Caporalato, Istat: la piaga di 430mila persone

Secondo i dati Istat sull’economia, l’agricoltura è tra i settori con il più alto tasso di lavoro irregolare, la percentuale di sommerso è pari al 43%. In realtà, tra campi e frutteti, è ormai appurata la presenza di un esercito di 430mila persone. Per le organizzazioni mafiose e criminali rappresenta una fonte di economia illegale stimata tra i 14 e i 17 miliardi. Il salario di questi lavoratori è la metà della retribuzione prevista dai contratti di settore e si attesta tra i 25-30 euro al giorno, per 10-12 ore di lavoro. Circa 2 euro all’ora. Per un totale di 420 milioni di evasione contributiva stimata. I controlli non mancano, le ispezioni sono cresciute del 59 per cento nell’ultimo anno. I dati forniti dal ministero del Lavoro sugli interventi ispettivi del 2015 nel comparto agricolo sono piuttosto eloquenti; le 8.662 ispezioni effettuate nelle imprese hanno fatto registrare un tasso incredibile di irregolarità pari al 56 per cento, oltre 8,8mila le aziende ispezionate in cui sono stati trovati 6.153 lavoratori irregolari, di cui 3.629 totalmente in nero, sono 713, invece, i fenomeni di caporalato registrati dalle autorità ispettive.Un fenomeno che vede in Europa 880mila lavoratori e lavoratrici di ogni nazionalità sotto il ricatto del lavoro forzato anche a causa delle normative europee (e mondiali) che hanno liberalizzato il mercato del lavoro con un conseguente abbassamento del controllo di legalità e vede circa 3,5 milioni di lavoratori al mondo ridotti in schiavitù per 9 miliardi di profitti stimati.Il caporalato è una piaga di cui non ci si può ricordare soltanto d’estate, quando lo sfruttamento aumenta parallelamente al raccolto di frutta e verdura, o peggio quando si contano vittime. Finalmente il parlamento italiano sembra avere scoperto questo flusso di illegalità ed ha avviato un iter legislativo che affronti la questione ,la novità principale riguarda l’introduzione del nuovo reato di caporalato modificando l’attuale art. 603 e definendolo anche una responsabilità per le imprese che impiegano mano d’opera in condizioni di sfruttamento. In particolare, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, chiunque recluta manodopera per destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori e chi utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l’attività di intermediazione di caporali, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno.Proprio nella prima decade di luglio il ministero del Lavoro, quello della Difesa e dell’Agricoltura insieme all’Ispettorato nazionale del lavoro hanno siglato un protocollo di intesa per assicurare una vigilanza “interforze” nel settore agricolo, che assicurerà, attraverso il coinvolgimento dei militari dell’Arma dei Carabinieri e del personale del Corpo Forestale dello Stato, un contrasto ancora più efficace alle più gravi violazioni della disciplina in materia di lavoro e legislazione sociale; dalla reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie, alla sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro; la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, metodi di sorveglianza, o a situazioni alloggiative degradanti».
Alfredo Magnifico

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