mercoledì, Novembre 26, 2025
Home Blog Pagina 2

L’angolo della sicurezza nei luoghi di lavoro: corso on line di aggiornamento per i lavoratori

La legge prevede un aggiornamento della formazione sulla salute e sicurezza del lavoro?

Ogni quanti anni è previsto l’aggiornamento della formazione per i lavoratori?

I corsi di aggiornamento per i lavoratori sono obbligatori per legge (D.Lgs. 81/08) e devono essere svolti ogni 5 anni.

LINK alla presentazionehttps://www.youtube.com/shorts/VtB6nOheHpQ

La durata minima è di 6 ore e coprono le tematiche della sicurezza sul lavoro,sull’approfondimento di temi specifici e sull’aggiornamento sulle nuove normative e pratiche, indipendentemente dal livello di rischio dell’azienda (basso, medio o alto). L’aggiornamento è un obbligo di legge per tutti i lavoratori.

Il dipendente non si può rifiutare di partecipare ai corsi obbligatori sicurezza sul lavoro. Infatti, l’ Art.20 Dlgs 81/08 prevede chiaramente al comma 2 ” che i lavoratori devono partecipare ai programmi di formazione organizzati dal datore di lavoro.

Modalità di erogazione del corso :Può essere seguito sia in aula che online, con la modalità on line si ha la possibilità di gestire in autonomia il proprio tempo essendo la piattaforma attiva h 24;

Verifica: È prevista una verifica dell’apprendimento, di solito tramite un test a risposta multipla, al cui superamento viene rilasciato un attestato di frequenza valido.

L’ Ente di formazione Terminus S.r.l ,convenzionato O.P.N. ITALIA LAVORO , offre la possibilità di aggiornare i propri lavoratori con il corso on line oppure residenziale presso la sede di Campobasso o Termoli.

Per ulteriori informazioni e per le modalità di iscrizione contattare la segreteria Terminus ai numeri 0874418684 087585240 3440372898 oppure inviare una mail a terminusformazione@gmail.com

Commenti Facebook

Roma, telefonata segnala bomba all’istituto De Amicis: studenti evacuati

(Adnkronos) – Una telefonata che segnalava la presenza di una bomba nell’istituto De Amicis, in via Galvani a Roma, è arrivata questa mattina intorno alle 8.10 al 112. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione Aventino e della compagnia Roma Centro che hanno evacuato la scuola. Gli studenti sono stati fatti scendere in strada e al momento sono in corso le verifiche di cinfonili e artificieri dei carabinieri.  

cronaca

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

Commenti Facebook

Serie C, punito il Campobasso/Il TFN decreta due punti in meno e tre mesi di inibizione ai dirigenti

Il Campobasso calcio, e’ stato penalizzato di due punti per aver pagato in ritardo vecchie spettanze. Il Tribunale Federale Nazionale – Sezione Disciplinare  ha preso atto della buona fede della società ma ha constatato il tardivo pagamento condannando i rossoblù a due punti di  penalizzazione. I giudici federali, hanno squalificato per 3 mesi l’intero Cda della società . Il Campobasso, in virtu’ di tale sentenza passa da 21 a 19 punti in classifica , che per fortuna resta  buona per i colori rossoblù.

Resta, per il momento, la contestazione di tardivo pagamento, per una parte marginale di vecchi contributi Inps (regolarmente rateizzati), che ha portato a due punti di penalizzazione e alla squalifica per tre mesi dell’intero Cda. La sentenza è appellabile. La società attende la notifica delle motivazioni alla base della decisione per le opportune valutazioni.

Arnaldo Angiolillo

Commenti Facebook

Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate Molise insieme nella giornata del 25 novembre

Il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita
nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in ricordo delle tre sorelle Mirabal, assassinate proprio il
25 novembre del 1960, nella Repubblica Dominicana.


