L’integrazione dei migranti passa dall’inclusione lavorativa

Il Rapporto immigrazione e imprenditoria del Centro studi e ricerche Idos conferma il ruolo cruciale dell’imprenditoria a gestione migrante nell’economia italiana.

Negli ultimi dieci anni, le imprese guidate da stranieri sono aumentate del 32,7%, raggiungendo quota 660mila e rappresentando l’11% del totale.

Nel 2024, il 29% degli imprenditori stranieri risulta iscritto a un’associazione di categoria, rispetto al 18% del 2022. Inoltre, cresce la partecipazione attiva: il 12% partecipa alle iniziative proposte, contro il 3% del 2022.

Nonostante questi progressi, la maggior parte (71% nel 2024) delle imprese a titolarità immigrata non ha alcun rapporto con le associazioni di categoria».

Un dato particolarmente significativo riguarda le imprese a conduzione giovanile: sebbene le attività avviate da giovani migranti stiano diminuendo, al pari di quelle italiane (-22% circa), esse continuano a mantenere un peso rilevante sul territorio, rappresentando il 19% del totale delle imprese a conduzione straniera.

Il 29% degli imprenditori stranieri risulta iscritto a un’associazione di categoria.

Le principali barriere all’imprenditorialità, che smorzano ogni entusiasmo: burocrazia, credito negato, modesta formazione, welfare insufficiente. In un Paese che cresce poco, tutto questo è intollerabile, a questa inaccettabile esclusione si aggiungono i ritardi cronici della pubblica amministrazione nella gestione di pratiche di soggiorno, di richiesta di asilo e di tutti quei documenti che gli immigrati faticano a ottenere a causa di una lenta macchina amministrativa, pur avendone diritto.

Questi intollerabili disservizi, paralizzano l’esercizio dei diritti fondamentali, danneggiano la vita dei migranti: compromettono la regolarità del soggiorno, l’accesso all’assistenza sanitaria e al lavoro e la fruizione di servizi bancari.

Il ruolo delle associazioni datoriali è di recente emerso come determinante per l’inserimento dei migranti nel mercato del lavoro italiano, tuttavia il loro coinvolgimento nell’integrazione delle imprese a conduzione straniera è ancora limitato, nonostante un miglioramento rispetto al passato.

Le attività gestite da migranti sono particolarmente concentrate a Roma e Milano, ma in forte crescita anche al Sud, con aumenti significativi in Campania (+72%) e Puglia (+33%).

Il commercio e l’edilizia restano i settori predominanti,  si registra una crescita importante in ambiti come alloggio e ristorazione (+57,6%) e servizi alla persona (+101,6%), anche settori tradizionalmente meno attrattivi, come agricoltura, silvicoltura e pesca, hanno visto un aumento (49,3%), dimostrando il contributo essenziale degli immigrati in comparti spesso trascurati dagli imprenditori italiani.

Le imprese devono essere supportate nella formazione per poter contare su una forza lavoro qualificata e in possesso delle competenze non solo tecniche e specialistiche, ma anche di carattere trasversale, fondamentali per governare il cambiamento, a tal fine è strategico il rafforzamento del legame fra formazione-istruzione e tessuto produttivo per far emergere i fabbisogni delle imprese, orientare i giovani accrescendo le loro motivazioni e offrire opportunità di percorsi di stage, tirocini e apprendistato che coniugano formazione e lavoro, favorendo l’occupabilità.

L’Italia dovrebbe migliorare le proprie politiche migratorie, mediante l’adeguamento delle quote di ingresso ai fabbisogni reali, la semplificazione delle procedure, con tempi più rapidi per il rilascio del nulla osta al lavoro, favorire percorsi di formazione e integrazione che rendano più efficace il collegamento tra domanda e offerta di lavoro.

La formazione facilita l’inserimento lavorativo e permette di avvicinare le competenze dei lavoratori alle esigenze specifiche dei datori di lavoro, allo stesso tempo è essenziale un controllo più rigoroso sul lavoro sommerso, specialmente in settori critici come l’agricoltura e il lavoro domestico, dove troppo spesso si verificano fenomeni di sfruttamento.

L’immigrazione regolare è una risorsa e come tale va valorizzata, accompagnandola con politiche che promuovano la coesione sociale e il rispetto dei diritti. Occorre garantire percorsi di integrazione che includano il supporto sociale e sanitario affinché i migranti possano partecipare al nostro sistema economico e sociale e costruire un sistema che risponda alle reali esigenze del mercato, tuteli la dignità dei lavoratori e contribuisca al progresso del nostro Paese.

Alfredo Magnifico

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