Vale la pena difendere l’indifendibile? Forse si

In questi giorni alquanto sonnacchiosi tra una campagna elettorale in sordina, almeno sembra, e le querelle su quanto è visibile il Molise, vorremo porre una domanda a chi, come noi, guarda lo svolgere degli accadimenti con distacco ma soprattutto con disinteresse. Vale la pena difendere l’indifendibile? Molti risponderanno a primo acchito con la classica formula dubitativa ossia: forse si, forse no. Il che potrebbe starci, tanto per usare il gergo parlato, senza sapere invece che il forse crea ancora più confusione. La quale, mai come in questa stagione alquanto ingarbugliata, pone ancora il Molise e i molisani dinanzi ad un dubbio amletico. Difendere l’identità Molise, oppure lasciare a se stessa la ventesima regione dello stivale, spersonalizzata finanche alla recente edizione della BIT di Milano? Certamente non sta a noi dipanare la matassa, anche perché se lo facciamo saremo costretti a bandire chi ha fatto naufragare l’idea Molise. Un Idea che molti, anzi moltissimi hanno cercato di rilanciare “cicero pro domo propria” ci scusiamo per il latino maccheronico, senza riuscire ad ottenere alcun risultato se non quello di apparire agli occhi di chi non ci conosce una identità evanescente nonostante abbiamo forza, carattere e soprattutto contenuti.

Tre qualità che occorrono perché fanno si che una volta caduti, non per colpa nostra, ci si possa rialzare e continuare il cammino, con la speranza di arrivare al traguardo alla stregua di altre realtà che millantano, buon pro gli faccia, i tre presupposti di cui abbiamo scritto. Presupposti che oggi, purtroppo per noi, non sono palesi causa la non volontà di programmare in tal senso, perché nei palazzi del potere, la programmazione è come l’araba fenice che si sa che esiste, ma nessuno la ha mai vista. Programmazione di uno status, necessaria quanto mai, altrimenti il corridoio di passaggio per raggiungere altre identità produttive si allungherà a dismisura, isolandoci sempre più dal resto del Paese; ecco il perché del titolo. Molti leggendo queste elucubrazioni dettate dalla necessità di scuotere chi può agire e non lo fa, obietteranno ancora retorica? Voli di fantasia? Pindarismo puro? Si tutto questo, perché solo in questo modo si può arrivare a dare la soluzione giusta affinché il Molise possa dire a gran voce esisto!!!

Una esistenza concreta, solida, fattiva, creativa, ecc… senza timore di incappare in scivoloni che imbarazzano, anche perché sappiamo di percorrere una strada che tracciata ma non percorsa, non per volontà nostra. Una strada legata soprattutto alla molisanità e non alla molisetitudine aggettivo che coniamo per l’occasione che coniuga la parola Molise con solitudine, crediamo che renda l’idea. Molisetudine che, gioco forza, siamo costretti a subire, perché le armi in possesso sono caricate a salve e di conseguenza fanno solo rumore e fumo. Molisetudine che vede ogni giorno di più aumentare la desertificazione sia morale sia materiale, e per quelli che come noi non accettiamo nessun epiteto che sminuisca quello che siamo, respingiamo con forza, tenendo bene a mente che difendere l’indifendibile, anche se ci si rimette e non poco, è necessario; anzi è d’obbligo.
di Massimo Dalla Torre

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