Nel quadro delle iniziative di sensibilizzazione volte ad aumentare il livello di consapevolezza sulle cause e sulle
conseguenze di ogni tipo di violenza, nel pomeriggio odierno, presso la sede del Comando Regionale Molise
della Guardia di finanza, si è tenuto un incontro dal titolo “Insieme contro la violenza sulle donne”, organizzato
con la Direzione Regionale Molise dell’Agenzia delle Entrate. L’evento ha rappresentato un importante
momento di confronto, finalizzato a far riflettere sul fenomeno della violenza di genere e a promuovere azioni
concrete di prevenzione. Vi hanno partecipato numerosi militari e funzionari delle due Amministrazioni
coinvolte nell’iniziativa. Per l’occasione, la facciata della caserma è stata colorata di arancione, colore simbolo
dell’iniziativa.

La manifestazione è stata impreziosita dall’esecuzione di brani musicali da parte di un trio d’archi, composto da
studenti ed ex studenti del Conservatorio Statale di Musica “L. Perosi” di Campobasso, istituto che si ringrazia
per il supporto fornito, eseguiti in alternanza alla lettura di testi letterari opportunamente selezionati.
Sempre negli spazi della caserma, è stata allestita una mostra fotografica sul tema affrontato, curata
dall’Associazione “Centro per la fotografia Vivian Maier” di Campobasso.

Commenti Facebook

4 cose che declassificano Campobasso che invece merita considerazione e attenzione

di Massimo Dalla Torre

Spaccio, risse, lancio di pietre o oggetti dal cavalcavia, queste sono le cose che caratterizzano piu’ che mai l’ex citta’ giardino relegata ad essere ricettacolo di dissennati mentali nonostante le forze dell’ordine cercano di arginare i danni di chi si e’ impadronito di Campobasso., il quale mai come questi ultimi tempi subisce vilipendio a tutti gli effetti soccombendo alle scorrerie che deturpano non solo il volto ma l’animus di quello che un tempo era tranquillita’.

Una situazione insostenibile che, finanche le autorità cittadine non riescono comprendere, anche se comprendere è una parola grossa nei confronti di questi episodi la cui ratio non esiste, eppure è palese più che mai che ha quale conseguenza il timore di uscire o passare soprattutto nel centro storico divenuto un vero e proprio ricettacolo di disadattati che ne sporcano il volto.

Situazione inaccettabile ma reale che fa gridare allo scandalo e l’allarme che putroppo, nonostante i tentativi di calmierizzazione e’ reale, come sono reali i fatti che accadono specialmente quando arriva la sera e quello che un tempo era, ora non piu’, permetteva di poter godere della tranquillita’ oramai lontana nel tempo.

Tranquillita’ svanita e messa a repentaglio soprattutto da chi non appartiene al tessuto sociale cittadino perche’ menefreghista a tutti gli effetti. tranquillita’ che non appartiene piu’ a campobasso ma soprattutto ai campobassani che sconcertati se si chiede loro cosa ne pensano, non rispondono, se non con le classiche spallucce che indicano che l’impotenza e’ sotto gli occhi di tutti, ecco perche’ necessita dare un segnale forte, anche ricorrendo a mezzi coercitivi che facciano si che

Campobasso, quella con la c maiuscola torni ad essere quello che era, non zona punitiva come la Sardegna paradiso dei vacanzieri, la Basilicata salita agli onori della cultura con Matera e il resto del sud da non declassificare anzi valorizzare perche’ merita attenzione e non disinteresse…

Commenti Facebook

Famiglia nel bosco, l’avvocato lascia l’incarico: “Hanno rifiutato tutte le proposte. Troppe ingerenze esterne”

(Adnkronos) – Il legale della famiglia nel bosco a Palmoli (Chieti), Giovanni Angelucci, ha deciso di rimettere il proprio mandato denunciando “troppe pressanti ingerenze esterne”. “Purtroppo, – dice in una nota – ieri sera, dopo un’accurata riflessione, ho scelto – non senza difficoltà – di rinunciare al mandato difensivo conferitomi dai coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham. Sono stato costretto a questa decisione estrema, l’ultima che un professionista serio vorrebbe assumere, poiché negli ultimi giorni i miei assistiti hanno subito interferenze esterne tali da incrinare la fiducia alla base del rapporto tra avvocato e cliente”. La scelta sarebbe maturata anche a seguito dei ripetuti rifiuti dei coniugi riguardo alle soluzioni proposte.  

