Come primo atto ufficiale del suo mandato il neoministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha voluto incontrare i rider, recente emblema di precarietà contrattuale e salariale, personalmente lo reputo problema infinitesimale nel panorama della precarietà del mondo del lavoro.
La Regione Lazio ha approvato una proposta di legge regionale a tutela dei rider, mentre a Bologna, è stata firmata una Carta dei diritti dei fattorini, sottoscritta da istituzioni e sindacati locali, queste iniziative, hanno il merito di dimostrare quanto ci sia bisogno di regole e tutele per questi lavoratori, una regolamentazione nazionale meglio se di natura contrattuale, che fornisca protezioni concrete ed esigibili ai lavoratori.
Le relazioni industriali devono cominciare ad affrontare temi ritenuti superflui o marginali nella normale contrattazione, già sperimentati con accordi pionieristici.
Simile a quelle dei rider nella mia quarantennale esperienza sindacale in più di un’occasione nelle trattative sono stati normati rapporti ancora più traballanti di quelli dei rider, dai lavoratori extra nella ristorazione, alle rappresentanti, venditrici porta a porta, ai raccoglitori di scommesse negli ippodromi o nelle sale gioco, abbiamo definito azioni corrispondenti ai bisogni contingenti.
Nel mondo dei rider bisognerebbe occuparsi di regole di ingaggio conciliate con la disponibilità del lavoratore, spesso sono studenti o pensionati che cercano di avere un minimo di autonomia, a questi si possono equiparare i ragazzi che fanno le consegne dei bar o dei fiorai lavori dove non esistono turni od orari classici, un’intervento della politica con regole rigide rischia di far sparire questo mondo, come è sparito il mondo dei Vouceristi con azzeramento di oltre 600.000 lavoratori.
Occorre costruire tutele, che qualche anno fa si davano per scontato, se non addirittura avviate su una direttrice ascensionale dei diritti nel lavoro e con le ultime iniziative legislative azzerateche siano frutto di trattative sindacali e non di cervellotiche leggi.
Occorre definire tutele generali minime ripartendo dall’abc delle tutele contrattuali: salario, malattia, ferie, riposi, orario giornaliero e settimanale, assicurazioni previdenziali e infortunistiche.
Se il lavoratore lavora tutta la settimana, il diritto al riposo è importante; se lavoro solo nei week-end, lo è meno, uno studente che lavora solo poche ore alla settimana, preferirà avere il massimo della flessibilità (per coniugare studio-lavoro) a discapito magari di qualche altra garanzia, mentre una persona che svolge questa attività in modo continuativo, dalla quale fa derivare il proprio sostentamento economico, avrà bisogno di un sistema di tutele molto più complesso e articolato.
Occorrono regole costruite tra le parti, in un mercato del lavoro non stabile, frammentato, nel quale i rapporti sono scostanti e discontinui.
Compito della politica è; agevolare il dialogo, favorire partecipazione e bisogno di rappresentanza, espresso da una generazione, non pensare di risolvere il tutto con norme calate dall’alto, che potrebbero irrigidire e distruggere, ma favorire un confronto serio e responsabile tra parti sociali, al fine di governare questo mondo del lavoro instabile, flessibile, oserei dire dei nuovi schiavi.
Un consiglio da chi ormai è fuori da ogni combutta sindacale, quello che hanno goduto i vostri padri, riguadagnatevelo per possederlo.
Alfredo Magnifico
Precarietà contrattuale e salariale/ Rider nuove tutele cercasi… Turni, ferie, infortuni, formazione
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