Politica/ Elezioni regionali, i Cinque Stelle cambiano pelle…o forse no

di Stefano Manocchio

E’ l’elemento caratterizzante di maggiore novità in vista delle prossime elezioni amministrative in Molise e non si può fare a meno di notare come l’alleanza PD-Cinque Stelle, benedetta nelle stanze romane, arrivi attraverso il passaggio obbligato verso una trasformazione interna al partito ideato da Beppe Grillo. Che i penta stellati non siano più quelli del rigore e rispetto di regole interne lo capirebbe anche un bambino di passaggio nella politica nazionale e ancor più locale: via gli slanci epuratori, il limite dei mandati, che aveva quasi carattere di sacralità, è stato di getto accantonato per permettere a Roberto Gravina di diventare il simbolo della rinata alleanza giallo-rossa in Molise. In tanti dovranno digerire il rospo a sinistra; e se Molise Domani non ci sta e i cespugli sono a metà strada tra l’abbandono della coalizione e il far finta di non vedere, è nel PD dove i mal di pancia sono evidenti come il comportamento e i discorsi di alcuni (leggasi Bibiana Chierchia) lasciano trapelare.

Roberto Gravina

Quello che sta accadendo porta a pensare che il ruolo del cardinale Richelieu venga recitato da Roberto Ruta. L’ex-senatore campobassano si è trovato in una insperata situazione di privilegio subito dopo le primarie relative alla scelta del segretario nazionale del PD, essendo tra i pochi grandi referenti in Molise della vincitrice della contesa, cioè Elly Schlein laddove tutti, da Facciolla a Faneli agli altri molisani, avevano dato la preferenza a Stefano Bonaccini. Da tempo viene considerato come l’erede naturale di Roberto Gravina alla guida del Comune di Campobasso. Forse la staffetta è già cosa fatta, almeno nella mente dei vertici regionali di PD e Cinque stelle. Se “Parigi val bene una messa”, l’accordo sul futuro del partito può portare a soprassedere sugli umori degli altri ed anche dei propri.

Ma il vero problema non è nelle alleanze, quanto piuttosto all’interno dei Cinque Stelle.

Ci sono alcune resistenze per il fatto che a Gravina sia stata concessa la deroga al doppio mandato elettorale, trasgredendo una regola sacra che in passato è costata scissioni e voti per rispettarla; ma la politica ha già trovato la ‘pezza a colori’ e si dice che l’obiezione sia stata ‘facilmente’ superata perché si parla di livelli istituzionali differenti. Mi permetto di far notare che così si potrebbe ipotizzare, per chiunque, due mandati alle comunali, due alle regionali e due alle politiche: sei mandati elettorali per almeno 25 anni di attività politica da candidato. Non si è lontani dal ‘politico di professione’ che è stato per alcuni anni il vero nemico dei penta stellati e che ora, ragionando molto per assurdo, potrebbe diventare caso in specie interno .Senza considerare che ora si aprirà la strada ad una serie di deroghe in tal senso e toccherà ai vertici del partito trovare la soluzione, che non sarà facile.

Nulla è definitivo, tutto può riaffermarsi: vedere come esempio la posizione del consigliere regionale  Andrea Greco, che prima aveva dato come fuori gioco dalla contesa il sindaco di Campobasso e poi si era dato disponibile alla propria candidatura, per divettare infine un dei suoi più fieri sostenitori. Insomma da quelle parti o hanno le idee poco chiare oppure il partito- movimento sta cambiando pelle, eccome.

Restano alcune regole ‘vecchie’ come l’auto candidatura elettorale attraverso il voto telematico degli iscritti: sarà questo il punto di partenza per ripristinare un rigore verso i parametri fondanti del ‘vecchio’ movimento? Cambiare si può (e se si vuole tentare di accedere alla vittoria elettorale forse si deve)…ma non troppo. Meditate gente, meditate.

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