“Ieri avremmo dovuto incontrarci nel pomeriggio per effettuare insieme il sopralluogo in un’abitazione a pochi chilometri dalla loro, messa gratuitamente a disposizione da un imprenditore della ristorazione di Ortona originario di Palmoli. Una soluzione che si aggiungeva a quella suggerita dal sindaco Masciulli. Tuttavia – afferma l’avvocato – nessuna delle due ipotesi è stata ritenuta accettabile dai coniugi Trevallion-Birmingham e l’incontro non ha avuto luogo”.  

“Va aggiunto – prosegue l’avvocato – che nella stessa giornata avrei dovuto acquisire un’ulteriore firma da Nathan per procedere al deposito, presso il Genio civile, del progetto di ristrutturazione straordinaria dell’immobile. Mi è stato però riferito che tali interventi sarebbero stati, a loro avviso, troppo invasivi e impattanti. Per questo hanno deciso di non firmare né autorizzare il deposito del progetto predisposto dal tecnico di fiducia. Inoltre, sempre ieri mattina, un geometra del posto, dopo essersi messo in contatto con me, si è recato nella ‘casa del bosco’ insieme a un rappresentante della ditta Ssap San Salvo Appalti Spa, disponibile a farsi carico dei lavori di ristrutturazione. Anche questa offerta, però, sarebbe stata respinta dal signor Trevallion”. Angelucci avrebbe dovuto depositare il ricorso alla Corte d’Appello dell’Aquila, contro la decisione del Tribunale per i minorenni, entro sabato 29 novembre.  

cronaca

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

Commenti Facebook

Thailandia e Indonesia travolte dal maltempo, devastata l’isola di Sumatra: decine di morti e dispersi

(Adnkronos) – Violenti nubifragi hanno colpito Thailandia e Indonesia provocando inondazioni eccezionali e frane che hanno sommerso case, campi, strade e automobili. Decine le vittime e i feriti, mentre molte persone risultano disperse. 

 

Particolarmente colpita l’isola di Sumatra, dove le piogge torrenziali hanno innescato eventi alluvionali repentini e frane, determinando un bilancio provvisorio di almeno 10 decessi e 6 persone disperse. Le operazioni di soccorso si sono rivelate particolarmente complesse nelle sei reggenze della provincia di Sumatra settentrionale, a causa dello straripamento dei corsi d’acqua provocato dalle precipitazioni monsoniche della settimana precedente. Le esondazioni hanno travolto villaggi collinari con fango, rocce e alberi, lasciando dietro di sé una scia di distruzione, ha dichiarato la polizia nazionale in un comunicato. 

Le squadre di intervento hanno recuperato, nella giornata di mercoledì, almeno cinque salme e tre individui feriti nella città di Sibolga, la zona maggiormente colpita. Le ricerche sono tuttora in corso per quattro residenti locali risultanti dispersi. Nel vicino distretto di Tapanuli centrale, le frane hanno interessato diverse abitazioni, causando il decesso di un’intera famiglia composta da quattro persone. Le alluvioni hanno inoltre sommerso quasi 2.000 unità abitative ed edifici. 

Nel distretto di Tapanuli meridionale, frane e inondazioni hanno sradicato alberi, provocando la morte di un abitante del villaggio e il ferimento di un altro. Filmati diffusi sui social media documentano il flusso d’acqua che lambisce i tetti, mentre i residenti cercano disperatamente di mettersi in salvo. In alcune località, l’innalzamento repentino delle acque ha trasformato le arterie stradali in veri e propri torrenti impetuosi, trasportando tronchi d’albero e detriti. 

Il capo della polizia di Sibolga, Eddy Inganta, ha confermato l’allestimento di rifugi di emergenza e ha esortato i residenti delle zone a rischio a procedere con un’evacuazione immediata, dato che le persistenti precipitazioni potrebbero innescare ulteriori frane. “Il maltempo e gli smottamenti ostacolano seriamente le operazioni di soccorso”, ha dichiarato Inganta, sottolineando come l’accesso alle aree colpite rimanga limitato. 

