Politica molisana/ Il Commento: morto il re, viva il re!

di Massimo Dalla Torre

Sicuramente molti lettori ricordano l’esclamazione che abbiamo utilizzato quale titolo per questa nuova chiacchierata. Un’esclamazione che ci riporta indietro nei secoli quando le monarchie erano imperanti. Un’esclamazione che era proferita da chi era preposto alla tutela dei sigilli reali che, all’atto del decesso del sovrano, proclamava “re” chi era il primogenito della casata.

La quale, tramite l’erede si assicurava il regno anche per volontà di Dio. A questo punto vi domanderete cosa si cela sotto quest’apertura di stampo storico-culturale? Nulla di farraginoso e di Machiavellico anche se l’articolo può sembrare frutto di elucubrazioni mentali di cui il coevo dei Medici era un gran maestro. Maestria che, per tornare agli accadimenti odierni, caratterizzati dalla confusione che regna nelle compagini che governano questa malandata realtà, non serve a mettere in sicurezza i palazzi della politica tant’è che le poltrone, specialmente quelle più in alto, scricchiolano e che potrebbero causare la “caduta degli dei”; parafrasi della pellicola del 1969 diretta da Luchino Visconti.

Una non sicurezza dovuta essenzialmente ai numerosi “malesseri” che si sono registrati e tuttora si registrano all’interno dei vari casati politici, prima di tutti quelli nella destra. Malesseri, o come si dice in dialetto “mancamenti” che favoriscono la bocciatura senza se e senza di chi siede nei banchi della maggioranza. Malesseri, che potrebbero causare una vera e propria “sindrome nefasta” la quale, potrebbe mandare letteralmente in pezzi i delicati equilibri che reggono le sorti della ventesima regione d’Italia nonostante si ostenti sicurezza.

Insomma un vero e proprio “tsunami” che, si sta abbattendo sui centri nevralgici del potere politico locale. Senza voler entrare nel merito delle “beghe” e delle “questioni”, anche se dovremo farlo, perché da cittadini diamo il mandato agli eletti per rappresentarci, vorremo capire il perché i molisani, non si decido a dare un sonoro schiaffo, che ricorda quello dato da Sciarra Colonna a Bonifacio VIII, a chi è sicuro di poter governare senza alcun timore fino alla scadenza del mandato politico/elettorale. Di chiavi di lettura ve ne sono, anche se poco leggibili.

Chiavi su cui aleggia una cosa: chi soffia sul fuoco pur di mettere in crisi le Istituzioni che decolorano il Molise? Insomma, una specie di “domino”, in cui le pedine a pois bianche e nere affiancate le une alle altre, una volta spinte creano una cascata realizzando disegni per nulla fantastici e tanto meno allegorici. Per tornare al filo conduttore dell’articolo, abbiamo utilizzato l’affermazione “morto il re w il re ” perché quello che sta accadendo ha assunto i connotati di una vera “debacle del potere”.

Un qualcosa che punisce inesorabilmente chi ignora il volere del cittadino elettore unico vero sovrano. Un qualcosa che induce, a dare un consiglio a “chi” si appresta a rilanciare il Paese: “non seguite l’esempio di don Paulino che è rimase solo con una mano davanti e una dietro”. Le fonti raccolte su questa affermazione forniscono tra l’altro questa versione. Don Paolino, nobile campobassano dell’800, caduto in disgrazia per la bella vita che conduceva, si ridusse in povertà tanto da essere dimenticato da tutti per giunta non aveva nemmeno il necessario per illuminare la casa, per questo utilizzò qualche pezzo di legno ardente in sostituzione della candela.

Personaggio spesso citato dai Campobassani i quali, ne narravano l’epilogo. Cosa che ci auguriamo serva da lezione per tutti, destra, sinistra, centro altrimenti, il “domino” e l’esempio di “don Paolino” causerà altre cadute di cui il Molise in questo particolare momento non ha assolutamente bisogno.

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