre 2025, per il match – in diretta tv e streaming alle 21 – contro il Liverpool. I nerazzurri, reduci dal netto successo in campionato contro il Como ricevono i reds nella sfida della sesta giornata. Nella classifica di Champions, l’Inter ha 12 punti, il Liverpool è a quota 9. 

I campioni d’Inghilterra vivono un momento molto complicato: in Premier League annaspano a metà classifica, a -10 dall’Arsenal capolista, e ora devono fare anche i conti con il caso Salah. L’attaccante egiziano dopo il pareggio per 3-3 a Leeds si è lamentato pubblicamente per il trattamento che gli riserva il tecnico Slot. Risultato: Salah non convocato per Milano. 

 

“Ci aspetta una partita delicata contro una squadra competitiva negli ultimi anni, soprattutto a centrocampo”, dice l’allenatore nerazzurro Cristian Chivu. “Il Liverpool è uno dei club più blasonati e titolati a livello mondiale: le difficoltà possono creare solo illusioni. Hanno una rosa forte e competitiva, in grado di metterci in difficoltà, quindi dobbiamo essere pronti”. 

“Abbiamo una squadra molto compatta da quando sono qui. I giocatori mostrano ogni giorno quanto ci tengano e quanto vogliano essere competitivi. A me interessa questo impegno quotidiano”, aggiunge riferendosi al clima sereno che si respira nello spogliatoio. “L0atmosfera positiva nasce dal lavoro, dai risultati e dall’impegno dei giocatori. Siamo ancora a dicembre, il campionato è lungo e dobbiamo migliorare. Mancano ancora molti mesi in cui alzare il nostro livello. I giocatori sono consapevoli di questo, ma stiamo andando nella direzione giusta”. 

 

INTER (3-5-2): Sommer; Bisseck, Acerbi, Bastoni; Carlos Augusto, Barella, Calhanoglu, Zielinski, Dimarco; Thuram, Lautaro Martinez. All. Chivu. 

LIVERPOOL (4-2-3-1): Alisson; Gomez, Konaté, van Dijk, Robertson; Gravenberch, Mac Allister; Szoboszlai, Wirtz, Ngumoha; Ekitike. All. Slot. 

La partita tra Inter e Liverpool è visibile in diretta tv esclusiva per abbonati su Sky (canali Sky Sport 1 e 252, Sky Sport 4K), ma anche in streaming su Sky Go e Now. 

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Campobasso

Isernia

Termoli