 

La zona nord dell’isola è inoltre stata colpita da un terremoto di magnitudo 4.5. Secondo il Centro Nazionale di Sismologia, il sisma si è verificato ad una profondità di 150 chilometri. Questo non è stato l’unico evento sismico a colpire l’Indonesia nell’ultimo periodo. Solo nel mese di ottobre un terremoto di magnitudo 6.6 ha interessato la regione della Papua occidentale. 

I disastri di martedì sono avvenuti proprio mentre l’Agenzia nazionale per la mitigazione dei disastri annunciava la conclusione ufficiale delle operazioni di soccorso in due aree dell’isola di Giava, dopo dieci giorni di ricerche. Oltre mille soccorritori erano stati impiegati nella ricerca di persone sepolte sotto frane innescate da piogge torrenziali, che avevano causato 38 decessi nei distretti di Cilacap e Banjarnegara, nel Giava centrale. Al termine delle operazioni, almeno due persone a Cilacap e undici a Banjarnegara risultavano ancora disperse. 

 

Hanno invece causato la morte di almeno 33 persone le inondazioni record causate dalle forti piogge che hanno colpito la Thailandia, dove le autorità hanno schierato navi ed elicotteri militari a supporto delle operazioni di soccorso della protezione civile. L’alluvione ha colpito dieci province nel sud del paese, dove la città di Hat Yai, un centro commerciale al confine con la Malaysia, ha registrato le precipitazioni più intense degli ultimi 300 anni.  

Oltre 2 milioni di persone sono state colpite dalle inondazioni. L’esercito ha annunciato l’invio di una portaerei e di una flottiglia di 14 imbarcazioni cariche di aiuti umanitari e cucine da campo che possono distribuire 3mila pasti al giorno. A bordo della portaerei si sono imbarcate equipe mediche con strutture e materiale ospedaliero. Sono stati inoltre inviati imbarcazioni, camion e moto d’acqua per evacuare i residenti, ha affermato il governatore della provincia di Songkhla, dove si trova Hat Yai. Ieri il governo ha dichiarato Songkhla zona disastrata. 

 

 

internazionale/esteri

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

Commenti Facebook

Famosi da morire, diventare star accorcia di 4 anni la vita dei cantanti

(Adnkronos) – “Certe vite sfumano, veloci come le canzoni”. L’immagine poetica celebrata in un pezzo iconico da una star nostrana, Luciano Ligabue, è più reale che mai. A confermarlo è la scienza: di fama si vive e si muore, diversi anni prima rispetto a chi non ha mai sperimentato l’ebbrezza della notorietà. Per la precisione, sotto la luce abbagliante dei riflettori i cantanti che diventano star sembrano spegnersi in media circa 4 anni prima rispetto ai coetanei che non hanno raggiunto lo status di celebrity. E secondo gli autori dello studio pubblicato online sul ‘Journal of Epidemiology & Community Health’, proprio la fama potrebbe essere un fattore critico nell’accorciare loro la vita, al di là dei rischi del mestiere. E’ quanto i ricercatori dell’università Witten/Herdecke (Germania) hanno osservato nel lavoro condotto su celebrità di Regno Unito, Europa e Nord America.  

 

Gli esperti osservano che gli effetti della fama sono paragonabili ad altri rischi per la salute. Come il fumo occasionale, che comporta un rischio di morte più elevato del 34%. Ricerche precedentemente pubblicate indicavano già che i cantanti famosi tendono a morire prima del loro grande pubblico. Ma non è chiaro se sia la notorietà in sé, le esigenze dell’industria musicale o lo stile di vita associato all’essere un musicista a contribuire a questo rischio elevato. Per far luce su questo enigma, i ricercatori hanno confrontato retrospettivamente il rischio di morte di 648 cantanti, metà dei quali aveva raggiunto lo status di celebrità e l’altra metà no. Ciascuna delle 324 star è stata confrontata con i colleghi meno noti in base ad anno di nascita, sesso, nazionalità, etnia, genere musicale e status di cantante solista/principale in una band.  

La maggior parte (83,5%) era di sesso maschile e l’anno medio di nascita era il 1949, ma la fascia di età variava dal 1910 al 1975. Oltre la metà dei cantanti (61%) proveniva dal Nord America, mentre i restanti dall’Europa/Regno Unito. La gran parte era bianca (77%), con solo il 19% di etnia nera e il 4% di altre etnie o di etnia mista. 

 

E la maggioranza apparteneva al genere rock (65%), seguito da R&B (14%), pop (9%), new wave (6%), rap (4%) ed elettronica (2%). Oltre la metà dei cantanti (59%) faceva parte di una band; il 29% era un solista e il 12% si esibiva sia da solista che in una band. 

Il campione di cantanti famosi è stato estratto dalla ‘Top 2000 Artists of All Time’, database che aggrega classifiche globali basate su elenchi pubblicati da critici musicali, giornalisti e professionisti del settore, ma non su sondaggi del pubblico o dati di vendita. Sono stati inclusi solo gli artisti attivi dopo il 1950 e prima del 1990, per raccogliere informazioni sufficienti sul rischio di morte entro la fine di dicembre 2023. 

L’analisi dei dati ha mostrato che, in media, i cantanti famosi sopravvivevano fino all’età di 75 anni, mentre quelli meno famosi arrivavano fino all’età di 79 anni. 

 

Sebbene l’appartenenza a una band fosse associata a un rischio di morte inferiore del 26% rispetto a chi cantava da solo, l’inclusione di questa variabile non influenzava l’effetto complessivo della fama, poiché i cantanti famosi avevano comunque il 33% di probabilità in più di morire prima rispetto ai loro colleghi meno noti. Solo 2 (0,6%) delle star hanno raggiunto la fama postuma. Il rischio elevato di morte nei casi analizzati è iniziato solo dopo aver raggiunto la fama ed è rimasto significativamente associato per tutto il periodo della vita da celebrità. 

Ciò suggerisce, ragionano gli autori, che l’aumento del rischio di morte non è attribuibile a differenze di base o a una causalità inversa per cui una morte precoce contribuisce alla fama, ma che questo rischio emerge specificatamente dopo il raggiungimento della fama. “Il che – spiegano – evidenzia la fama come un potenziale punto di svolta temporale per i rischi per la salute, inclusa la mortalità. Oltre alle spiegazioni occupazionali, i nostri risultati suggeriscono che la fama aggiunge ulteriore vulnerabilità all’interno di un gruppo già a rischio”. 

 

Gli autori puntualizzano che si tratta di uno studio osservazionale e, in quanto tale, non è possibile trarre conclusioni definitive su un rapporto di causa-effetto. Si precisa anche che il campione di studio non era globale e si limitava ai cantanti, il che significa che tali osservazioni potrebbero non essere applicabili ad altre regioni del mondo o ad altri ambiti della fama, come la recitazione o lo sport. 

Ma una possibile spiegazione di questi risultati potrebbe risiedere nello “stress psicosociale unico che accompagna la fama, come l’intenso controllo pubblico, la pressione dovuta alle prestazioni e la perdita della privacy”, ipotizzano gli studiosi. “Questi fattori di stress possono alimentare disagio psicologico e comportamenti di adattamento dannosi, trasformando la fama in un peso cronico che amplifica i rischi professionali esistenti”. 

La notorietà porta una notevole sicurezza finanziaria, fattore che viene spesso associato a un invecchiamento sano. Ma in realtà dallo studio emerge che “essere famosi appare così dannoso da annullare qualsiasi potenziale beneficio associato a un elevato status socioeconomico. Ancora una volta, questo evidenzia la maggiore vulnerabilità” delle star, “indicando la necessità di una protezione e di un sostegno mirati per questa popolazione”.  

cronaca

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

Commenti Facebook

Perché stavamo meglio quando stavamo peggio

Alfredo Magnifico

Una ricerca Ipsos sviluppata su 30 Paesi, ci descrive come nostalgici e scontenti, alla domanda se si sta meglio oggi o 50 anni fa, la maggioranza ha scelto il 1975, quando eravamo più felici, più sicuri, avevamo una scuola migliore e maggiori prospettive di crescita, unica eccezione: la salute, decisamente meglio farsi curare oggi, non tanto per la copertura sanitaria, quanto per i passi da giganti che la medicina nel frattempo ha fatto.

Personalmente vivevo i miei anni di università, lontano dal Molise a Roma, non avevo il cellulare ma la tesca piena di gettoni telefonici, nel 76 feci la mia esperienza di volontario in Friuli nel post terremoto, anni meravigliosi che al di là delle condizioni economiche mi fanno ripensare alla mia spensierata gioventù, personalmente io, anche se non intervistato sono tra coloro che rimpiangono quegli anni e non solo.

Sarà per la nostalgia della gioventù o realtà dell’ epoca di quando Berta Filava, ma tantissimi hanno uno sguardo indulgente sul passato, scordando gli aspetti negativi e critici; e invece a non perdonare nulla al presente, mettendo in ombra gli aspetti positivi, del passato emerge ciò che avevamo, del presente ciò che ci manca.

Gli italiani si piazzano sul podio dei nostalgici scontenti, sul podio campione assoluto è la Francia, molto meglio il 1975, seguita da Turchia e Italia, con il dato prevedibile dell’età: più si è in là con gli anni, più si preferisce il 1975.

Il 1975 è preferito anche là dove la ragione potrebbe e dovrebbe, sia pure a fatica, prevalere sul sentimento. La paura della guerra, la “sicurezza nelle strade”, cinquant’anni fa eravamo in piena guerra fredda, in Italia c’erano molti più omicidi, molte più rapine, il terrorismo faceva un morto ammazzato al giorno, andavi a scuola e all’università con serie possibilità di prenderti una randellata o un bullone in testa, nonostante tutto, meglio nascere allora.

Nel 1975 erano molto più felici i francesi, i turchi e gli italiani, all’ultimo posto, in tutti i parametri c’è la Corea del Sud, seguita da Cile e Argentina, cileni e argentini che, ancora oggi, non hanno dimenticato come si viveva da loro nel 1975: dittatura, violenza, paura, assenza di libertà, economia depressa, quart’ultima è la Polonia, che evidentemente non prova nostalgia ,almeno non ancora, per il socialismo reale e l’ombrellone sovietico.

Appena il 19% dei coreani, e degli abitanti di Singapore, avrebbe preferito nascere nel 1975, contro percentuali altrove ben al di sopra del 50, non hanno dimenticato che cos’erano 50 anni fa. altrove il boom economico era in corso o da poco avvenuto e se ne godevano i benefici; da loro assolutamente no, il paese viveva nella povertà e nell’insicurezza.

Oggi la Corea percepisce sé stessa come una società vitale, attraversata da forti disuguaglianze sociali ma anche fornita di altrettanto forti capacità autocritiche, e la ricca produzione di film e fiction ne è la palese dimostrazione.

I coreani sono ben coscienti dei propri limiti, ma anche delle proprie potenzialità. Sono una società in movimento, mentre altre società – anche la nostra? Anche quella francese? – non eccellono in ottimismo e tenacia. Il limite della ricerca Ipsos è che tra i 30 Paesi coinvolti mancano due giganti del calibro di Cina e Russia. Come russi e cinesi percepiscano sé stessi lo ignoriamo.

Alfredo Magnifico                      

Commenti Facebook

Marilyn Manson, il re dello shock rock ha ritrovato la sua voce

(Adnkronos) – C’era un tempo in cui scommettere su Marilyn Manson era semplice: lo amavi o lo detestavi, senza mezze misure. Oggi la puntata è più rischiosa, e molti l’avrebbero data per persa: che il Reverendo potesse davvero tornare, e soprattutto tornare così. L’unica data invernale italiana alla ChorusLife Arena di Bergamo è la conferma che l’ex Antichrist Superstar non ha mai smesso di esercitare il suo richiamo sui fan, dopo anni di controversie e assenza dalla scena. Un concerto andato sold out nel giro di pochi giorni lo scorso aprile, quando è stata annunciata una seconda leg del tour europeo, e la tappa all’Alcatraz di Milano nel febbraio scorso. Ne sono la prova i fan, in coda fin dalla notte precedente, sfidando le temperature polari che stanno mettendo alla prova la Lombardia pur di guadagnarsi la transenna o avvicinarsi il più possibile al loro idolo. Vogliono assaporare il ritorno, guardarlo negli occhi, non perdere nemmeno un istante. Manson lo sa e ricambia con uno dei suoi monologhi taglienti: “Con la droga ho sempre avuto un flirt: mi ha perseguitato, mi ha invitato a fare viaggi romantici nel deserto…e io proprio lì, in una grande buca, l’ho seppellita” dice al pubblico prima di lanciarsi in ‘The Dope Show’, l’inno tossico e seducente da ‘Mechanical Animals’, con cui nel 1998 la rockstar smascherava l’industria dell’intrattenimento.  

Marilyn Manson, al secolo Brian Hugh Warner, è sorprendentemente in forma: lo ripete spesso lui stesso, quasi cinque anni di sobrietà dall’alcol che oggi si vedono tutti. È più asciutto, più controllato, e con una voce che richiama da vicino i fasti di ‘Holy Wood’. Sul palco è un animale in piena corsa: non sta fermo un secondo, salta, agita le braccia, incita le prime file e si lascia travolgere dall’energia della platea. Spara una sequenza micidiale di classici — ‘The Beautiful People’, ‘Disposable Teens’, ‘Long Hard Road Out of Hell’ e ‘Mobscene’, con una grande insegna rossa luminosa stile ‘The Golden Age Of Grotesque’, fino a una ‘Coma White’ resa ancora più cinematografica dalla nevicata che cade fitta sulla scena. E poi c’è ‘Tourniquet’: un’autocitazione perfetta, l’ingresso su trampoli altissimi, stampelle e casco, come un fantasma dal suo stesso passato che torna a reclamare il proprio spazio. Non mancano i brani dell’ultimo lavoro in studio, ‘One Assassination Under God – Chapter One’, uscito il 22 novembre 2024 e già seguito dall’annuncio di un secondo capitolo. L’apertura con ‘Nod If You Understand’ scopre subito le carte: il nuovo corso di Marilyn Manson ha muscoli, idee e una direzione precisa. Lo confermano brani come ‘As Sick As The Secrets Within’ e ‘One Assassination Under God’, cantate in coro dal pubblico. Merito anche del ritorno in grande stile di Tyler Bates, produttore e musicista che riporta nel progetto quella tensione elettrica e quell’estetica dark che mancavano al Reverendo da anni. Sul palco è al suo fianco, e la chimica tra i due è evidente. Niente Bibbie strappate, fiamme o eccessi blasfemi: quel Marilyn Manson appartiene a un altro decennio. La scena di questo tour è essenziale ma dal colpo d’occhio potentissimo: croci rovesciate ridotte all’osso, fasci di luci blu e rosse, un minimalismo che esalta il resto. Lui si presenta in total black, elegantissimo persino con una giacca da smoking accesa da due fulmini di strass, cambia pochi abiti ma gioca con gli accessori: gli iconici cappelli, una serie di guanti e un bolero celeste che diventa subito feticcio di serata.  

È evidente che oggi Marilyn Manson giochi una partita diversa: è concentrato sulla performance, sulla musica, su ciò che negli ultimi anni era stato soffocato dal rumore delle vicende giudiziarie. Le accuse di violenza domestica, cadute di recente, avevano spostato l’attenzione lontano dai dischi e dai palchi, ma ora la rockstar sembra voler reclamare ciò che gli appartiene. Controverso per definizione, adorato dai fan e respinto da chi non ha mai sopportato il suo immaginario, oggi appare cambiato: più riflessivo, meno incline allo shock gratuito, consapevole del peso della propria storia. Non spaventa più nessuno, ed è quasi un bene, perché a parlare, finalmente, è di nuovo la musica. E la voce regge eccome: lo si è visto all’Alcatraz, lo si conferma a Bergamo, e lo testimonia un ultimo album accolto in modo sorprendentemente positivo dalla critica. Il messaggio è chiaro: il trono del genere non l’ha mai davvero abbandonato. E lo dimostra anche la sua agenda futura. Questo ritorno non finisce a Bergamo: Marilyn Manson ha già annunciato tre date estive in Italia nel 2026 – Ferrara, Roma e Bari – un segnale inequivocabile che la sua seconda vita artistica è appena cominciata. (di Federica Mochi) 

spettacoli

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

Commenti Facebook

Campobasso

Isernia

Termoli